Scena XII
ORFINIO e PIZIO
ORFINIO
Ho caro d'esserciti piaciuto, e che tu mi tenga uno uomo.
PIZIO Il
veleno suole star ne la coda, ma circa i casi vostri, lo veggo nel capo.
ORFINIO
Non intendo.
PIZIO La
padrona e non la serva dà il tratto a la bilancia.
ORFINIO
Adoprarò i fatti seco.
PIZIO Il
fuoco, non il vento, abbruscia la paglia.
ORFINIO
So bene io la mente ch'io tengo, e quanto posso promettermi del mio animo.
PIZIO O come saria bello il mondo se 'l meschino
non fosse suggetto a la ingordigia et a la malvagità de le cortigiane.
ORFINIO
Lo sventurato ha con loro da far per certo.
PIZIO Se
le taccagne non fussero, i garzoncelli non saprebbono quel che fossero donne
fino al tempo del torle; et alieni dal pensieri lascivi e da gli atti
lussuriosi, se ne andrieno a le scuole et a l'arte, senza niuna perturbazione,
e non invecchiando innanzi al tempo, sarebbono tali, quali i lor genitori gli
desiderano. Oltre a ciò le mogliere avriano i lor mariti a desinare, a cena et
a dormire, onde tra loro non saria rancore, né rissa, né gelosia, e senza mai
sentirsi torcere un pelo, le vesti e le gioie non gli usciriano mai de'
forzieri, se non quando se ne volessero ornare; in tanto le madri et i padri ne
l'essere non pur riverite, ma corteggiate da' figlioli, viverebbono e
morirebbono non men beati che felici, ché essendo la lor vecchiezza tutto il dì
perversata dal disturbo e dal cordoglio, che al corpo et a l'anima danno essi,
fatti insolenti per cagione di sì brutti amori, rotto il freno de la pazienza
et incrudelito il molle de la tenerezza, son costretti da la disperazione ad
emancipargli et a maledirgli; perocché la gioventù imbriacata ne la bevanda di
cotal lascivia, vende, impegna, contratta, s'indebita, truffa e fura. De gli
scandali, de gli omicidi, de le prigionie, de le crapule, de' giuochi, de'
morbi e de le bestemmie, legittima prole del puttanesimo, non favello.
ORFINIO
Da le cose da te narrate comprendo non solo la tristizia e le scelleratezze
loro, ma la miseria e la infelicitade nostra.
PIZIO
Però levate da dosso a la vostra l'amore che le portate a torto, e caricatela
de l'odio che dovete portarle a ragione, e così voi vi resterete uno uomo et
ella si rimarrà una fera.
ORFINIO
Me ne conforti tu, quando pur pure?
PIZIO Voi
sete non vo' dir savio, amando lei, ma avveduto in dimandarmi di ciò; onde vi
conforto a non cancellare per via di quattro lagrimucce magre e di altrettanti
sospiri tignosi, le partite de' debiti, che al libro de' vostri sdegni tengono
accese le chiarezze de le sue falsitadi.
ORFINIO
Lo farò, e farollo.
PIZIO E
dopo ogni nostro discorso siam pur per questa strada.
ORFINIO
Voglio che sappia che me ne parto, e ci ritorno per una certa usanza; ma se ben
veggo la sua casa, tanto penso a lei, quanto non l'avessi mai vista.
PIZIO
State saldo.
ORFINIO
Che c'è?
PIZIO Il
famiglio del soldato, che vien fuori del suo uscio.
ORFINIO
Che è a me?
PIZIO
Anche ier vidi entrarci il servidore del Veneziano.
ORFINIO
Vogliam dargli dieci piattonate?
PIZIO
Egli se ne è voltato di là, e Talanta è comparsa a la porta.
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