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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO TERZO
    • Scena XVII
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Scena XVII

ARMILEO e BIFFA

 

ARMILEO L'aver io udito recitar dal Molza, veramente degno de l'onore fattogli dal mondo, l'epigramma da lui composto, in gloria del non men dotto che magnanimo Cardinal di Ravenna, molto lodato dal Tolomeo, dal Cappello, dal mio Annibal Caro e da tutti i virtuosi de la corte, m'ha un poco alleggerito la doglia, che mi preoccupa tutto; e se non che io so che il Biffa mi cerca, pigliava la copia del sonetto, che sopra l'Ercole, impresa de l'Accademia Infiammata di Padova, ha fatto il Dolce, benché il Manuzio, spirito preclaro, mi scrive di mandarmelo con un dialogo del grande Sperone, e con alcune cose del mirabile Daniel Barbaro e del grave e divin Fortunio.

BIFFA In Banchi, in Navona, in Campo di Fiore ed in presso che nol dissi, vi sono andato cercando, solo per farvi intendere che a la scanfarda è parso d'essere il seicento, ne l'udire come per suo conto s'uccida altrui.

ARMILEO Io me ne uscii per l'orto, tosto che ti mandai a lei, et andatomene fantasticando fino da certi miei amici, me ne ritorno adesso a casa, et in quanto a la signora, ella va, e va.

BIFFA Che non vi dispiace che non le sia dispiaciuto il caso?

ARMILEO No.

BIFFA M'incresce dunque d'avervelo detto.

ARMILEO Hai tu visto quello Angelo in carne umana, che rapisce l'anime, portandole nel paradiso terreno posto nel suo volto?

BIFFA Io per me non ho veduto se non Aldella, una de le scozzonate poltroncelle, che sieno de la ruffianìa del Bordel di Napoli al chiasso di Milano: o che unguento da fistole, o che sapone da macchie!

ARMILEO Tu non hai veduto altra?

BIFFA Credo che non so chi, che balenava per li fori de la gelosia, fosse la Schiavettina del Capitano Anguilla, Luccio, o Tinca che si abbia nome.

ARMILEO Oimè!

BIFFA Volete voi, ch'io vi squinterni il mio parere?

ARMILEO Sì.

BIFFA Io non la veggo mai, ch'io non entri in tintazione, e libera nos a malo.

ARMILEO Chi non è di stucco o di bronzo, non può mirarla senza contaminarsi.

BIFFA Voi signori, sete pur doppi?

ARMILEO A che te ne avvedi tu?

BIFFA Al fingere di sospirare per un conto, e poi, scappato l'asino, il pianto è per uno altro.

ARMILEO Se non fossero gli ordini che saviamente si son dati sopra cotale amore, io ne diventerei matto.

BIFFA Se voi aveste fatto in ciò qualche disordine a la scatenata, vi succederebbe ogni vostro intento; perché le cose d'amore, che è cieco e putto, vogliono esser guidate a la fanciullesca et a la cieca.

ARMILEO Chi sa che tu non discorra filosofescamente?

BIFFA Vado pescando al come debbo ritornare da la Talanta, et al ciò che posso dirle.

ARMILEO A te non mancano vie da giovarmi.

BIFFA Avete da sapere ch'io mi so guardare dal venire con altri a parole, non che da l'esser battuto da altrui.

ARMILEO La lode, che s'acquista in non lasciarsi offendere, avanza la gloria che si guadagna vendicandosi.

BIFFA Io non so parlar per lettera, ma ho ben saputo trovare il modo da chiapparci la tintalora, onde la puttotta vi rimarrà tra l'unghie.

ARMILEO Dimmi come Biffa galante.

BIFFA Parmi che fate intendere a la signora, che volete fare una livrea di due, e che una de le mascare sarà lei, e l'altra voi; in tanto fate fare tre abiti d'un colore e d'una stampa.

ARMILEO Che fia poi?

BIFFA Andatevene, vestiti che sarete, traendo uova e cose; in cotal mentre io, addobbato de la vostra divisa, senza saputa de la Ninfa, vi verrò drieto gattone gattone, tal che voi, che a posta ismarritovi ne la più folta calca, mi lasciarete seco in vostro scambio; di poi trottando a casa di Talanta, per credersi che siate la padrona, v'aprirà di subito, onde salito suso, accennata Aldella che se ne vada fuori, chiamerete la schiava in camera; di poi tra l'amore e la forza menate via le calcole.

ARMILEO Lo sforzar che tu dici, non è mo di mia natura.

BIFFA Se le verginità de le schiave non son da più de le libere, credo che non accaderà forza.

ARMILEO Il tuo avviso mi cape, e però vattene a lei, e contale la cosa, che son certo che come le tocchi il tasto de l'avanzarsi i vestimenti, che tu divisi, le parrà mille anni che sia domane, perché prima non si potrìa.

BIFFA Non c'è dubbio.

ARMILEO In questo mezzo manderò per lo mercatante che vende i drappi, et il sarto che gli taglia, acciocché sieno spediti secondo l'ordine.

BIFFA Vorrei sopra tutto...

ARMILEO Che?

BIFFA Che voi, che gittate i pozzi d'oro, gittaste ancora la corniuoluzza che portate in dito.

ARMILEO Come?

BIFFA Col far ch'io la doni a Talanta, acciocché ella non ce lo intrigasse con quel forse e con quel ma, che è sempre tra i denti de le cortigiane.

ARMILEO Pigliala pure.

BIFFA Ora io farò un poco di giravolta, e poi mi piomberò , e tosto che io ottengo audienza, per mezzanità di questo anelletto, la metterò in su i salti de la mascarata.

ARMILEO Governati con la solita astuzia.

BIFFA Andatene in tanto a spasso.

 

 




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