Argomento
Perché i nostri compagni
di dentro dubitano che voi, che sete di fuori, non capiate la cosa che essi
vengono ad esporvi, vi notifico come Talanta meretrice, dopo l'acquetare lo
sdegno che, per lo chiudersegli de la porta, piglia seco Orfinio, viene in gran
collera, per lo fuggirsene de la schiava e del saracino, donatale dal capitano
Tinca da Napoli e da messer Vergolo da Vinegia. In tanto Armileo Romano, che,
sotto ombra d'amare la predetta Cortigiana, adora la schiava, trova un certo
Blando, e credendosi che la giovancella, che era seco vestita da fanciullo,
fusse la schiava, la quale gli avesse venduta la signora, lo sforza a
dipositarla, e se stesso, ne la sua casa propria. Dopo, contando, egli la
perdita di due figliuoli, che insieme con quello, che Armileo si credette che
fusse donna, nacquero d'un corpo, si scopre non solo che il saracino tinto per
arte è femmina e la schiava maschio; ma che l'uno è marito di Marmilia figlia
del soldato, e l'altra moglie di Marchetto figlio del Veneziano: per la qual
cosa il predetto Armileo, vedendola tutta simile al fratello, sposa la putta,
che in abito virile si teneva a canto il padre Blando. E mentre ognuno è
ripieno di letizia grande, Talanta riceve dal capitan Tinca e dal M. Vergolo
quel tanto, che essi spesero in comprare il saracino e la schiava. Onde Orfinio
si rimane libero possessore de l'amica, che apparisce colà; sì che se volete
sapere ciò che ella dice, acquetatevi.
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