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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO QUARTO
    • Scena XXI
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Scena XXI

BLANDO, FEDELE e ORETTA da maschio

 

BLANDO È forse diciotto anni ch'io non fui in si fatta chiesa, né in altra mai; stando qui in Roma, sapeva andare a messa, e tutto procedeva dal piacere da me preso in considerare la bellezza de le Sibille, ch'io, o Fedele, t'ho mostrato.

FEDELE Ancora ch'io non m'intenda di pittura, paiono mirabili.

BLANDO Non ti dico altro: elle sono di mano di Raffaello d'Urbino, con l'affabilità del quale tenni strettissima conversazione, perocché egli, che era gentile di maniere, nobile di presenza e bello di spirito, aveva gran piacere nel mostrarmi de le sue opere; avvenga che solo colui che non è pittore e non ha giudicio nel dipingere, giudica senza scrupolo, conciossia che la passione de la invidia non gli torce il giudizio. Ma poi che quella quivi è la Ritonda, entriamoci, ché dopo il vedere la sua sepoltura, darò anco uno sguardo a sì mirando edificio.

FEDELE Quei due colà vengono a la volta nostra.

BLANDO Che sarà poi?

 

 




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