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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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IV - La Ghianda e la Zucca
Domineddio fa ben quel ch'Egli fa. E se tu vuoi le prove di questa verità, senza andare a cercarle per il mondo, potrai trovarle d'una zucca in fondo.
Un contadin che vede la Zucca tonda e gonfia con piccioletto il piede, - Che mai pensò nel fabbricarla Iddio? - disse in suo cor. - Poffare! a parer mio avrei la Zucca ai rami almen sospesa di questa grossa quercia o di quel faggio. Tal albero, tal frutto, è più da saggio.
Gran peccato, Taddeo, grande peccato che tu non ci sia stato a dar qualche misura a Colui di cui predica il Curato! E non è forse strano, per dirne un'altra, che sull'alta quercia invece nasca una piccola Ghianda non più grossa dell'unghia della mano?
Il Creator, io credo, era distratto e prese un qui pro quo, quando le zucche ha fatto, e alle querce le ghiande regalò -.
Non potendo risolvere il quesito Taddeo, che sa che col rifletter troppo si può perdere il sonno e l'appetito, sotto una quercia a riposar andò, e qui si addormentò.
Ma si dié proprio il caso che una Ghianda cadessegli sul naso che tosto lo svegliò. Alza la testa, e vista ancor la Ghianda fra i peli della barba, ei la ritiene come un segno che Dio dal ciel gli manda. E grattandosi dice: - Mammalucca! Sarei conciato bene se fosse stata Zucca -.
E recitando quindi un laus deo a Quei che il sol creò, il buon Taddeo a mangiar la polenta ritornò.
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