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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO TERZO
    • Scena VI
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Scena VI

TALANTA, STELLINA e ALDELLA

 

TALANTA Che c'è, figlia?

STELLINA Ben ch'io non sia degna di parlare a la signoria vostra, la mia padrona giovane m'ha comandato che io mi vi inchini fino in terra in nome suo, e così lo faccio.

TALANTA La ringrazio.

STELLINA Per bontade vostra.

TALANTA Ella non può negare di non esser gentile.

STELLINA Se voi la conosceste...

TALANTA Certo io vorrei poterle fare qualche piacere.

STELLINA Se la volete disobbligare in perpetuo, fate carezze a la schiavetta.

TALANTA Ella mi par muta e col tenere il viso fitto in seno, mi fa venir caldo.

STELLINA Che pensate voi che sia il disvezzarsi d'una padrona, che la teneva per sorella?

TALANTA Egli è vero.

STELLINA Anche la mia madonna sta come una gallina balorda, e le pare essere rimastasola, che ogni cosa le fa paura, perocché sempre stavano a cuscire, a mangiare et a dir le orazioni insieme.

ALDELLA Ho speranza tosto, che ella pigli amore a la casa, ché non potrà vivere, come non vi vede.

STELLINA Ella prega la vostra nobiltà, che accetti questa per un segnale di benevolenza.

TALANTA  Chiama qui la putta, Aldella.

ALDELLA Volentieri.

TALANTA Io ho cara la Turchina sì per le virtù che elle hanno, sì perché vogliono esser donate, e sì per chi la manda; sì che riferiscile molte grazie in mio scambio, e dille che non sarebbe nata d'un tanto uomo, se non fosse cortese.

 

 




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