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Capitolo II
Come il vescovo li mandò a convertire certi pagani ostinati, e come li convertì per mirabile modo.
Essendo ivi presso una gran villa, le genti della quale tutti erano pagani universalmente, i quali nullo potea alla fede convertire, avvegnachè molti preti e diaconi e monaci vi fossono mandati dal vescovo, perchè non solamente non udivano le ragioni della nostra fede, ma eziandio incontanente concitavano grande persecuzione contro a chiunque la volesse loro predicare. Lo vescovo ciò udendo, istando egli co' suoi cherici un giorno, vennegli a memoria lo santissimo Abraam predetto e disse loro:
"Io per me non trovai un così perfetto e virtuoso uomo universalmente, come questo nostro santissimo Abraam"; e rispondendo i cherici che bene era così, disse loro:
"Io m'ho pensato di mandarlo a stare fra quelli pagani, li quali nullo cherico nè monaco ha potuto convertire; e spero ch'egli per la sua pazienza e carità e santa dottrina gli convertirà a Cristo".
E subitamente quasi da Dio compunto e spirato il vescovo dicendo queste parole, mossesi co' suoi cherici, e andossene alla cella del predetto Abraam; e poichè l'ebbe salutato, incominciò gli a parlare de' predetti pagani e pregollo che gli piacesse d'andare a convertirgli. Delle quali parole egli molto conturbandosi disse al vescovo:
"Priegoti, Padre, che non m'imponga questo carico che non mi sento sufficiente a ciò, ma lasciami stare qui rinchiuso a piagnere le mie iniquitadi".
"Confidati, fratello, della divina grazia, per la quale sarai potente e non dubitare di ricevere questa ubbidienza".
Ed Abraam anche gli rispuose e disse:
"Prego la tua santitade che mi lasci piagnere le mie iniquitadi e starmi nella mia cella".
Allora lo vescovo lo proverbiò e disse:
"Ecco tutto il mondo hai lasciato, ed hai abbracciato il Crocifisso, ma con tutto questo conosco che ti manca quella virtù la quale è più principale, cioè l'ubbidienza".
Le quali parole egli udendo, incominciò fortemente a piagnere e dissegli:
"O che sono io cane morto? e qual è la vita mia che tu, santissimo, n'hai sì grande opinione?".
"Ecco istandoti tu in cella adoperi pure la salute tua, ma quivi andando ne convertirai molti e salverai l'anima tua e quella di molti altri. Or pensa dunque, onde meriterai più, cioè in salvare pur te, od in salvare molti?".
"Sia la volontà di Dio; per ubbidienza andrò dovunque vorrai".
Allora il vescovo ringraziando Iddio, sì 'l trasse fuori di cella, e con gran letizia sì il menò nella città e ordinóllo prete e mandóllo a quella contrada de' pagani. E andando lo santissimo Abraam fece orazione a Dio e disse:
"Clementissimo e benignissimo Signore, riguarda e considera la mia infermitade e insufficienza: dammi l'aiuto della tua grazia, sicchè per me si glorifichi lo tuo nome in questa contrada di questi pagani".
E com'egli fu giunto fra loro, vedendogli tutti senza conoscimento di Dio adorare gl'idoli, commosso a compassione della loro perdizione, incominciò fortemente a piagnere e levò gli occhi al cielo e orò e disse:
"Signore Iddio, lo quale solo se' senza peccato, non dispregiare l'opere delle tue mani, ma converti questa gente a conoscere e adorare te suo fattore".
E incontanente mandò dicendo a quel suo amico nella città, al quale avea commesso di dare a' poveri le ricchezze che gli erano rimase del suo padre che gli mandasse danari per edificare una chiesa. E ricevuta la pecunia, incontanente vi fece una bella chiesa e ornolla molto bene; e mentre che si edificava, andaga egli cercando gl'idoli della contrada e nulla cosa diceva, se non che piagneva e orava. E fatta e compiuta la chiesa, puosesi ginocchione con molte lagrime e orò e disse:
"Signore Iddio onnipotente, lo quale per la tua presenza riducesti a conoscimento del tuo nome lo mondo tutto tenebroso d'errore, congrega, priegoti, e riduci questo popolo disperso al seno della santa madre Chiesa, e allumina gli occhi della mente loro, acciocchè, rinunziando alla coltura degl'idoli conoscano e adorino te solo begnissimo Iddio amatore degli uomini".
E fatta questa orazione se n'andò incontanente al tempio de' pagani e con gran fervore egli stesso colle sue mani gittò a terra tutti gl'idoli e gli altari ruppegli e disfecegli. La qual cosa vedendo quella turba de' pagani vennongli addosso come fiere crudeli e batteronlo fortissimamente e poi lo cacciarono via. Ma egli non curandosi niente delle sue piaghe, tutta la notte seguente istette in orazione nella chiesa che avea dificata, pregando Iddio con grandissimo pianto che gli convertisse e salvasse. E come fu giorno gli pagani che l'andavano cercando, lo trovarono nella predetta chiesa istare in orazione; e tutti quanti furono sì stupefatti che alquanti di loro diventarono immobili come se fossono di metallo e poi dopo grande ora, non essendo arditi di toccarlo, si partirono. E dall'ora innanzi presono in consuetudine spesse volte di venire alla predetta chiesa, non per orare, che non erano cristiani, ma perocchè si dilettavano delle belle pitture e delli belli ornamenti di quella chiesa. E un giorno vedendone molti adunati, Abraam incominciógli a confortare che conoscessono Iddio e si convertissono a fede. Delle quali parole eglino diventati più crudeli, batteronlo durissimamente intantochè lo lasciarono per morto, e poi anche legarongli una fune a' piedi e strascinaronlo fuori di quella terra, percotendolo sempre con le pietre; e credendo che fosse morto, lasciaronlo stare. E in sulla mezza notte ritornando egli in sè e conoscendosi, incominciò a piagnere amaramente e disse:
"Perchè, Signor mio, hai dispregiato la mia umiltà e vôlto la faccia tua da me? perchè, Messere, cacci da te l'anima mia e lasci perire queste genti, opera delle tue mani? Priegoti, Messere ragguarda sopra me tuo servo, esaudisci li miei prieghi e dammi fortezza in questa battaglia, e solvi e libera questi tuoi servi dai vincoli del diavolo e da' loro grazia che ti conoscano e confessino che tu sei solo vero Iddio e non è altro Iddio che tu".
E levandosi dall'orazione, entrò nella contrada de' pagani e tornò alla sua chiesa e cantò i suoi salmi. E come fu giorno, vedendolo i pagani, maravigliaronsi molto e, commossi da grande ira, batteronlo crudelissimamente e poi lo legarono come prima per li piedi e trassonlo anche fuori della terra, e così più volte lo conciarono, sostenendo egli pazientemente per ispazio di tre anni; e mai non si sgomentò per tutte le predette pene, ma sempre, quantunque più pene da loro pativa, più avea a loro compassione e al loro errore, e piangeva li peccati loro; e quantunque da loro fosse ischernito e svillaneggiato, egli sempre dolcemente gli ammoniva e predicava. Or avvenne, come piacque a Dio, che un giorno essendo ragunati insieme tutti li predetti pagani, incominciarono a parlare e a maravigliarsi della pazienza del predetto Abraam, e dicevano insieme l'uno all'altro:
"Deh che mirabile pazienza e carità è quella di costui verso di noi! che in tante pene e tribulazioni e ingiurie che fatte gli abbiamo, non se n'è turbato e non ha risposto pure una parola ancora dura contro di noi, e non s'è da noi partito, ma con grande allegrezza ogni cosa ha sopportato. Certo è da credere che, se non fosse uno Iddio vivo e vero, e paradiso e inferno, secondochè egli predica, non avrebbe voluto così invano sostenere cotanti mali. Anche molto è da considerare e da maravigliare che, essendo solo, tutti li nostri idoli gittò in terra e in nulla cosa gli poterono nuocere, nè da lui atarsi. Veramente questi è servo di Dio vivo e vero, e veramente vere sono quelle cose che di lui e da lui si dicono".
E dicendo queste parole furono da Dio alluminati e dicevano l'uno all'altro:
"Venite e crediamo in quello Iddio che egli predica".
E così dicendo, mossonsi tutti insieme e andarono a lui nella chiesa e gridarono e dissono:
"Gloria e laude sia al celestiale Iddio, lo quale mandò te suo servo a liberarci dell'errore dell'idolatria".
La qual cosa udendo Abraam, fu ripieno di mirabile allegrezza e disse loro:
"Padri e figliuoli e fratelli miei, venite e diamo gloria a Dio, lo quale ha alluminati gli occhi della mente vostra, che 'l possiate conoscere e ricevere lo segnacolo della vita, cioè il battesimo; e purificatevi della immondizia degli idoli e credete con tutto l'animo che sia uno Iddio vivo e vero, creatore del cielo e della terra e d'ogni cosa ch'è in loro senza principio e senza fine, innarrabile e incomprensibile, datore di lume e redentore degli uomini, terribile e soave e buono; e credete in Gesù Cristo suo Figliuolo unigenito, lo quale è sua sapienza, e nello Spirito Santo, lo quale vivifica ogni cosa, acciocchè per questo modo, diventando celestiali, meritate di pervenire alla vita celestiale".
E rispondendo tutti dissono:
"Così, Padre nostro e guidatore della vita nostra, così come tu hai detto, crediamo e confessiamo".
Abraam allora gli battezzò tutti, grandi e piccoli, li quali furono nella villa bene mille, e poi ogni giorno esponea loro le Scritture e ammaestravagli del regno di Dio e de' gaudi di paradiso e de' tormenti dello inferno, della giustizia, della fede, della carità e d'altre virtudi; e tutti riceveano le sue parole con gran letizia e facevanne frutto.