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Pietro Aretino La Talanta IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena IV SCROCCA e BRANCA famiglio del Capitano Tinca innamorato di Talanta
SCROCCA Questo cammina cammina non mi garba a me, non io, che non son uso a camminare a camminare; però sarà buono che io mi getti a seder qui ne la spianata. E quando ben mi venga, farò anco un pezzo di sonno, euh... euah... eh... questo sbadigliacciare vuol che io faccia a suo senno, ahu... vo' legarmi come si chiama de la mula al braccio, perché ella non possa scarpinar via eauh... euhe... BRANCA Il padrone mi manda a dire a Talanta, che, fra tre o quattro ore al più, la sarà in casa la schiava, de la qual cosa Marmilia sua figliuola si dispera e si pela tutta, perché sono use a starsi insieme fino nel letto. Ma che mula è quella Ch'io veggo, e che garzon la guarda? mi pare il colui del Viniziano, che debbe essere in conchiave con la signora; il poltroncion dorme; villani, ah? ora mi vien gricciolo di gettargli là il capo con questa daga, come si getta a un'oca, o vero forargli la trippa, per vedere se ne esce più vin che sangue; e quando anco io lo traessi in fiume, come una cesta di immondezza, non saria male: togliamoli pur la mula per ora. SCROCCA Eufre... fra... fri... frue... hiff. BRANCA Cheta, zitta, mula, se vuoi che nel far rinegare la fede al tuo padrone, ne crepi di ridere il mio. SCROCCA Eufri... fre... BRANCA Rèstati russando, intanto io me ne andrò per di qua.
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