Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di S. Abraam romito

Capitolo III

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Capitolo III

 

Come fuggì e ritornò alla sua cella; e delle molte persecuzioni che sostenne dal nimico.

 

Compiuto un anno dal della loro conversione, vedendogli congiunti in carità e stabili in fede, e vedendosi da loro amare e onorare, incominciò a temere di non perdere la regola della sua astinenzia per loro cagione, volendo loro condiscendere e con loro istare; e però volendosi partire, puosesi in orazione per loro, e orò e disse:

 

"Tu, Signor mio Iddio, lo quale se' senza peccato, e abiti ne' tuoi santi, e solo se' amatore degli uomini e misericordioso Signore, lo quale hai alluminati gli occhi della mente di questa tanta multitudine, e ha'gli liberati dei legami dei peccati e convertiti dall'errore dell'idolatria e recati a conoscimento di te loro fattore e redentore: Priegoti, Messere, che guardi e conservi infino alla fine, e da' loro sempre lo tuo aiuto e la tua benedizione copiosa, sicchè sempre facciano quello che ti sia a piacere".

 

E poi, fatta questa orazione, si fece inverso di loro tre volte lo segno della croce, e, raccomandandosi a Dio, fuggì occultamente in un deserto luogo; e la mattina seguente venendo lo popolo alla Chiesa secondo l'usanza e non lo trovando, maravigliaronsi e dolsonsi molto e stavano quasi tutti stupefatti. E poi incontanente si misono a cercarlo per diverse parti, e dopo molti giorni non trovandolo andaronsene al vescovo e con gran dolore gli dissono quello ch'era addivenuto loro del loro pastore e maestro. Della qual cosa lo vescovo molto contristandosi, massimamente perchè vedeva quel popolo in gran dolore, mandò diversi messi per cercare e investigare Abraam; e non trovandosi, lo vescovo, avendo consiglio co' suoi cherici, entrò nella predetta contrada e terra de' predetti ch'erano convertiti, e incominciógli a consolare e confortare nella fede; e poi vedendogli ben fermi e perfetti, elesse di loro alquanti più perfetti e dotti, e ordinò alquanti preti e alquanti diaconi e altri cherici. Le quali cose udendo poi lo santissimo Abraam, ringraziò Iddio e disse:

 

"O Signore Iddio, che ti potrò io retribuire di tanti benefizii che fatti m'hai? onorifico e glorifico, Messere, la tua dispensazione".

 

E dopo questo tornossi alla cella sua di prima, e fece una di fuori e rinchiusesi con gran letizia in quella più addentro. E vedendo lo nimico che per tante tentazioni non gli avea potuto fare mutare la regola e 'l modo della sua astinenza, e che igualmente avea portati gli onori e i disonori, avendo invidia a tanta sua perfezione, assalillo con mirabili fantasie, e per diversi modi e ingegni si brigava d'ingannarlo e di spaventarlo. Ed ecco una notte stando egli cantando salmi, subitamente tutta la sua cella fu piena di mirabile luce, e udì una voce quasi d' una moltitudine che disse:

 

"Beato se', Abraam, beato se', perocchè nullo è così perfetto, come tu in ogni conversazione, e nullo uomo fece mai così ogni mia volontà".

 

E incontanente intendendo e conoscendo Abraam lo 'nganno del nimico, gridò arditamente e disse:

 

"O astuto e falso nimico, la tua oscuritade e dolositade sia teco in perdizione; che io per me conosco che sono uomo peccatore, ma confidandomi nella divina grazia, non mi sconforto e non ti temo, e le tue molte fantasie non mi mettono paura: perocchè 'l nome del mio Salvatore Gesù Cristo, lo quale ho amato ed amo, sì mi è muro inespugnabile, e nel suo nome ti comando, cane immondo, che ti dilegui".

 

E incontanente lo demonio come fummo disparve; ed egli rimase con molta tranquillità e pace, benedicendo Iddio e confortandosi, quasi come se nulla fantasia avesse veduta. E dopo alquanti giorni, orando egli una notte, lo demonio venne in ispezie d'uomo con una iscura in mano, e dava vista di voler disfare la cella sua; e parendo già presso che forato e aperto il muro, gridò e disse:

 

"Venite tosto, amici miei, ed entrate e uccidete questo nostro nimico".

 

Allora Abraam con grande sicurtade dicendo quel verso del Salmista:

 

"Tutti li miei nimici m'hanno attorniato e circondato, ed io nel nome di Dio tutti gli vincerò"; lo demonio disparve, e la cella d'Abraam rimase intera e sana come prima. Anche dopo alquanti giorni cantando li salmi, una notte parvegli che la matta dove solea giacere ardesse; allora egli stando sicuro, conculcando la fiamma co' piedi, disse:

 

"Nel nome di Gesù Cristo, lo quale mi lo suo aiuto, io conculcherò ogni virtù del nimico".

 

Allora lo nimico sconfitto si partì gridando con gran voce:

 

"Io ti farò morire di mala morte, e troverò arte e ingegno, ch'io, lo quale tu reputicontentibile, ti sconfiggerò".

 

E un giorno prendendo egli lo suo cibo a ora usata, lo nimico, trasformandosi in ispecie d'un fanciullo, sì gli entrò in cella e, approssimandosegli, si sforzava di versare lo suo catino nel quale mangiava; della qual cosa egli avvedendosi puosevi la mano e tennelo fermo e mangiava lo cibo che dentro v'era sicuramente. E 'l diavolo partendosi trovò un'altra fantasia per turbarlo; cioè, che puose un candelliere innanzi all'oratorio della cella con un gran lume, ed incominciò ad alta voce a cantare salmi e dire:

 

"Beati immaculati".

 

Al quale Abraam non disse però nulla insinochè non ebbe mangiato; e levandosi da mensa gli disse:

 

"Cane immondo e misero e vilissimo, se tu conosci e sai per fermo che beati sono coloro che sono immacolati, or perchè se' loro molesto? chè certo veramente sono beati quelli che con tutto il cuore amano Iddio".

 

Rispondendo il diavolo disse:

 

"Però sono loro molesto, acciocchè gli faccia macolati e 'mpediscagli dal bene e facciagli miei compagni in colpa e in pena".

 

Al quale rispuose Abraam:

 

"Non voglia Iddio che tu mai possa vincere impedire gli veri amici di Dio; ma soli quelli vinci, li quali per propia volontà ti consentono e da Dio si partono, questi vinci perocchè Iddio non è con loro; ma da quelli che amano Iddio fuggi e disparisci come fummo e vento, che pure una loro picciola orazione ti perseguita e turba, come un gran vento sparge un poco di polvere; onde per Dio ti giuro, lo quale è mia gloria e fiducia, che se tutto il tempo ci stessi, non ti temerò e non curerò di te, se non come d'un cane morto".

 

E dicendo Abraam le dette parole, lo demonio disparve. E dopo cinque , avendo Abraam compiuto di cantare i suoi salmi al mattutino, ed ecco il nimico ordinare un'altra fantasia così fatta: Parvegli sentire che venisse una grande moltitudine con gran tumulto tirando l'uno l'altro e dicendo l'uno all'altro:

 

"Venite e gittiamolo nella fossa".

 

E guardandosi Abraam d'attorno e vedendo questa moltitudine, disse quel verso del salmo:

 

"Hannomi li nimici circundato come l'ape lo favo del mele, ma nel nome di Dio rimarrò vincitore".

 

Allora lo demonio gridò e disse:

 

"Oimè ch'io non so più che ti faccia che vincere ti possa; ecco in ogni cosa mi veggio vinto e conculcato da te, ma per certo sappi che mai non mi partirò da te insinochè io non ti vinco o sottometto".

 

Al quale Abraam rispuose arditamente:

 

"Maladetto tu, e ogni virtù tua, bruttissimo demonio, e gloria sia sempre, onore e reverenzia al nostro sapientissimo e santissimo Iddio, lo quale a noi, che l'amiamo, t'ha sottoposto e dataci grazia di te conculcare, e però, in lui sperando, le tue forze e ingegni dispregiamo. Conosci oggimai dunque, debilissimo e infelicissimo, che noi amici di Dio non ti temiamo, di tue fantasie curiamo".

 

E per li predetti modi e altri modi combattendo per lungo tempo lo nemico contro al santissimo e beatissimo Abraam, non solamente non gli potè mettere paura, ma eziandio quanto maggiore battaglia gli dava, tanto gl'ingenerava maggiormente allegrezza e più eccitava la sua carità; e perocchè amava Iddio perfettamente, il nimico non lo potè offendere. Questi picchiò all'uscio della divina grazia perseverantemente, e Iddio del tesoro della sua grazia gli diè tre pietre preziose, cioè fede, speranza e caritade, per le quali e dalle quali tutte l'altre virtudi procedono. Questi fu uomo di mirabile pietade e misericordia, e spesso piangeva per li peccatori, acciocchè Iddio gli convertisse, e in tutto il tempo della sua conversione in penitenzia, non fu giorno ch'egli passasse senza lagrime e quasi mai non ridea; non usò unzione per diletto di suo corpo, mai usò bagni, altri lavamenti di faccia o di piedi, e in ogni cosa così si portava come se per certo ognindì e ora credesse morire. E come senza divino miracolo ciò potette essere? In tanta astinenza, vigilie, asprezze e battaglie per anni cinquanta stando, mai non infermò cadde in tedio, ma sempre, come affamato e assetato di giustizia non si potea mai saziare della dolcezza dell'osservanza ch'avea cominciata. Era bello come il fiore a vedere, e la purità della sua mente si mostrava nella letizia della faccia; e 'l corpo suo era così robusto e forte come se nulla astinenza fatta avesse, ma sempre stesse in delizie. E veramente così era, che sempre stava in delizie spirituali; delle quali eziandio lo corpo avea bene e fortezza; e, che mirabil cosa è, così parve bello all'ora della morte, come quando vivea. Anche per divina dispensazione questo miracolo mostrò Iddio di lui, che in cinquanta anni mai non mutò lo primo vestimento che si mise, e con quello morì.

 

 

 


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