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Pietro Aretino
La Talanta

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  • Al perpetuo Duca di Fiorenza
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Al perpetuo Duca di Fiorenza

Ecco, o verace Idolo mio, che offerisco in su l'altare de' vostri onori sommi una di quelle cose, quale al presente ha saputo ritrarre il mio ingegno piccolo dalla sua povertà grande; e ciò faccio per un segno de la umiltà che io debbo a la deità loro, e non perché se gli possa aggiugnere gloria; ché come i legni semplici, che chiudono le sacre ossa de lo 'mmortale genitor vostro, avanzano di degnità e di pompa i marmi intagliati, che serrarono le celesti condizioni di voi, superano, col titolo de la istessa modestia, le qualità d'ogni umana riverenza. Ma perché il cuore è quello che porge questa opera a la mansuetudine di che sete adorno, accettate i suoi affetti; accettategli, Signore, ché certo sono i più interi, i più ardenti, i più intrinsechi, i più efficaci, i più teneri, i più candidi, i più fervidi et i più incomparabili, che mai occupassero, col rigore de le proprie passioni, animo d'uomo vivente; e però la sorte, che gli tien ribelli dalla grazia di vostra Eccellenza, vede bene, che quanto meno quella gli guarda, tanto più crescono in disiderio d'adorarla.

 

Umilissimo Servo

Pietro Aretino

 




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