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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO PRIMO
    • VIII - La Rondine e gli Uccellini
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VIII - La Rondine e gli Uccellini

 

Molte cose una Rondine vedute

ne' suoi viaggi avea di là del mare.

Viaggiando c'è sempre da imparare

e tanto ben la nostra rondinella

apprese a strologare il cielo e i venti,

che ai naviganti indizio

era di tempo bello o di procella.

 

Venne il tempo che getta le sementi

della canape in terra il contadino.

Vedendo questo disse: - State attenti,

uccelli, non mi va questa faccenda;

per voi semina insidie quella mano.

Per me, se c'è pericolo,

saprò bene volarmene lontano.

 

Da quei solchi vedrete uscir gl'inganni,

trappole e reti e panie ed altri affanni

come dire la morte o la prigione.

Dunque, - aggiunse la Rondine prudente, -

codesti grani subito mangiate -.

Ma gli Uccelli risposero a fischiate.

 

Essi risero poi della balorda,

che mentre era sì ricca la stagione

e pieno il campo d'ogni altra pastura,

volesse, profetessa di sventura,

costringerli a mangiar roba indigesta

e cruda come questa.

Fossero stati mezzo milione,

non bastavano ancora a ripulire

una provincia di quell'erba dura.

 

- Uccelli, non mi va questa faccenda, -

la rondinella ritornava a dire, -

mal'erba cresce presto e non vi attenda

di non aver creduto il pentimento.

Quando la neve coprirà la terra,

sarà divertimento

di tanta gente in ozio agli uccellini

il far con lacci e trappole la guerra.

 

Voi non potete come è dato a noi,

e come fan le gru, fan gli stornelli,

passar del mar, dei monti oltre i confini.

Altro dunque per voi

non rimane che starvene al sicuro

dentro i crepacci d'un cadente muro -.

 

Seccati di sentirla predicare,

a far rumor cominciano gli Uccelli,

come i Troiani usavano di fare

se la bocca Cassandra appena apria.

Così per questi come accadde a quelli,

quando rimaser presi

pur troppo s'avverò la profezia.

 

Anche fra noi succede tal e quale,

che non sentiam che il sentimento nostro.

Se non è sopra, non si crede al male.

 

 




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