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Pietro Aretino La Talanta IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena XVI
TALANTA Hai tu fornito di gracchiare? TALANTA Dove son le promesse, dove la fede? ORFINIO Non vagliono i contratti, né i giuramenti che si fanno in prigione. TALANTA A la tua Talanta, Orfinio, a Talanta tua? ORFINIO Io non mi sforzo di dar legge a questi ed a queste gambe, ammonendole a non passar di quinci; ma l'anima, che signoreggia ogni mio membro, vuole che mi ci tirino a mio dispetto. TALANTA Se io fussi una di quelle che di continuo dicono: dammi, fammi, comprami, recami, portami e trovami, sarei ubbidita; ma perché di tutto è causa la mia discrezione, vo' mutar verso. ORFINIO Dovevi provarmi nel conto de la schiava e del moro; ché avreste veduto se ve li avessi comprati o no. TALANTA Non l'ho fatto per modestia. ORFINIO Dovevate contenervi nel rispetto, avvenga che non vi fosse noto il piacere, che sempre ebbi di compiacervi. TALANTA Chi non mantiene la parola, mal ci spenderebbe il danaio. ORFINIO Io vo' più tosto esser mancatore di quella e vivere, che osservator di lei e morire; questo dico, perché son vivo, non v'osservando la promessa; che, s'avessi fatto altrimenti, sarei morto. TALANTA O Iddio! egli non è due ore ch'io giurai ad Aldella, che quando ben volessi, non potrei amar se non te; perocché oltre la venustà, che si richiede ad una persona modesta, una certa dignità naturale ti custodisce i gesti e le maniere pur troppo signorilmente: non è affettazione, le diceva io, in Orfinio; egli non manca punto a la convenevolezza virile; anzi per essere tuttavia ripieno di cose diritte e semplici, solo con l'acqua pura si mantiene il colore de la faccia. Ti lodai nel vestire tanto sodo e schietto, quanto ricco e bello. Ti commendai ne l'andare che in vero tu non cammini da sposa, e non t'affretti da corriero; nel favellare similmente, perché le parole non t'escon de la lingua con furia, né ci si intrigano con tardità; ma tu me ne rendi un bel merito. ORFINIO Volete voi da me le Stelle del Cielo? TALANTA Voglio che mi lasci i tre dì, che tu mi hai dati. ORFINIO Ammazzatemi ed avretegli. TALANTA Ben si sa ch'io non tengo l'amicizia de' vecchi per trastullarmi nel giocare con essi a' trionfetti, né per crepar di ridere de' miracoli che mi fanno le parole intorno, e del sudore che li bagna la fronte, quando lor chieggo un servigio; ma per accrescermi il credito con la lor riputazione, che ad una pari mia è un bel che, quando si dice: messer tale e messer cotale la corteggiano ORFINIO Se nel motto del chi tiene il piede in due scarpe si specifica la doppiezza altrui, di che specie direm noi che sia la sagacità che ve lo fa tenere in mille? TALANTA Di quella che parerà a me, e se io ci comincio a mostrarti il viso de la mia crudeltade, avrai di grazia a vedermi, non che a toccarmi; che fracidume è questo e che tormento continuo? or vattene dove ti piace, che né dopo tre giorni, né passato tre mesi, non sei per capitarmi innanzi. ORFINIO Non serrate: udite, udite. TALANTA Vo' serrare e non ti voglio udire. ORFINIO Non posso io parlare a sicurtà? ORFINIO Uccidetemi, che lo merito. ORFINIO Vorrò vedere chi me ne caccerà.
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