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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO OTTAVO
    • XXII - Il Gatto e il Topo
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XXII - Il Gatto e il Topo

 

Un certo Gatto gran rubaformaggio

e un Topo rodicorda assai stimato,

un'orrida Civetta

e la dal lungo corpo Donnoletta,

nel buco spesso usavan d'un selvaggio

abete rosicchiato.

quattro bestie di cui l'una non era

per nulla all'altra eguale,

ma in quanto a far il male

anime triste tutte a una maniera.

 

E tanto vanno e vengono che un giorno

l'uomo tese una rete tutt'intorno,

e adesso sentirete:

esce il Gatto al mattin, siccome suole,

pria del levar del sole

a caccia, ma non vede ahimè! la rete...

Vi resta e non gli resta

che di gridar, se vuol salvar la testa.

 

Accorre il Topo e il suo mortal nemico

preso nel laccio vede,

e s'ei fu lieto ognuno me lo crede.

Il Gatto piagnoloso: - O amico, amico, -

dicea frattanto, - è noto

quanto tu fosti verso noi devoto,

aiutami a scappar da questi nodi

in cui venni a cader, tu che lo puoi.

Ed è giustizia, se ricordi i modi

che sempre usai fra cento pari tuoi

verso di te, che caro ognor mi sei

come quest'occhi miei.

 

Non me ne pento io già, fratello mio,

ma ognor ringrazio il ciel nell'orazioni.

E appunto stamattina

nel fosco uscìa per far le devozioni,

che ogni buon gatto fa quando è cresciuto

nel santo amor di Dio,

e il maledetto fil non ho veduto!

Nelle tue mani io metto la mia vita,

sciogli i nodi e procurami un'uscita.

- Qual compenso mi dài? - l' altro gli chiese.

- Prometto teco eterna l'alleanza,

e nelle zampe mie pronte difese

contro i nemici in ogni circostanza.

Sarò la tua vendetta

contro la Donnoletta e la Civetta

che voglion la tua morte...

 

- Basta così, - rispose

il Topo, - credo poco a queste cose.

Sarìa tre volte matto

quel topo che affidasse la sua sorte

all'onestà del gatto -.

 

E ciò detto partì. Presso la tana,

guardando alla lontana,

vede in agguato la sinistra Donnola.

Va sulla pianta e mentre ancor si arrampica

sul tronco in alto la Civetta vede...

Or come fare? scivola

di quell'abete al piede

e in mezzo a tre pericoli

sceglie il minore. Rosicchiando un nodo

e un altro della rete e un terzo e il resto,

all'impostore procurava il modo

di scappar dalla morte allegro e lesto,

ma guai se in quel momento

non giungeva opportun l'uom della rete

che li facea scappare come il vento.

 

Non molto tempo dopo

il Gatto trova il Topo,

che stava a una distanza rispettosa.

- Fratel, o vieni, abbracciami, -

con una voce tenera e amorosa

gli disse, - e non guardare un alleato

con quel far diffidente e disgustato.

A te, dopo il buon Dio,

devo la vita, lo conosco anch'io -.

 

Rispose il Topo: - Grazie, n'ho piacere,

ma non è scritto sopra alcun trattato

che un gatto abbia il dovere

d'esser per gratitudine obbligato.

Del carattere tuo chi mi assicura?

Un gatto è sempre gatto per natura.

 

 




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