Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di S. Eulogio Alessandrino

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Vita di S. Eulogio Alessandrino

 

Di Eulogio, lo quale prese a servire un lebbroso molto orribile, e d'una visione di S. Antonio.

 

Un buon uomo d'Alessandria, lo quale avea nome Eulogio, ed era molto savio di Scrittura, acceso di desiderio della vita immortale, dispregiò questa vita mortale e misera, e ritenne alcuna pecunia per avere onde vivere, perocchè non sapeva lavorare, fare altro onde vivesse; e dopo alcun tempo, considerando egli ch'e' non eraperfetto che fosse per lui istare solitario, anche era acconcio a stare a obbedienza, sì per la lunga usanza di stare in sua libertà e sì perchè era già antico e non sapeva, credeva potere imparare alcun'arte, incominciò molto ad immalinconire, e non sapeva egli stesso quel che si fare. E stando così, avvenne che, passando un giorno per Alessandria, trovò nella piazza giacere un lebbrosopieno di lebbra elefantina, che avea già quasi perdute le mani e i piedi, e non gli era rimaso sano altro che la lingua, acciocchè potesse dimandare aiuto da chi passava. Lo quale Eulogio considerando e avendogli compassione, immaginossi di menarlosi a casa e d'averne cura, acciocchè, poichè solitario, in congregazione gli diceva il cuore di patire, almeno per questo modo servisse a Dio. E incontanente fece quasi un patto con Dio e orò e disse:

 

"Signor mio Iddio, per lo tuo nome voglio ricevere questo così grave e orribile infermo e servirgli insino al della sua morte, acciocchè per lui i' truovi misericordia appo te. Piacciati dunque, Messere, di darmi forza e pazienzia in questo servigio".

 

E fatta questa orazione sì s'accostò a quel lebbroso e dissegli:

 

"Vuoi, fratel mio, che io te ne meni a casa mia e servirotti com'io potrò?".

 

La qual cosa egli ricevendo per gran grazia, andò Eulogio per un asino e puoselvi suso e menol losi a casa, e con gran sollecitudine lo serviva procurandogli medici e medicine e bagni e cibi utili, e servendogli con le sue mani; e quegli con gran pazienzia si confortava e Dio e Eulogio ringraziava. Ma dopo quindici anni lo predetto infermo per operazione di demonio incominciò a diventare molto impaziente, e quasi non si di tanti servigi e benefici li quali aveva ricevuti da Eulogio, incominciossi a lamentare di lui e dire che si voleva partire e dirgli molta villania; ed Eulogio ad ogni cosa gli rispondeva dolcemente e dicevagli:

 

"Non dire così, fratel mio, ma dimmi, in che io ti ho contristato o fatto difetto, e ammenderommi e farò meglio".

 

Al quale lo lebbroso rispondeva:

 

"Va via, non voglio queste tue lusinghe; riponmi quivi, dove tu mi trovasti; non voglio più tuo servigio".

 

Al quale Eulogio pur rispondendo mansuetamente e lusingandolo si profferiva a farli ciò che addimandasse, purchè egli non si partisse; e quei gli rispuose:

 

"Non posso più patire queste tue lusinghe e questa vita aspra e arida; io voglio della carne".

 

Ed Eulogio con grande umiltà gli apparecchiò della carne e diegliene. E avuta che ebbe la carne, anche incominciò a gridare in furia e dirli:

 

"Per tutto questo non mi puoi satisfare; non mi contento di stare qui solo con teco, ma voglio star fra la gente".

 

E rispondendo Eulogio, che gli menerebbe molti frati che 'l visiterebbero spesso, incominciò quegli più a turbarsi e a dire:

 

"Oimè misero, io non posso patire di vedere la tua faccia, e tu mi vuoi menare alquanti altri simili a te ghiottoni"; e percotendosi come poteva, gridava:

 

"Non voglio, non voglio; io voglio pur uscir fuori e andare fra la gente"; e diceva:

 

"Oimè, che violenzia è questa che tu mi fai? or vuo'mi tenere per forza? va, ponmi ove tu mi trovasti".

 

E, brievemente, sì l'occupò lo nemico, e in tanta impazienzia venne, che si sarebbe impiccato egli stesso, se avesse potuto. La qual cosa vedendo Eulogio e non sapendo che si fare, andò per consiglio a certi santi frati suoi dimestichi e compagni; e consigliandolo quegli che, poichè Santo Antonio era vivo, lo quale aveva lume e spirito di Dio, gliel dovesse menare e dirli per ordine tutto il fatto. Eulogio ricevette il consiglio e mise questo lebbroso in una barchetta, e andossene con lui al diserto; e giunto al luogo dove stavano li discepoli di Santo Antonio, aspettava che Antonio venisse, secondochè era sua usata di venire alcun della settimana. E venendo Antonio ai suoi discepoli e trovandovi molti forestieri, fece consolazione con loro e chiamò ciascuno per , e a ciascuno rispondeva secondo il suo dimando. E avvegnachè da nullo avesse udito chi fosse Eulogio e non vedendolo, perchè era di notte, conoscendo per ispirito la sua venuta, chiamollo tre volte per nome; al quale Eulogio non rispondendo, immaginandosi che alcuno di quelli suoi discepoli avesse così nome e che lui non chiamasse, Antonio disse:

 

"Te chiamo, Eulogio, lo quale se' venuto d'Alessandria".

 

Al quale Eulogio andando, Santo Antonio lo dimandò perchè era venuto; ed Eulogio rispuose:

 

"Quegli che ti ha revelato il nome mio, credo che ti abbia revelata la cagione della mia venuta".

 

E Antonio disse:

 

"Ben so perchè se' venuto; ma tuttavia voglio che 'l dichi qui innanzi a questi frati".

 

Allora Eulogio disse innanzi a tutti per ordine tutto lo fatto, come s'avea menato a casa quel lebbroso e servitogli, e come egli ora per operazione del nimico era venuto in tanta impazienzia che tutto gli diceva villania e volevasi pur partire; onde egli, non sapendo che si fare, aveasi proposto di gittarlo via com'egli voleva, ma dall'altro lato temendo di farlo, era venuto per consiglio a lui e pregavalo che gli piacesse di consigliarlo. Al quale Antonio mostrandosi molto turbato rispuose:

 

"Di', che hai pensato? di gittarlo via? sappi che colui che 'l fece non l'abbandonerà, e se tu il getti, Iddio lo farà ricevere ad uno che fia migliore di te".

 

Dalle quali parole Eulogio impaurito taceva e non sapeva più che si dire. E allora Antonio si rivolse contr'a quello in fermo e mostrandosi molto turbato, con gran voce gridando gli disse:

 

"Lebbroso vilissimo e orribile, che non se' degno del cielo, della terra, come non fai se non lamentarti in ingiuria di Dio? Or non sai tu che questi che ti serve è in luogo di Cristo? Come se' stato ardito contra Cristo tanto mormorare e dire tanta villania a costui, lo quale per Cristo è diventato tuo servo?".

 

E poi volgendosi agli altri frati che vi erano venuti, a ciascuno rispuose secondochè avea bisogno, e a quello per che venuti erano; e poi anche volgendosi ad Eulogio e a quell'infermo, ammonígli che non si partissero l'uno dall'altro e tornassero a casa e con gran pazienzia e umiltadeportassero insieme, dicendo loro come erano presso alla morte, e però Iddio aveva permesso che venisse loro quella tentazione per provargli e dare loro la corona; onde disse:

 

"Fate dunque come io v'ho detto e perseverate in pace, acciocchè non perdiate la corona che v'è apparecchiata".

 

E tornati che furono a casa in pace, Eulogio lo quadragesimo passò di questa vita in santa pace, e da ivi a tre giorni morì lo predetto infermo con gran pazienzia. Alla morte de' quali trovandosi Cronio prete di Nitria, lo quale era stato alle predette parole che avea loro dette Antonio, maravigliandosi molto, e dinanzi a molti frati ci disse tutto questo fatto e come Santo Antonio avea predetta la loro morte. Disse anche, che in quella medesima notte che Antoniò parlò ad Eulogio, e mandolne a casa con quell'infermo, fra l'altre cose disse, che tutto quell'anno avea pregato Iddio che gli rivelasse i luoghi de' giusti e de' peccatori; e dicea ch'avea veduto per visione un gigante grande da terra infino alle nuvole molto laido e orribile e tenea le mani istese verso il cielo, e ai piedi avea un lago orribile e grande molto, e parvegli che molte anime volassero verso il cielo a modo di uccelli, e quel gigante istendea le mani e prendeane molte e gittava in quel lago. E udì una voce che gli disse: che tutte quell'anime che campavano delle mani di quel gigante, erano giuste che andavansene al cielo; ma quelle ch'egli prendea e gittava in quel lago, erano dannate, com'erano lussuriosi e iracondi che non perdonano mai, e altri peccatori.

 

 


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