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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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III - La Testuggine e le Anatre
Una certa Testuggine un po' stolta nella sua tana stanca ormai di vivere desiderò d'uscire e andare in volta.
Più bello sempre pare e più giocondo il paese degli altri, e non c'è storpio che non ami girare per il mondo.
Il suo pensier a certe Anatre un giorno ell'aperse, che offrirono il servizio, secondo i patti, di portarla intorno.
- Ti condurrem - dicevano, - attraverso all'aria immensa fin... fin in America, regni e gente vedrai, mondo diverso.
E de' costumi tu farai tesoro come già fece Ulisse, - (io meraviglio che citassero Ulisse anche costoro).
Accolse la Testuggine bonaria il progetto, indi trovano una macchina per trasportar la pellegrina in aria.
E fu tutta la macchina un bastone ch'ella in bocca si piglia e stringe, e subito per ogni punta un'Anatra si pone.
A veder la Testuggine che vola colla sua casa in spalla in mezzo agli angeli, resta la gente senza la parola.
Poi - Miracolo! - grida, - olà, correte la regina a veder delle testuggini che vola... è dessa? - Sì, non mi vedete? -
dice la stolta e lascia andare il legno. Avrebbe fatto meglio i denti a stringere e a non perder quell'unico sostegno.
Per ambizion volle parlare, e giù a piè de' riguardanti ancora estatici rovinò, si spezzò, non fiatò più.
Ciarla, curiosità, vanità pazza, e stupida albagia, stoltezza, eccetera, son figlie tutte d'una stessa razza.
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