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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO OTTAVO
    • X - L'Orso e il Giardiniere
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X - L'Orso e il Giardiniere

 

Un Orsacchiotto assai mal pettinato,

selvatico cresceva in fondo a un bosco,

solo, nascosto, sempre torvo e fosco,

in collera col fato.

 

Novel Bellerofonte, l'umor nero

s'univa a una tremenda ipocondria,

perché solo la buona compagnia

tien ilare il pensiero.

 

Un bel parlar non vale un bel tacere,

sta scritto, ma bisogna discrezione,

ed in quel bosco un uomo, un can barbone

non si facea vedere.

 

Per quant'Orso, e per quanto Orso testardo,

passava giorni orribilmente bui.

Non lontan s'annoiava in un con lui

un vecchierel gagliardo,

 

che amava un suo giardin, i fiori, il sole,

prete di Flora e prete di Pomona,

ma non vedea passare una persona

da far quattro parole.

 

Le piante e i fior non parlano al di fuori

di questo libro che per voi trascrivo.

Desiderando un dì vedere un vivo

lasciò le piante e i fiori.

 

E sul mattin, battendo la campagna,

andava in cerca d'una comitiva,

quando incontrò quell'Orso che veniva

torvo dalla montagna.

 

L'Orso teneva in mezzo del cammino:

che far? come scappar? e da qual parte?

Il vecchierel si ricordò dell'arte

che piace ad Arlecchino,

 

e fingendo un coraggio di leone:

- Buon passeggio, - gli dice. - Schiavo tuo, -

l'Orso risponde in tono tutto suo, -

vedo che stai benone.

 

- Sì, grazie a Dio, signor commendatore,

se vuol accomodarsi in casa mia,

ho latte, cacio, noci, ed offriria

di più con tutto il cuore...

 

Capisco, non è roba forse adatta

a lor signori, tuttavia se vuole... -

L'Orso accetta, si siede e in due parole

è l'amicizia fatta.

 

Sono i sciocchi che ciarlano, ma l'Orso

è saggio prudentissimo. Non teme

il vecchierello di mangiar insieme,

di far qualche discorso,

 

senza togliere il tempo alle faccende.

L'Orso in compenso, forte cacciatore,

uccide lepri, e docil servitore

caccia dal volto, prende

 

sopra il vecchio che dorme quell'alato

parassita, che noi mosca diciamo,

tenendo nelle zampe un grosso ramo,

fedel come un soldato.

 

Un dì che il vecchio in l'ora consueta

dormiva, ecco una mosca più stizzosa

che sul naso più volte gli si posa,

e l'Orso s'inquïeta.

 

Poi perde la pazienza, ed un mattone

afferrato, s'appressa, il pugno chiuso,

dov'è la mosca, e plaf proprio sul muso

la schiaccia del padrone.

 

Così l'Orso mostrò che un cacciatore

non è sempre il miglior ragionatore,

e che peggiore d'un leal nemico

è un ignorante amico.

 




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