Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di S. Abraam romito

Capitolo I

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Vita di S. Abraam romito

Capitolo I

Incomincia la vita di S. Abraam romito; e in prima come ei lasciò la moglie e fecesi romito e diventò perfettissimo romito.

 

Lo santissimo Abraam essendo figliuolo di parenti ricchi, fu da loro costretto di consentire a matrimonio, avvegnachè fosse ancora molto giovane; alla qual cosa li parenti lo costrinsono perocchè sperando di lui molto promuovere ad alcuna dignitade secolare, temeano che non lasciasse il mondo e prendesse quella vita che poi fece; e perocchè l'amavano molto disordinatamente, innanzi tempo il vollono per lo predetto modo legare al mondo; massimamente perchè lo vedeanodivoto garzone che quasi tutto il suo istudio e diletto era in frequentare la chiesa e in udire le divine Scritture e in esse pensare sollecitamente. Or essendo già tanto cresciuto che al padre suo e alla madre pareva di fargli menare la moglie, inducevanlo a ciò per molte lusinghevoli parole: il quale avvegnachè in prima si scusasse e non volesse consentire, tuttavia attediato della continua molestia che gli davano, lasciossi vincere e consentì a menare la moglie. E fatte le nozze con gran pompa, avendo già menata la sposa in camera, subitamente gli venne nel suo cuore una luce divina molto mirabile, la quale egli seguitando quasi come una guida, uscì di camera e fuggì fuori della terra. Ed essendo già dilungato due miglia, ovvero tre dalla cittade, trovò, come piacque a Dio, una cella vôta, ed entrovvi dentro, e quivi con grande allegrezza lodava Iddio e stava in penitenzia. Del súbito partimento del quale essendo molto stupefatti, non solamente li parenti ma eziandio li vicini, uscironne molti fuori per diversi luoghi a cercare per lui, e dopo diciassette essendo trovato nella predetta cella stare in orazione e ve dendo che i suoi parenti lo guatavano quasi per una maraviglia e stavano stupefatti, e non sapendo che si dire, disse ei loro:

 

"Come istate così stupefatti e maravigliatevi, stando tristi? non dovete così fare, anzi glorificate e ringraziate con meco la misericordia di Dio, la quale m'ha tratto dal fango delle mie iniquitadi e pregatelo che mi dia grazia che questo suo soave giogo, lo quale egli m'ha fatto prendere, io il porti perseverantemente infino alla , e dirizzi la mia conversione secondo il suo piacere"; e dopo queste parole essendo quelli suoi parenti mirabilmente mutati e edificati di lui, rispuosono: "Amen".

 

Allora egli, accomiatandogli, pregolli che non gli facessono molestia visitandolo molto spesso: li quali poichè furono partiti, chiuse e serrò al tutto l'uscio della sua cella e lasciovvi pure tanta finestra che vi potesse capire lo pane e 'l cibo che ricevea di fuori certi giorni. E stando così rinchiuso e remoto dalla turbolenta conversazione della gente, venne in brieve tempo a grandissima pace di mente; e crescendo di bene in meglio ogni giorno, diventò molto perfetto in astinenzia e umiltà e carità, istando in continove orazioni e pianti. E spargendosi la fama della sua santitade molto attorno e per diverse contrade, vennono molte genti a lui visitare, per dimandare a lui consiglio dell'anime loro; ai quali tutti egli per la divina sapienza che gli era ispirata, sufficientemente rispondea, e a ciascuno nel suo grado dava consiglio di salute e grande conforto e consolazione nel suo parlare. Or avvenne che 'l dodecimo anno della sua conversione morendo il suo padre e la sua madre, lasciarongli grande ereditade in pecunia e in possessioni, le quali tutte cose egli fece dispensare a' poveri e a religiose persone per mano di un suo amico carissimo, al quale commise ogni sua autorità nelle predette cose e non se ne volle impacciare egli per non avere impedimento all'orazione, la quale più amava. E fatto questo, rimase in somma pace, perocchè questo era lo suo massimo istudio, di fuggire ogni possessione e occupazione terrena; onde, eccetto un sacco e una tonaca di ciliccio e un catino da bere e da mangiare e una matta da giacere molto vile, nulla cosa terrena avea, più volea. Era massimamente di mirabile umiltade. E in caritade e in fare onore ai poveri non innanzi poneva lo ricco al povero, lo nobile allo ignobile; e riprendendo altrui sempre parlava con mansuetudine e dolcezza, intantochè nullo si poteva turbare di sua correzione, ma in cinquant'anni che visse in penitenza, non mutò la regola della sua astinenzia, ma sempre parendogli fare poco, reputava nulla ciò che faceva.

 

 

 


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