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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO PRIMO
    • Scena XII
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Scena XII

ORFINIO e PIZIO

 

ORFINIO Ho caro d'esserciti piaciuto, e che tu mi tenga uno uomo.

PIZIO Il veleno suole star ne la coda, ma circa i casi vostri, lo veggo nel capo.

ORFINIO Non intendo.

PIZIO La padrona e non la serva il tratto a la bilancia.

ORFINIO Adoprarò i fatti seco.

PIZIO Il fuoco, non il vento, abbruscia la paglia.

ORFINIO So bene io la mente ch'io tengo, e quanto posso promettermi del mio animo.

PIZIO  O come saria bello il mondo se 'l meschino non fosse suggetto a la ingordigia et a la malvagità de le cortigiane.

ORFINIO Lo sventurato ha con loro da far per certo.

PIZIO Se le taccagne non fussero, i garzoncelli non saprebbono quel che fossero donne fino al tempo del torle; et alieni dal pensieri lascivi e da gli atti lussuriosi, se ne andrieno a le scuole et a l'arte, senza niuna perturbazione, e non invecchiando innanzi al tempo, sarebbono tali, quali i lor genitori gli desiderano. Oltre a ciò le mogliere avriano i lor mariti a desinare, a cena et a dormire, onde tra loro non saria rancore, né rissa, né gelosia, e senza mai sentirsi torcere un pelo, le vesti e le gioie non gli usciriano mai de' forzieri, se non quando se ne volessero ornare; in tanto le madri et i padri ne l'essere non pur riverite, ma corteggiate da' figlioli, viverebbono e morirebbono non men beati che felici, ché essendo la lor vecchiezza tutto il perversata dal disturbo e dal cordoglio, che al corpo et a l'anima danno essi, fatti insolenti per cagione di sì brutti amori, rotto il freno de la pazienza et incrudelito il molle de la tenerezza, son costretti da la disperazione ad emancipargli et a maledirgli; perocché la gioventù imbriacata ne la bevanda di cotal lascivia, vende, impegna, contratta, s'indebita, truffa e fura. De gli scandali, de gli omicidi, de le prigionie, de le crapule, de' giuochi, de' morbi e de le bestemmie, legittima prole del puttanesimo, non favello.

ORFINIO Da le cose da te narrate comprendo non solo la tristizia e le scelleratezze loro, ma la miseria e la infelicitade nostra.

PIZIO Però levate da dosso a la vostra l'amore che le portate a torto, e caricatela de l'odio che dovete portarle a ragione, e così voi vi resterete uno uomo et ella si rimarrà una fera.

ORFINIO Me ne conforti tu, quando pur pure?

PIZIO Voi sete non vo' dir savio, amando lei, ma avveduto in dimandarmi di ciò; onde vi conforto a non cancellare per via di quattro lagrimucce magre e di altrettanti sospiri tignosi, le partite de' debiti, che al libro de' vostri sdegni tengono accese le chiarezze de le sue falsitadi.

ORFINIO Lo farò, e farollo.

PIZIO E dopo ogni nostro discorso siam pur per questa strada.

ORFINIO Voglio che sappia che me ne parto, e ci ritorno per una certa usanza; ma se ben veggo la sua casa, tanto penso a lei, quanto non l'avessi mai vista.

PIZIO State saldo.

ORFINIO Che c'è?

PIZIO Il famiglio del soldato, che vien fuori del suo uscio.

ORFINIO Che è a me?

PIZIO Anche ier vidi entrarci il servidore del Veneziano.

ORFINIO Vogliam dargli dieci piattonate?

PIZIO Egli se ne è voltato di , e Talanta è comparsa a la porta.

 

 




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