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Pietro Aretino La Talanta IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena XVIII PIZIO solo
Veramente l'amare una donna da bene è un piacer che partecipa de la gioia divina; ecco ch'io la figuro sul balcone mezza dentro e mezza fuori, intanto io passo, e passando la veggo, e vedendola ne godo, e godendone dico: e non val più questa contemplazione, che qualunque possesso ci dessero di lor medesime quante cortigiane fur mai? e mentre mi sto così dicendo, ecco, che il balenare de' suoi occhi comincia a indorarmi tutto de' lampi che essi spargono; et in quel che io alzo il viso, mi sento ricrear da lo sguardo di lei, come si ricreano l'erbe riarse dal Sole per le gocciole de la pioggia. Poniamo ora ch'io passeggi in Araceli, o in San Salvatore o in qual chiesa si sia, e che ella mi abbia visto in su quei passi eletti, co' quali cammina lo innamorato, quando mosso da la stessa galantaria s'accorge che la sua Dea il vagheggia, e che vedendomici, faccia segno con un ghignetto dolciato, che io le son caro; rinnego de tale che allora non cambierei il mio stato co' favori, non che co' favoriti; ma se mi paresse di essere beato ne l'atto che io dico, che gaudio sarebbe il mio rimedio a la fruizione del bel desiderio? or a voi, messer Orfinio.
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