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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO QUARTO
    • Scena VIII
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Scena VIII

TINCA e ALDELLA

 

TINCA Sì che la cadde istramortita ne l'accorgersi del loro esser fuggiti?

ALDELLA Non ve l'ho io detto?

TINCA Io rinasco.

ALDELLA Non accade che ci rinasciate, ma è ben dovere che ci si renda.

TINCA Io ti giuro per l'ale de la mia fama, per lo sangue svenato da questo stocco, e per l'anime che ho date al limbo, che non ne so niente.

ALDELLA Giuracchiamenti di sbricchi e di farisei son tutta una minestra.

TINCA Informisi la signora de la magnanimità nostra, ed adesso, e sempre, se vuol sapere come nel bottino di Biagrassa scemai due testoni de la taglia, che da sé medesimo si pose un mio prigione.

ALDELLA La Schiava cerco, e non le giornee del tempo antico.

TINCA Tra l'altre mie virtù, quella de la liberalità è in me laudata bestialissimamente; che più? mi sono, io arrischiato a donar me stesso a Talanta?

ALDELLA Forse che avete mai detto, acciocché ella non se ne moia di spasimo: eccotene cinquanta per comprarne una altra?

TINCA Sa ben la sua signoria che la mi può far romper due lance in terra.

ALDELLA Certo.

TINCA Quante volte credi tu ch'io abbia scavalcato il nimico?

ALDELLA Perdere i passi e le parole è una gran pazzia, però me ne ritornerò a casa per l'altra via, ché la beffa col danno è troppo strana.

TINCA Se tu fossi un bravo, come tu sei un'ancroia, ti mostrarei il tuo errore. Mo vado a l'alloggiamento, per andarmene poi a la signora.

 

 




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