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Jean de La Fontaine Favole IntraText CT - Lettura del testo |
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V - Il Leone, la Scimmia e i due Asini
Poi che l'arti di regno e la morale, onde meglio dei popoli si regge la sorte, vuol conoscere il Leone, fa chiamare al cospetto suo regale un Bertuccion, maestro in diplomatica, che tosto prende a dire: - Innanzi tutto, per regnar, o Sire, con onestà, conviene sempre posporre il proprio all'altrui bene ed ascoltar del popol l'opinione, frenando il gioco e il foco di quell'amor di sé, che d'ogni male è il padre naturale.
Non chiedo io già che vostra Maestà rinunci al suo valore, cosa assurda o che almeno non si fa in pochi giorni e in ore; ma ben è forza moderar se stessi e non offrire in sé nulla d'ingiusto, nulla di ridicolo e che non sia da re -.
Al re, che dimandò di queste cose qualche parlante esempio, il Bertuccion rispose: - Ridicola si mostra quella gente che tutti gli altri sprezza e sé soltanto apprezza. (E pecca spesso in ciò la razza nostra.)
L'amor di sé, mentre solleva al settimo ciel la nostra persona, agli altri non perdona. Ond'io traggo che al mondo certi talenti in fondo all'arte si riducono di saper darla a bere. Il tuo sapere per quest'arte difficile a poco giova, ma son gli sciocchi e gli asini che fan la miglior prova.
Di due Asini scempi e babbuassi seguendo l'altro giorno dietro i passi, udii che s'incensavano fra loro. Diceva l'un: “Signore, non vi pare ingiusto, sciocco e indegno del decoro che ad asini si deve, questo rider di noi, questo sparlare che fa l'uomo di noi? Non c'è persona per quanto bestia, stolida, scioccona a cui l'uomo dell'asino non dia il nome con pochissimo rispetto. Quest'animal si stima il più perfetto di tutto il mondo e con superbia chiama ragliar il nostro ridere e ragliare il nostro bel parlare.
Bella superbia! e forse non sorpassa il ragghiamento il cicalar che fanno tanti avvocati e rètori? Non ti curar di lor ma guarda e passa. Andiam d'accordo, amico. Oh! s'io vi ascolto della vostra armonia divento pazzo, e Filomela al paragon (che tanto famosa va nel canto) è una mezza corista da strapazzo. Ma voi, ma voi per questi orecchi fini vincete Niccolini”.
A questi elogi l'asino fratello: “Signor”, risponde, “voi non siete meno di me valente e bello”. E questi due, grattandosi a vicenda, più valenti credendosi e più scaltri, passeggiando su e giù per la città, disprezzavano il merito degli altri.
Conosco molti ancora e non fra gli asini, ma fra le più distinte intelligenze, che non contenti d'essere Eccellenze vorrebber diventare Maestà. E ne direi di più, Sire Leone, ma spero nella vostra discrezione.
Questi sono gli esempi più ridicoli che voi mi avete chiesto. In quanto a quel che degl'ingiusti tocca si andrebbe per le lunghe ed acqua in bocca -.
Il nostro Bertuccione molto istrutto capì tosto che questo era a toccar un tasto delicato. Il prence era un leone ed ei non era sciocco dopo tutto.
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