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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO OTTAVO
    • II - Il Ciabattino e il Banchiere
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II - Il Ciabattino e il Banchiere

 

Da mane a sera allegro un Ciabattino

cantarellava, ch'era un gusto matto

a vederlo, a sentir. Un canarino

non canta meglio, e il core soddisfatto,

era il re de' sapienti il Ciabattino.

 

Il suo vicin di contro, un epulone

grande Banchiere ed imbottito d'oro,

di cantar non avea mai la ragione,

e poco anche dormiva sul mattino,

quando già canticchiava il Ciabattino.

 

Il nabab non facea che deplorare

e querelarsi in collera col fato,

che il sonno non è fatto di tal stoffa

che si possa comprare sul mercato,

come si compra il bere ed il mangiare.

 

Al suo palagio un dì, fatto venire

l'aggiustascarpe: - O mio compar Crispino, -

gli domandò, - non mi sapreste dire

quanto voi guadagnate in capo all'anno?

- In capo all'anno? - disse il Ciabattino.

 

- Affededdina! - aggiunse indi ridendo, -

non son contar su questo calendario;

io cucio i giorni miei per ordinario

uno per uno, un pane e un bicchierino

quando ce n'è, - rispose il Ciabattino.

 

- Ebben, ditemi almen quanto per dì

tirate dal lavor. - Cara Eccellenza,

or meno, or più, ed or così così,

tanto si vive e si vivrebbe meglio

se non ci fosse qualche intermittenza.

 

Ma il male è delle feste che son troppe,

in cui tu devi andar disoccupato,

l'una fa buio all'altra; e un altro guaio

in quanto ai santi, egli è che il sor curato

ne trova sempre un nuovo sul solaio -.

 

Rise il Banchier della bontà dell'uomo,

e credendo di metterlo sul trono:

- Prendete, - disse, - cento scudi, e ai vostri

bisogni provvedete, io ve li dono,

custoditeli bene, o galantuomo -.

 

Cento scudi! credette il Ciabattino

di possedere una montagna d'oro.

Torna a casa e in un angolo del muro

seppellì la sua pace col tesoro.

Da quel dì più non canta il Ciabattino.

 

Da quel dì che nasconde in casa il seme

di tutti i mali, o dolci sonni, addio!

Sempre in agguato, sempre i ladri ei teme

la notte, il dì. Se un topo udir gli pare,

è il suo tesor che viene a rosicchiare.

 

Ritorna alfine da sua Signoria,

che un dì solea svegliar presso al mattino,

e: - I cento scudi le restituisco,

lei mi torni il mio sonno e l'allegria, -

dice, e s'inchina il nostro Ciabattino.

 

 




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