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Pietro Aretino La Talanta IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena VII
TALANTA Costoro, che soglion sempre fiutarmi la casa, come i topi de gli speziali le scatole, non appariscono in calenda, cosa, che mi fa più certa della rubarìa. VERGOLO Veggo la diva in su la porta. VERGOLO Io ho fatto bene a uscirmene di casa da me stesso, se bene amore vuole essere accompagnato, pigro, e pubblico. VERGOLO Talanta, padrona, signora e regina mia? VERGOLO Io v'ho dato il cuore, e non son per ritorvelo, se ben morisse di voglia d'averlo: or guardate mo. TALANTA Non mi curo de' vostri cuori, che io son donna e non isparviere; ma del Saracino sì, e lo teneva per esserne degna e per darvi fama di liberale. VERGOLO. Per questo sacro santo segno di Croce, che ve l'ho donato modo veneto et inrevocabiliter. VERGOLO Sì, s'ella non mi è caduta. TALANTA Cercatevi un poco in petto. VERGOLO Cerco, ma non la trovo, perché voi sete dessa. TALANTA Io non sono e non voglio essere, e se passate, non che altro, di qui, v'insegnerò a truffarmi. Ma chi credete voi ch'io sia? io comando a tale, che potria vendicarmi con dieci principi; or andate, decrepito isdentato. VERGOLO Vorrei esser morto, perché sono uno dei mal contenti disperati, che zappi terra. TALANTA Per cotesta stradetta, prima ch'io serri l'uscio.
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