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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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XI - Nulla di troppo
Non c'è chi sappia al mondo con misura viver, per quanto io vedo. Provvidenza un cert'ordine procura in ogni cosa, ma nel mal, nel bene, pochi sanno operar come conviene.
Le spiche troppo in fiore, prezioso don di Cerere, i gambi steriliscono succhiandone l'umore, e germogliando il verde inutile, si perde del frutto il bell'onore.
Non fa minor tormento il troppo delle foglie di cui si adorna l'albero; e ben Iddio ne toglie il troppo, se permette il guasto dell'armento.
Le pecore talora fanno soverchio danno, ma Dio rimedia al male, mandando un animale tre o quattro volte all'anno che alcuna ne divora.
Se tutte non le mangiano, non è che i lupi osservino i giorni di digiuno. Ma Dio commette agli uomini di castigarne alcuno.
E l'uom del suo potere abusa in guerra e in pace, ché in mezzo agli animali in ogni suo volere è l'uomo il più vorace.
In ciò siamo colpevoli grandi e piccini a un modo. “Nulla di troppo!...” è un chiodo che tutti ribadiscono, ma tutti a un modo istesso siam degni di processo.
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