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Jean de La Fontaine
Favole

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  • LIBRO NONO
    • XI - Nulla di troppo
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XI - Nulla di troppo

 

Non c'è chi sappia al mondo con misura

viver, per quanto io vedo.

Provvidenza un cert'ordine procura

in ogni cosa, ma nel mal, nel bene,

pochi sanno operar come conviene.

 

Le spiche troppo in fiore,

prezioso don di Cerere,

i gambi steriliscono

succhiandone l'umore,

e germogliando il verde

inutile, si perde

del frutto il bell'onore.

 

Non fa minor tormento

il troppo delle foglie

di cui si adorna l'albero;

e ben Iddio ne toglie

il troppo, se permette

il guasto dell'armento.

 

Le pecore talora

fanno soverchio danno,

ma Dio rimedia al male,

mandando un animale

tre o quattro volte all'anno

che alcuna ne divora.

 

Se tutte non le mangiano,

non è che i lupi osservino

i giorni di digiuno.

Ma Dio commette agli uomini

di castigarne alcuno.

 

E l'uom del suo potere

abusa in guerra e in pace,

ché in mezzo agli animali

in ogni suo volere

è l'uomo il più vorace.

 

In ciò siamo colpevoli

grandi e piccini a un modo.

“Nulla di troppo!...” è un chiodo

che tutti ribadiscono,

ma tutti a un modo istesso

siam degni di processo.

 

 




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