ATTO SECONDO
Scena I
FORA servitore di Messer Vergolo e COSTA
famiglio di Orfinio
FORA Non guardar ch'io sia desso.
COSTA Il tuo trafugare il viso ne la cappa mi
facea dubitarne.
FORA Un poco di stizza che io ho, mi fa gir così
stretto.
COSTA Donde vien la cagione?
FORA Dal padrone e dal figliuolo; perché l'un
comanda che io non esca di casa, e l'altro mi prega ch'io vada a spasso.
COSTA Vuoi tu ch'io ti consigli da amico?
FORA Voglio.
COSTA Licenziati da quello et acconciati con
questo, perocché il pregare è differente dal comandare, come lo star ritto dal
sedere.
FORA Essendo così, non son per partirmi dal
vecchio per servire al giovane, avvenga che sia men fatica il non iscappar de
l'uscio, che l'uscirne fuori.
COSTA
Parliam dunque di quella brava mostra di pollami, di salvaggiumi, di starne, di
fagiani, di pavoni, di salami e di formaggi, che questi giorni di carnovale si
vede per tutta Roma.
FORA Qui
t'aspettava io.
COSTA Che
dame sfoggiate, che gente ben vestita, che strana turba armata in bianco, che
navi fornite! che stanze intappezzate! bagattelle a paragone.
FORA A
punto bagattelle.
COSTA Non
so se fu Venerdì, o il Mercore da le quattro tempora, che un altro sozio et io,
andammo in pescaria senza un quattrin, come accade, solo per intertenere in
isperanza la gola, col fingere di comperare ciò che v'era.
FORA
Faceste bene.
COSTA Onde la povertà confessasse, che ella ci
può ben torre la possibilità del comprarne, ma non la volontà del volerne
mangiare.
FORA Vi
son schiavo.
COSTA O che sfoggiato isturione che vi si vendeva!
FORA Sì, an?
COSTA Non
me ne vorrei ricordare.
FORA Era
bello, eh?
COSTA Che
mastichi tu?
FORA Il
boccone, che di lui mi pare avere in bocca.
COSTA
Certo egli è l'amostante de' pesci: o che bel nome, isturione! senti, come rimbomba nel palato.
FORA Quel
tintinnio che ci fa u u ne le orecchie, tosto che una campana si resta di
sonare, nacque da la risonanza del nome dello sturione.
COSTA Io
non farei patti con Orlando, se mi si dicesse sturione, e non il Fora. Né
m'andarebbe così per lo cervello l'essere chiamato: triglia, varuolo, orata,
cefalo, dentale, tonno, trutta, lampreda, anguilla et ostriga.
FORA Nomi
stitichi e sminutivi a petto a quel di sturione, il quale empie la lingua di
tutta botta.
COSTA
Sappi che i signori non ci pensano; ché se ci pensassero, sariano lontani da'
loro titoli sciaguratini; o come io sarei tenuto uomo degno, dicendomisi la
maestà, la eccellenza e la signoria del Re, del Duca e del Conte Storione.
FORA Ah,
ah, ah!
COSTA O,
che badial manifattura e che divino intertenimento è quello di colui che si
trova impacciato intorno ad una testa di storione!
FORA
Senza quare i conservatori non la portano a palazzo.
COSTA Penso che saria cosa santa, che questi
bandi, che tutto dì si mandano fuor di proposito, proibissero che i venditori
de le robe da mangiare non tenessero niente appiccato di fuori, perocché a chi
non ha il modo a poterne torre, non gli metterebbe l'appetito, e chi l'ha,
sappia dove elle sono, senza spiegarle in fila.
FORA Tu
faresti bene i statuti.
COSTA
Ecci crudeltà, che aggiunga a quella di coloro che pelano il culo a' tordi,
acciocché chi gli vede tondi e grassi, venga in angoscia solo per non ne potere
comperare, pur uno?
FORA
Traditoracci!
COSTA Mi
sono immaginato un colpo, che se mi riesce, alzeremo il fianco a la prelatesca.
FORA In
che modo?
COSTA
Viemmi così a l'avemaria a trovare vestito da facchino con la cesta e tutto.
FORA
Verrò.
COSTA S'io non busco suso roba per dieci
mangiatori, dipignimi.
FORA Così voglio io.
COSTA Il Pizzica, il
Gamba, il Gira et il Grappa, sozi de la pezza, saranno commensali nostri.
FORA A punto lor voleva
io, onde sarò a te a ora debita.
COSTA Et io intanto
andrò fino a casa.
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