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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO DECIMOSECONDO
    • XV - Il Corvo, la Gazzella, la Testuggine e il Topo
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XV - Il Corvo, la Gazzella, la Testuggine e il Topo

(Alla signora de La Sablière)

 

Bello io volevo un Tempio a voi, Signora, in queste

mie carte dedicare,

un Tempio su quell'arte divina fabbricare

che vince il tempo, al vostro bel nome assicurato.

Avrei scritto sull'arco: “Palazzo dedicato

ad Iride celeste”.

Iride, non già quella

ch'è di Giunone ancella:

Giove e Giunone a questa saranno, sto per dire,

superbi di servire.

Avrei fatto nel mezzo tra raggi luminosi,

e tra gli dèi d'Olimpo, la vostra Apoteosi.

 

Dipinti andrìan dei fasti di vostra vita i muri,

segni non già d'oscuri e cupi avvenimenti

ai popoli presenti.

Ma in fondo al Tempio immagino nei dolci tratti il viso,

il guardo, il bel sorriso,

e quella che innamora

bell'arte di piacere che pur se stessa ignora.

 

A questo altar verrebbero, al solo cenno mio,

mortali, grandi eroi,

ed anche forse un dio.

Sì, ciò che il mondo adora

s'inchinerebbe a voi.

 

Il Topo, la Testuggine, il Corvo, la Gazzella

vivean insiem d'accordo in bella compagnia.

Un certo angolo oscuro asilo a lor offria

lontano dagli sguardi dell'uomo esploratore;

ma fruga l'uomo in fondo

del ciel, del mar, del mondo,

e nulla sfugge all'occhio indagatore.

 

Gazzella in bocca a un cane (strumento maledetto

che serve al gran diletto dell'uomo cacciatore)

un dì quasi cadea,

ma così ben fuggì che la sua traccia

perdette il can da caccia.

 

All'ora della cena disse agli amici il Topo:

- Gazzella ci dimentica, dov'è?

Noi siam soltanto tre.

- O Corvo, avessi l'ali, - soggiunse la Testuggine, -

e subito vorrei

volar, cercar di lei,

se mai cattiva stella

(il cor è un triste astrologo)

nuoce alla bestia dalla gamba snella -.

Il Corvo apre le penne e vola come il vento

e giunge in quel momento

che proprio la Gazzella poveretta

invano dibattevasi in una rete stretta.

Ai suoi compagni subito rivola

il Corvo e in vane chiacchiere

non perde il tempo, in come, in quando, in quamquam,

come farebbe un professor di scuola.

 

Ma tien tosto consiglio, e in esso vien trattato

che i due che son più lesti

si rechino sul luogo che fu da lui segnato,

e l'altra a casa resti

a custodir la porta. Testuggine è sì lunga

a camminar che ha tempo di morire

la poverina, innanzi ch'ella giunga.

 

E vanno il Corvo e il Topo là dove la compagna

Capretta di montagna sen giace prigioniera.

Invece d'obbedire

sen volle anche la stupida Testuggine partire

e muove alla sua povera maniera,

colla sua gamba corta

e con quel guscio che sul gobbo porta.

 

Va Rodicordicelle (il nome è di diritto)

i lacci a rosicchiare della gabbia.

Addio, Gazzella! Quando il cacciator rediva,

il Topo scompariva in una macchia,

il Corvo sopra un albero fuggiva,

Gazzella iva in un bosco ov'è più fitto...

e il cacciator disfoga la sua rabbia

sulla lenta Testuggine che arriva.

 

- Tu pagherai per tutti, - gridò quell'uomo a modo, -

e della magra zuppa farai squisito il brodo -.

Ciò detto, in un suo sacco la ripone.

Ma il Corvo che sull'albero faceva da spione,

vola nel bosco in fretta

e chiama la Capretta

che uscì per un istante,

e fingendosi un poco zoppicante,

attrasse l'uomo a sé,

che per meglio inseguirla, in terra getta

il sacco e quel che c'è.

Rode la cordicella ancora e disviluppa

il Topo il sacco, e libera la sua minor sorella,

e lungo restò il brodo della zuppa.

 

 




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