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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO PRIMO
    • Scena III
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Scena III

MESSER VERGOLO padrone, SCROCCA villano e PONZIO amico del vecchio

 

VERGOLO È venuta la barca, volsi dir la mula?

SCROCCA Sì, messere.

VERGOLO Hai tu detto al Fora, che abbia l'occhio a la casa?

SCROCCA La prima cosa ch'io facessi dopo la colazione, fu il dirgliene.

VERGOLO Io, M. Ponzio caro, son venuto ad abitare in Roma con la brigata, solum perché Marchetto mio figliuolo unico possa o per sua virtù o per mio dispendio ottenere qualche grado di quegli che s'acquistano e che si comprano in corte.

PONZIO Piacemi.

VERGOLO Ma lasciamo andar questo: io per vostra grazia e per mia bontade godo de l'amore di Talanta, e non ho invidia a qual si voglia giovane circa il madesì. È ben vero che mi vado temperando con le volontà de' disordini, che se io guardassi a l'appetito, non bisogna dire.

PONZIO Ella m'ha contato i miracoli del fatto vostro.

VERGOLO Le ho donato il mio saracino con le parole, per ottenergnene con gli effetti, et ho indugiato a mandargliene oggi, perocché, da che io lo comprai dal proprio mercante, da cui ancora il Capitano comprò la schiava, è sempre dormito col figliuol mio, onde gli vuol tanto bene, che pagherei assai assai a potermi disdire; pur è meglio osservar le promesse, che mangiar le brasciole.

PONZIO Forniamola.

VERGOLO La benevolenzia de la sua signoria mi tien tanto assiduo in corteggiarla, ch'io appena rubo questo poco di tempo, che io delibero di consumare in veder l'antichità e del Senatus et Populusque Romanus: dicono le lettere scritte da' dipintori ne le targhe di coloro che guardano il sepolcro.

PONZIO Montate dunque.

VERGOLO Qual piede si calza prima in le staffe?

SCROCCA Questo, anzi quello altro.

PONZIO Pigliate la briglia con la mano manca.

VERGOLO Io la piglio.

PONZIO E posatela in sul pome de l'arcione così.

VERGOLO Ce la poso.

PONZIO Ponete mo il piè sinistro qui entro.

VERGOLO Ce lo pongo.

PONZIO Or lanciatevici suso.

VERGOLO Dammi di mano, Scrocca.

SCROCCA Alto.

PONZIO Accomodatevi bene in su la sella.

VERGOLO Sto bene, bene.

PONZIO Piacemi.

VERGOLO Io non vi proferisco la groppa, per non aver materia di appoggiarmivi al petto, e per imparare a maneggiar mule.

PONZIO L'occasione del fare esercizio si cerca da me per salute  del corpo, sì che vi seguito pian piano.

SCROCCA Spettate, gli speroni?

VERGOLO Mettitegli per me, acciocché paia che anche tu vada a cavallo.

SCROCCA Sì sì.

PONZIO Voi tenete la briglia in foggia di remo, ah, ah, ah! e par che voghiate e non che cavalchiate.

VERGOLO Anche io, quando sono in Vinegia, rido de'  forestieri, quando ne lo smontar di gondola escono per la poppa.

PONZIO Ah, ah, ah!

VERGOLO Stali, premi, premi, stali.

PONZIO Non furia.

VERGOLO Andiam noi a seconda?

PONZIO Non me ne intendo.

VERGOLO Restaremo in secco?

SCROCCA Non c'è pericolo.

VERGOLO Perdonatemi, messer Ponzio, che non mi ricordava che voi foste qui.

PONZIO Non importa.

VERGOLO , che cosa è quella così grande e così grossa?

PONZIO Si chiamava già il Panteon edificato per Agrippa, et ora è detta la Ritonda, et è il più bel tempio che mai si facesse.

VERGOLO Come si chiama quello che così mezzo rovinato pare tutto il mondo?

PONZIO Il Coliseo, e non lo stimano manco i moderni, che se lo stimassero gli antichi.

VERGOLO Quella baia lunga di pietra strana accantonata et aguzza in la punta, come ha nome?

PONZIO La guglia, e ne la palla indorata, che gli vedete sopra, son le ceneri di Giulio Cesare.

VERGOLO Fu abbrusciato il valente uomo, ah?

PONZIO Così si dice.

VERGOLO Che bella colonna apparisce colà.

PONZIO Traiano la fece drizzare insuso; gli scultori fanno un gran conto de le figure che ci si veggono intorno intorno.

VERGOLO Le due de la nostra piazza non le cederebbono miga.

PONZIO Quella rocca altissima è la Torre de la milizia, et in cotal stanza i Romani raccoglievano col vitto e col vestito, i soldati, che vecchi, guasti, e poveri avanzavano a le lor guerre.

VERGOLO Anche il nostro sublimissimo Senato gli provisiona di erede in erede, e quel che non può godere il padre, gode il figliuolo.

PONZIO Dio lo mantenga in sempiterno.

VERGOLO Non sarà altrimenti, perché egli è la riputazion d'Italia.

PONZIO Le muraglie, che, appariscono in tante ruine, furon del palazzo maggiore, nel quale risedevano i magistrati di sì gran Città.

VERGOLO Io stupisco.

PONZIO O fermatevi qui, e guardate l'arco di Septimio, sotto del quale passò con le sue genti trionfanti.

VERGOLO Egli è superbo superbissimo, tamen il buccintoro è una stupenda macchina.

PONZIO Eccovi il Templum Pacis, che, essendo profetizzato come esso caderia subito che una vergine partorisse, rovinò la notte che nacque il Nostro Signore.

VERGOLO Sì, an?

SCROCCA È altra cosa il campanil di San Marco.

VERGOLO Non ti si nega, tuttavia queste manifatture son grandi.

PONZIO Credo che lo potiate dire.

VERGOLO Ditemi un poco: dove è maestro Pasquino?

PONZIO Dimandatene lui, che si sta .

VERGOLO Nol veggo.

PONZIO Eccolo qui.

VERGOLO Come qui?

PONZIO Questo è desso.

VERGOLO Misericordia!

SCROCCA. Egli mi pare un sasso, padrone.

VERGOLO Minuit praesentia fama.

PONZIO Chi vi credevate voi che fusse?

VERGOLO Il tesoro, l'arsenale e la sala de l'armamento.

PONZIO Ah, ah, ah!

VERGOLO E forse che non si frappa: Pasquin fa, Pasquino ha fatto, e Pasquin farà: in fine io son rimasto uno stivale in suo servizio.

PONZIO Il caso suo, messer Vergolo, se gli nasconde in bocca, come il fuoco ne le pietre.

VERGOLO È dunque invisibilium il suo furore?

PONZIO E di che sorte!

SCROCCA Mi pare il bosco del Montello questa Roma.

VERGOLO Tu discorri da cittadino, e pugni pro patria. Che se bene l'uscire di concistoro de' reverendissimi con la pompa de' cortigiani intorno, fa un veder visivo, è mirando il venir giù il consiglio de la magnifica nobiltà Veneta, o sancte Deus! e la compagnia galante di quella gioventù signorile, in quella etade media et in quella vecchiezza serenissima.

SCROCCA Cancaro, o madonna Tarantala.

VERGOLO Se tu la mèntovi in vano, se tu 'la mèntovi...

SCROCCA Io la bestemmio, perché saremmo adesso a veder la commedia de la compagnia da la calza, che v'ha detto la lettera.

VERGOLO Tu hai ragione di maledirla in quanto al caso, ma secondo il merito, tu sei un poltrone.

SCROCCA Io mi sia.

VERGOLO Certo mi s'avvisa, mi si scrive e mi si notifica che un messer Giorgio d'Arezzo di etade d'un XXXV anni ha fatto una scena et uno apparato, che il Sansovino e Tiziano, spiriti mirabili, ne ammirano. Or torniamo a l'amica, ché sono sazio di vagheggiar marmi e statue.

SCROCCA Messere, o Messere, guardate chi vi mira.

PONZIO Ella si è ritirata dentro con farmi cenno che andiam suso.

SCROCCA La porta si apre.

VERGOLO Smontatemi.

SCROCCA Spettate.

VERGOLO Levatemene di peso.

SCROCCA Adagio.

VERGOLO In fine io non son uso a camminare a cavallo.

SCROCCA Né io a cavalcare a piedi.

PONZIO Costei v'adora.

VERGOLO Ella ha ragione.

PONZIO Entriamo.

VERGOLO Aspettaci, Scrocca.

 




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