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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO SECONDO
    • Scena XVII
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Scena XVII

PIZIO e ORFINIO

 

PIZIO Poiché non è in casa, non farò poco se trovo Orfinio domane, però che il martello lo raggira dove gli pare, e m'è quasi di piacere il non riscontrarlo, perocché io chimerizzo da me stesso pur troppo dolcemente il mio pensiero, e per dispetto di Orfinio, che langue per una dissoluta, sono entrato a discorrere la beatitudine di colui, che arde per suggetto che il merita, per la qual cosa la, servitù sua si consacra a la lode universale con degnità del proprio incendio; ma l'apparir di lui, che non sa dove si vada, mi interrompe la bellezza di sì alta cogitazione.

ORFINIO Pizio?

PIZIO Di grazia date due voltarelle per di quinci via, fin ch'io conferisco alcune cosettine a me stesso.

ORFINIO Attendi pure a confabular teco medesimo, perocché anch'io fernetico meco proprio.

PIZIO Tosto che mi dispicco da me, verrò a ritaccarmi con voi.

ORFINIO Se egli non ha inteso la question d'Armileo, gliene vo' tacere.

PIZIO Starò poco poco.

ORFINIO Come ti piace, ché ben so io che non mi porti niuna allegrezza.

 

 




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