Scena XIII

TALANTA, TINCA e BRANCA

TALANTA Ecco il Capitano, che se ne viene a me.

TINCA Bene stia la durlindana del suo Orlando.

BRANCA Salutazione militaria.

TINCA Che c'è, elmetto del mio capo, corazza del mio dosso, gambale de' miei stinchi e barde del mio corsiero?

BRANCA Da qui innanzi vo' portar meco il calamaio, che è un tradimento, che si perdano sì bei detti.

TINCA Voi non mi rispondete, pendaglio de le mie insegne?

TALANTA Io mi sono summersa nel pelago de le vostre arguzie.

TINCA Non vi perdete, carro del mio trionfo, perché io andrei per amor vostro fino a Baruti.

TALANTA Egli vorrebbe fare il viaggio lungo, per levarmisi dinanzi.

TINCA Non vi scorrucciate, mio alloggiamento, mia scaramuccia, mia imbasciata e mia sentinella.

TALANTA Io non mi scorruccio, bionda de' miei capegli, belletto del mio viso, vivanda de la mia tavola et ornamento de la mia camera

BRANCA Aggiugneteci, paga de la mia borsa.

TINCA Che la mula, Branca, che tu mi hai messa in la stalla, non si fugga.

BRANCA A che proposito?

TINCA Be', amatemi voi?

TALANTA  Se io non vi amassi, non mi verrebbe la tremaruola che mi viene, mentre veggo colà il Viniziano, che forse vorrà ultimarla con altro che con parole.

BRANCA Ponete la mano in su l'armi.

TINCA Vediam prima, come egli la intende.

TALANTA Io per me non ho cuore da vedere insanguinare ispade.

TINCA Come è possibile, che non diventiate intrepida, guardando me?

TALANTA Voi m'avete ingagliardita con sì altiera ammonizione.

BRANCA Diamola a gambe, perocché è meglio che si dica:  qui fuggì il Tinca, che: qui morì il Tinca.

TINCA Tu dici bene; pure è forza che il capitano stia in su onore, avvenga che  perduto che egli l'ha, può ire a la stufa.

TALANTA Quieti un poco.