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Jean de La Fontaine
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  • LIBRO SECONDO
    • I - Contro gl'incontentabili
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LIBRO SECONDO

I - Contro gl'incontentabili

 

Se avesse al nascer mio Calliope istessa

presieduto, e parlasse in me la Musa,

ancora io canterei queste d'Esopo

belle menzogne, ché fu sempre il verso

in tutti i tempi alla menzogna amico.

Ma non mi credo già tanto ad Apollo

prediletto, ch'io possa all'argomento

fornir pregio e splendor. Chi sa lo faccia.

Intanto io mi contento e voce e senno

dar, non solo alla Volpe ed all'Agnello,

ma le piante ed i fior parlano anch'essi,

come tocchi da magica verghetta.

 

- Son bagattelle da ragazzi, - esclamano

alcuni saggi critici, a cui piace

il fatto autenticato in alto stile. -

Son bagattelle rivestite a nuovo -.

Critici miei, volete udir solenni

cose a suono di tromba? Eccone un saggio:

 

“Da cinque e cinque ormai si combattea

anni d'intorno alla superba Troia,

e da mille battaglie affaticati

cedeano il campo i coturnati Achei,

allor che da Minerva escogitato

sorse un cavallo di gran legno intesto,

nuovo e fatale inganno. Entro suoi fianchi

l'astuto Ulisse e Diomede il forte,

Aiace ed altri cento armati eroi

s'appiattarono, e tratti entro le mura,

le case e i templi rovinar di Troia.

Così l'inganno lungamente ordito

pagò dei Greci la costanza...”.

 

- Oh basta! -

sento gridarmi da un moderno autore.

- Troppo lunga è la frase, or tira il fiato.

Un cavallo di legno e tutti questi

armati eroi mi sembran fanfaluche,

non meno che veder gabbato il Corvo

da monna Volpe. A te male si addice

di scrivere in codesto epico stile -.

 

Ebbene, se volete un altro tono

più mellifluo sentir, statemi attenti:

 

“Pensa ad Alcindo la gelosa Eurilla,

e di sue pene testimonio intorno

non crede aver che il cane e le pascenti

sue pecorelle: ma tra i salci e l'erba

ecco Tirsi si avanza, e della bella

ode i sospir ch'essa confida al vento,

perché li porti al disperato amante...”.

- Oh basta, basta! - grida il mio censore. -

Non ci si sente quel sapore classico

in questi vostri mal torniti versi,

che dimandan l'incudine e la lima -.

 

E non potrò cantar dunque a mio senno,

o maledetti critici? - È da matto

il voler far la pappa a tutti i gusti.

Ah disgraziati i troppo delicati

per cui cibo non v'è che li contenti!

 

 




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