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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO OTTAVO
    • XXIV - L'Educazione
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XXIV - L'Educazione

 

Cesare e Leccardon, cani fratelli,

da una razza venivano di cani

famosi, arditi, valorosi e belli.

 

Ma caduti per caso nelle mani

di due padroni, l'uno alla foresta

passava i giorni in esercizi sani,

 

l'altro, che invece tutto il giorno resta

in cucina a mangiar, si sconcia tanto,

che quasi stenta a sollevar la testa.

 

Leccardone il chiamavano pertanto

(e il nome fu da un guattero trovato),

che sul nome degli avi prese il vanto.

 

L'altro cane fu Cesare chiamato,

e fu davver coi cervi e coi cinghiali

per entro ai boschi un Cesare dannato.

 

Per mantener nei figli pregi eguali,

il padrone gli scelse anche una sposa

che per bellezza non avea rivali.

 

Leccardon si contenta d'ogni cosa

che passa per la strada, e ne deriva

una razza di cani vergognosa,

 

che le fatiche volentieri schiva,

e si consuma a far girar gli spiedi,

razza villana, che non par che viva.

 

Non sempre i figli san posar i piedi

sopra l'orme dei padri, ma si oppone

pigrizia, casi e tempi... onde tu vedi

 

Cesare che diventa Leccardone.

 

 




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