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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO NONO
    • IX - L'Ostrica e i due Litiganti
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IX - L'Ostrica e i due Litiganti

 

Due pellegrini un dì videro un'Ostrica

sulla sabbia del mar, e ognun coll'indice

segnandola e coll'occhio trangugiandola,

nacque fra lor la zuffa

a chi prima l'acciuffa,

perché volea ciascun dei contendenti

mangiarla anche coi denti.

 

L'uno si abbassa e tenta di raccoglierla,

ma l'altro: - Amico, - grida, sospingendolo, -

a chi tocca vediam prima, di grazia.

Io sono del parere

che chi prima l'ha vista in riva al mare

la debba anche godere,

e si contenti l'altro di guardare.

 

- Sia pur, - rispose l'altro, - se al giudizio

credi dell'occhio, ogni diritto è mio,

che vedo, grazie a Dio,

come non vede un'aquila lontano -.

E l'altro: - Ho l'occhio sano

sia lode al cielo anch'io.

E pria di te quest'Ostrica ho veduto.

- Se tu l'hai vista prima,

prima di te l'ho conosciuta al fiuto -.

 

Intanto che contrastan sulla riva,

ecco Azzeccagarbugli in tempo arriva,

che nominato giudice,

prende in esame l'Ostrica,

la sguscia e te l'inghiotte

innanzi ai testimoni, e buona notte.

 

Quindi a' quei due rivolto,

che lo stanno a guardar stupidi in volto:

- Il tribunal senz'altra spesa e senza

appello, - dice, - ha scritta la sentenza:

prenda un guscio ciascun e lieto vada

ciascun per la sua strada -.

 

Se guardi quel che costano i piati,

e quanto ben la gente se ne giovi,

vedrai che vincon sempre gli avvocati,

ai litiganti non riman che l'osso,

il danno e l'uscio addosso.

 

 




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