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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO NONO
    • II - I due Piccioni
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II - I due Piccioni

 

Da un pezzo insiem vivevano

due teneri Colombi innamorati,

quando l'un d'essi un dì, forse già sazio

della sua casa o dal desìo trafitto

di vedere paesi inesplorati,

volle partir.

- Fratello, - all'infedele

disse l'altro, il dolor delle sue pene

premendo in cor, - fratello, a chi vuol bene

l'assenza è un mal crudele.

A te forse non pare

così crudel? oh almen potesse il danno

e d'un lungo viaggio il lungo affanno

il tuo grande coraggio sgomentare!

Aspetta almeno che il tornar di Zefiro

april rinnovi. Ascolta, ascolta il torvo

grido che manda il corvo.

Dal dì che tu sarai lunge e sul mare,

falchi soltanto ed orridi

sparvieri io sognerò: te in pena, in pianto

sempre vedrò, senza pan, senza tetto,

e non potrò, diletto, esserti accanto -.

 

A queste voci che nel cor gli scendono

stette il Colombo in forse,

ma poi sì forte è il desiderio e tanta

ribellion nell'anima gli corse,

che disse: - Orsù, non piangere

che presto tornerò. Bastan tre giorni

al desiderio di veder le belle

contrade dei dintorni.

Di mie venture poi minutamente

ti conterò, fratello, le novelle,

e romperan la noia

del soggiornar. Colui che non si muove

non ha mai da contare cose nuove,

mentre udendo le mie strane avventure,

ti sembrerà di viaggiar tu pure -.

 

Quindi, piangendo, si scambiar l'addio.

Parte il viaggiator, ma fuori appena

non è che l'uragano si scatena

dal ciel sul pellegrino.

Vola e cerca un ricovero il tapino

a un tronco solitario

che male lo raccoglie

tra le battute foglie.

 

Quando torna il seren, prende coraggio,

asciuga come può l'umide penne

e mettesi in viaggio.

E va, finché non giunge a un campicello

ove un piccione messo per zimbello

lieto saltella. Un gran desìo lo piglia

d'esser con lui, discende,

v'era un laccio nascosto e vi s'impiglia.

Fortuna o il ciel l'aiuta. Il vecchio laccio

i colpi e le strappate non sostenne,

onde col danno di non molte penne

ei poté facilmente uscir d'impaccio.

E mentre ei fugge, simile a un forzato

che nella fuga si trascina al piede

la sua catena, ecco a sinistra scendere

un avvoltoio, che a ghermirlo l'unghie

ferocemente rota.

E sarebbe per lui certo finita

la storia della vita,

se dall'alto del ciel non fosse un'aquila

coll'ali aperte uscita.

 

Mentre i due ladri vengono alle prese,

il piccion l'ali sue rapido stese

in altra parte e si appiattò sicuro

dietro un antico muro.

Ma un fanciulletto, ancora in quell'età

che non sente pietà,

con un colpo di fromba lo sorprese

e mezza fracassò l'ala al meschino.

Imprecando alla sua curiosità

e al suo crudel destino,

zoppicando del piè, l'ala trafitta,

col suo compagno amato

mezzo ammazzato torna alla soffitta

il mesto pellegrino.

 

Innamorati, o cari innamorati,

se vi piglia desìo di cose ignote,

non andate a cercar spiagge remote,

ma in voi cercate ciò che vi consoli.

Potete tra voi soli

essere l'un per l'altro il più giocondo

e il più vario spettacolo del mondo.

Il vostro amore vale l'universo

e il resto è tempo perso.

Anch'io talvolta amai; ma la superba

dimora del Gran Re, l'Olimpo, il mare,

il dolce bosco non valeano e l'erba

che di lei mi faceano innamorare.

Ed ella pastorella

d'amor giovine e bella

de' suoi passi fiorìa,

de' suoi guardi schiarìa l'erba ed i fiori.

Io primo fra i pastori

al figliuol di Citera il giuramento

prestai contento e sotto la bandiera

militai del figliuolo di Citera.

Ahimè! passâr quei tempi e non vedrò

tornar l'aprile della vita mia.

Come resister può

l'alma inquieta a tanti

e così dolci incanti?

Oh se il mio vecchio cuore

bruciasse ancora dell'antico ardore!

Non sentirò più mai d'una magìa

il filo che mi arresta?

Passò d'amor, passò d'amor la festa?

 

 




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