Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di San Panuzio

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Vita di San Panuzio

 

Di Santo Panuzio, e di tre secolari de' quali gli fu revelato che erano di simil merito che egli.

 

Vedemmo anche, e visitammo lo monasterio dell'abate Panuzio, uomo di Dio, lo quale era stato nominatissimo remito in quelli luoghi ed era stato in un diserto nelle contrade d'una terra che si chiama Eraclea, nobilissima città di Tebaida. Di costui da fedeli persone udimmo che essendo di vita angelica per la grande puritade, una fiata pregò Iddio che gli mostrasse a quale santo fosse simigliante in merito. E apparendogli l'angelo, sì gli disse, che era simigliante ad uno lo quale andava cantando e sonando una sampogna e altri suoi stromenti e in quella contrada viveva di quell'arte. Allora Panuzio maravigliandosi molto di questa risposta, molto correndo e in fretta, se n'andò a quella contrada nella quale l'angelo gli avea detto che colui stava, e trovando questo sonatore, cautamente incominciandosi a dimesticare con lui, lo cominciò a dimandare de' suoi atti e delle sue virtudi; e rispondendo quegli come egli era stato rio e pessimo, e poco tempo innanzi avea lasciato d'essere ladrone e scherano, ed era tornato a quella vile e miserabile arte per potere vivere. Panuzio di questa risposta non contento pur lo dimandava importunamente, pregandolo che gli dicesse altro, almeno se in quel tempo quando era ladrone avea nulla buona opera in ; e quegli rispuose:

 

"Io non mi ricordo, che io in quel tempo facessi altro bene, se non che una fiata, essendo presa da me e da' miei compagni una vergine consacrata a Dio, vedendo che i compagni le volevano fare villania, tolsila loro per forza e mettendomi ad ogni pericolo e briga occultamente di notte la rimenai insino alla sua casa. Anche un'altra volta, trovando io una bella donna ismarrita che andava errando per lo diserto, dimadaila, avendole compassione, e dissile: Onde e perchè, e come se' venuta qua? E quella mi rispuose molto amaricata. Non ti curare di sapere altro di me infelicissima femmina; ma se mi vuoi per ancilla, menami ovunque vuoi, che 'l mio marito per debito di comune è stato molto tormentato e afflitto, e ora è rimaso in prigione non potendo , e non n'esce altrimenti se non quando è menato ai tormenti, e tre nostri figliuoli per lo predetto debito sono presi; e io misera non volendo anche però esser presa, sono fuggita, e vado così errando e occultandomi per non essere trovata; e già sono tre giorni che io non mangiai. Le quali cose poichè io ebbi udite, commosso a compassione, menailane alla mia spelonca, e diedile mangiare, e poi investigando del debito, per lo quale ella e 'l marito e i figliuoli erano in questa miseria, e trovando ch'erano trecento soldi, donaile la predetta quantità di denari e rimenaila, senza altra villania farle, alla cittade, e di quelli danari liberò il marito e i figliuoli".

 

Allora disse Panuzio:

 

"Cotal cosa non feci io mai, avvegnachè secondochè io credo che tu abbi udito, io sia di molto gran fama e reputazione fra i monaci ed abbia avuto grande studio di venire a perfezione di monaco. Or sappi che Iddio mi ha revelato che fu se' appo lui di non minor merito di me; onde ti prego che, riconoscendo questa grazia da Dio, non sii negligente, parendoti già essere in grande stato per quello che io ti ho detto, ma studiati di megliorare e di fare onore alla grazia di Dio".

 

Le quali parole quegli udendo, gittò incontanente la sampogna e li stromenti che aveva in mano, e andógli dietro al diserto, e quivi per tre anni continui si diede a grande astinenzia e penitenzia e confortandosi in salmi e inni e cantici spirituali e perseverando in continue orazioni di e di notte, poi in capo di tre anni orando e cantando rendette lo spirito a Dio tra i cori degli angeli e dei santi, i quali il ne menavano. E poichè per lo predetto modo n'ebbe mandato costui a Dio lo santissimo Panuzio innanzi a , acceso di maggiore desiderio, e con più fervore studiando in ogni virtù, pregò anche Iddio che gli revelasse, chi fosse sopra terra simile a lui. E fatto il prego, venne la voce da Dio e dissegli:

 

"Sappi che tu se' simile al signore di questa villa che t'è presso".

 

La qual risposta avendo udita, subitamente si mosse, e andossene alla casa di colui e picchiò all'uscio; e incontanente essendogli aperto, quel gentiluomo, vedendolo, fecegli grandissima reverenzia e lavógli i piedi e fecegli un bel convito. E mangiando Panuzio con lui, cominciò così ragionando a dimandarlo de' suoi atti e della sua vita e del suo studio. E rispondendo quegli molto vilificandosi, come non era uomo d'alcuna virtù, Panuzio pur perseverava e costrignevalo importunamente, che gli manifestasse le sue opere, dicendo che Iddio gli avea revelato ch'egli era simile in merito ai santi monaci. Allora quegli più umiliandosi, disse:

 

"Io non veggio in me altro gran bene, se non che già sono trent'anni, ho tenuta continenzia con la mia donna e insino a ora nullo il sa, se non tu; e in prima n'ebbi tre figliuoli, e per questa cagione sola usai con lei, e altrimenti no prima, poscia. Anche sono stato sollicito in ricevere ospiti benignamente e non permisi che altro mio vicino fosse prima di me a riceverli e andare loro incontro, ma sempre io sono stato il primo in questa contrada; e mai nullo peregrino e ospite m'uscì di casa che io non dessi loro le cose che aveano necessarie per lo cammino. Li poveri mai non dispregiai, ma secondo il mio podere ho date loro le cose necessarie. Se fui posto a giudicare alcuna cosa, sempre diedi la sentenzia diritta, e mai non mi parti' dalla ragione per amore per odio. Dell'altrui fatica mai non tolsi senza alcuna mercede; e ogni briga, che ho trovata, ho studiato di recare a pace e a concordia; e nullo insino ad ora si può lamentare d'avere ricevuto danno da' miei famigli, o da mio bestiame; e mai non vietai a alcuno che volesse seminare ne' miei campi, dimandai da lui maggiore miglior parte che si convenisse. E quanto in me è stato, non permisi mai che 'l potente opprimesse alcuno povero e impotente; e sempre mi sono guardato di non contristare alcuna persona. Ecco questa cotale vita ho menata insino ad ora".

 

Le quali cose udendo Panuzio, gittatoglisi al collo, baciollo in fronte e benedisselo, e disse:

 

"Benedicati Iddio di Sion, e facciati vedere i beni della Gerusalem celestiale in eterno. E perciocchè le predette cose bene e sufficientemente hai fatte, non ti resta altro se non che lasciando ogni cosa seguiti Cristo per la via della perfezione e togli la croce tua, e vada dopo lui, investigando in vita più segreta gli occulti tesauri della sua sapienzia".

 

Le quali parole quegli udendo, subitamente lasciando ogni cosa in transatto senza altrimenti ordinare sua famiglia, andógli dietro all'eremo, e giugnendo ad un fiume molto profondo, lo quale era bisogno che passassero, non trovandovi nave da passare, Panuzio entrando dentro nel fiume per guadare, comandò a colui che 'l seguitasse; e seguitandolo quegli fedelmente, passarono dall'altro lato, e conciossiacosachè il fiume fosse profondissimo, miracolosamente guadaronlo, non sentendo l'acqua se non poco sopra al ginocchio. E giunti che furono al diserto, Panuzio mise questo buon uomo in una cella presso al suo monastero, e poi che l'ebbe ammaestrato che vita e ordine dovesse tenere in orare e in lavorare e in tutti gli altri esercizi spirituali, tornò al suo monasterio, e quivi parendogli insino allora avere fatto poco, poichè, secondo le predette revelazioni, eziandio gli uomini secolari erano di quel merito che egli, acceso d'un nuovo fervore, studiavasi di migliorare e di crescere in più virtù; e dipo' alquanto tempo, essendo già quel nuovo eremita, discepolo di Panuzio venuto a gran perfezione, un giorno Panuzio standosi e sedendosi nella sua cella, vide l'anima di colui esserne dagli angeli menata al cielo, cantando gli angeli e dicendo quel verso del salmo:

 

"Beato è, o Signore Iddio, quegli lo quale tu hai eletto e assunto, perciocchè egli abiterà nel tuo palagio".

 

E avendo per certo che quegli era passato di questa vita e salito in cielo, animato e provocato a meglio con più fervore si studiava di crescere in virtù, riputandosi in vergogna se egli fosse minore, che i detti due suoi discepoli, i quali in breve tempo diventando perfetti, erano già pervenuti alla corona. E standosi anche così, pregò anche Iddio che gli rivelasse a cui fosse simile; e fatta l'orazione, fugli risposto:

 

"Tu se' simile ad un mercatante, lo quale viene a te, come tu vedrai; onde lévati e vagli incontro".

 

Allora Panuzio levandosi, velocemente andò incontro a questo mercatante, lo quale allora tornava di Tebaida con tre navi cariche di mercatanzie e perocchè era devota persona, venne a Panuzio con suoi fanti carichi di dieci staia di legumi per dargliele. E scontrandosi con lui Panuzio, salutollo e dissegli con gran fervore:

 

"O preziosissima e dignissima anima, or perchè t'affatichi in queste cose terrene, conciossiacosachè tu sii eletto ai beni celestiali. Lascia stare queste mercatanzie agli uomini che amano la terra, e tu vieni e diventa mercatante del regno del cielo, al quale se' chiamato, e seguita il Salvadore, al quale di qui a poco dei andare".

 

Le quali parole udendo quel mercatante, comandò incontanente ai fanti che tornassero a casa e ogni cosa dessero ai poveri, ed egli con gran fervore, seguitando S. Panuzio al diserto, fu da lui posto in quel medesimo luogo onde gli altri due primi erano assunti e menati di questa vita. Ed essendo da lui ammestrato diligentemente nella via di Dio, come gli altri, dipo' breve tempo fu chiamato alla congregazione de' giusti e beati di vita eterna. E da indi a poco l'angelo di Dio apparve a Panuzio e dissegli:

 

"Vienne tu oggimai, o benedetto da Dio, agli eterni tabernacoli, li quali hai guadagnati. Ecco con meco sono li profeti che ti riceveranno in loro compagnia. E questo però non t'è rivelato insino ad ora, ac ciocchè non insuperbissi e perdessi il tuo merito".

 

E dopo le predette cose Panuzio sopravvisse un giorno, nel quale venendo a lui alquanti preti, rivelò loro tutte le predette cose, dicendo che, poichè i giudicii di Dio sono così occulti e molti sono buoni che paiono rei, nullo era da dispregiare, quantunque paia mondano e peccatore: perciocchè in ogni ordine e stato dell'umana vita sono alcuni che piacciono a Dio; e che hanno alcune virtudi occulte delle quali Iddio si diletta onde certa cosa è che non guata Iddio tanto all'abito e alla professione della vita, quanto alla sincerità della mente e alla virtù delle opere. E dicendo queste e altre belle parole, rendendo lo spirito a Dio, visibilmente furono veduti gli angeli portarlone al cielo con grandi canti e laudi.

 

 


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