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Pietro Aretino
La Talanta

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  • ATTO QUINTO
    • Scena XXII
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Scena XXII

PENO, FEDELE, BLANDO, ANTINO, non più vestito da Schiava, LUCILLA, non più Saracino, MARCHETTO, MARMILIA, STELLINA, RASPA, FORA e BRANCA

 

PENO Ritenete il pianto, M. Blando, perocché si disdice a l'uomo degno ne le miserie non che ne le consolazioni.

FEDELE O, nove e dieci volte avventurato padrone, eccovi coloro che invisibilmente vi consegna l'Angelo che accompagnò Tobia.

BLANDO  O fi... figliuolo!

VERGOLO Isfibbiamolo.

PENO L'allegrezza è più mortal che il dolore.

ARMILEO  O padre mio!

LUCILLA Deh, padre!

PENO Certo che le lode date a la virtù de la fortezza se le convengono, da che ella non si rallegra da le cose prospere, e non si conturba ne le avverse.

ANTINO Oimè, padre!

LUCILLA Uh, uh, uh!

PENO Ecco che Blando, uomo forte, non ha potuto sostenere gli affetti che sostengono, i suoi figliuoli teneri e ciò procede da la semplicità de la etade che non conosce ancora le carnali passioni.

BLANDO Eh... uh... oi... a.

VERGOLO Suso.

TINCA Sbaragliate l'accidente col viso del cuore.

VERGOLO Guardate, che viene a noi.

BLANDO Lasciatemi rinfrancar gli spiriti.

 

 




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