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Capitolo VI
Conclusione della dottrina di Giovanni e 'l suo fine.
Li predetti esempli v'ho detti, figliuoli miei, acciocchè sappiate come l'umiltà tiene l'uomo saldo e fermo, e come la superbia fa l'uomo cadere; onde lo nostro Salvatore la prima beatitudine puose in umiltà quando disse: "Beati i poveri di spirito". Onde vi prego che siate cauti, considerando li predetti esempli, di guardarvi dalle insidie e dagl'inganni del nimico. E però è usanza infra i monaci che quante volte viene a loro alcuna persona di qualunque abito o condizione o etade, sempre, inanzichè altro dicano, menano lo monaco all'orazione e chiamano il nome di Dio, temendo che 'l nimico non fosse palliato e avesse presa quella cotale forma visibile per ingannarli; chè sono certi che se quella fosse trasformazione o inganno di nimico, per virtù dell'orazione incontanente disparirebbe. Massimamente v'ammonisco di questo che quando il nimico vi vuol mettere alcun pensiero di vanagloria, mostrandovi degni di laude e d'onore, allora con tutto studio v'isforziate di più umiliarvi nel cospetto di Dio, ripensando li molti vostri difetti e la vanità e 'l pericolo delle laude umane; onde lo nimico a questo studia sommamente che egli sa che se egli può far cadere l'uomo in superbia, subitamente n'ha suo intendimento e hagli fatto perdere ogni suo bene. Onde mi ricorda che una fiata, avendomi una notte fatta molta noia e generate illusioni e fantasie e molestia nella mente, in tanto che in tutta notte non potei posare per resistere; la mattina, per farmi vanagloriare, vennero a me visibilmente e gittaronmisi ai piedi dicendo:
"Perdonami, padre, che troppa molestia e fatica t'avemo dato stanotte".
Allora io, conoscendo la loro malizia e riducendomi più ad umilità, dissi loro:
"Partitevi da me, operatori d'iniquitade, e non tentate il servo di Dio".
Voi dunque, figliuoli miei, amate il silenzio e la quiete e siate solleciti della guardia del cuore, sicchè le vostre orazioni possiate offerire a Dio pure e senza impedimento. Che avvegnachè siano da commendare quelli che stando nel secolo intendono all'opera della misericordia e della vita attiva, o in servire gl'infermi, o in ricevere i forestieri, o in altre buone opere, pure nientemeno queste opere non sono senza alcun pericolo e non sono così nobili, perocchè sono congiunte e intendono a cose corruttibili e a materia terrena. Ma quegli che studia nell'esercizio della mente e dà opera alla contemplazione, è da giudicare molto migliore, perciocchè questo cotale apparecchia nel suo cuore luogo dove lo Spirito Santo vegna ad abitare; e dimenticandosi tutte le cose visibili e terrene, tutta la sua sollecitudine è in pensare de' beni invisibili ed eterni; e sempre immaginandosi d'essere innanzi al cospetto di Dio, pascesi, e notricasi di fervore di santi desiderii, gittandosi di dietro ogni altro pensiero e desiderio terreno. Queste e molte altre belle cose per tre giorni continovi dicendoci lo santissimo Giovanni, saziò e consolò molto l'anime nostre e le accese a gran fervore. E volendoci noi partire da lui dopo tre giorni, sì ci diede la sua benedizione e disse:
"Andate in pace, figliuoli miei; ma questo voglio che sappiate che oggi è venuta la novella in Alessandria come l'imperadore Teodosio ha avuta grande vittoria d'Eugenio tiranno, lo quale molestava lo 'mperio e la Chiesa. È bisogno che io al tempo di questo imperadore di qui a poco passi di questa vita".
E poichè fummo partiti, trovammo le novelle vere, come egli ci aveva predetto; e dipo' alquanti giorni vennero alcuni frati e annunziaronci come Giovanni era passato di questa vita; e dissero che, venendo a morte, per tre giorni non lasciò alcuno entrare a sè, e ponendosi in orazione ginocchione, rendette l'anima a Dio, lo quale è benedetto in saecula saeculorum. Amen. Explicit vita sancti Johannis Heremitae.