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Capitolo IV
Come ammaestrò una sua nipote e convertilla, essendo poi caduta in peccato.
Or avvenne, essendo egli molto vecchio, che, morendo un suo fratello carnale secolare, lo quale era stato molto ricco, gli parenti sì gli menarono una sua nipote ch'era rimasta di sette anni ch'avea nome Maria, e lasciarongliele ch'egli la governasse come gli paresse; la quale egli ricevendo, fecele una cella allato alla sua, e per una finestra, che fece in mezzo fra sè e lei, sì le insegnava lo Saltero e altre Scritture e ammaestravala della via di Dio; e quella, come savia e buona, crescendo in etade e in santitade si sforzava di seguitare lo suo zio in astinenzia e in ogni altra perfezione, e cantava insieme con lui li salmi e le laude di Dio, e con gran fervore ogni dì si studiava di crescere di virtù in virtù; e 'l suo zio Abraam assiduamente pregava Iddio piagnendo per lei che Iddio le traesse del suo cuore ogni affetto terreno, e che non pensasse nè si ricordasse delle molte ricchezze che suo padre avea lasciate dopo sè, le quali tutte incontanente egli fece dare a' poveri per liberare sè e lei di quella sollecitudine e di quello impaccio; ed ella medesima pregava Abraam che pregasse Iddio per lei, che la guardasse dalle male cogitazioni e che la liberasse dalle tentazioni del nimico. E vedendola Abraam così fervente nel santo proponimento, rallegravasi molto e ringraziava Iddio; e per lo predetto modo così perfetta e divota istette con lui anni venti. Dopo alquanto tempo lo nimico rinforzò contro a di lei la battaglia per farla cadere e per contristare Abraam, lo quale mai per altro modo non avea potuto conturbare; e per più tosto farla cadere sì la mise in cuore e sì malamente a un giovane romito che solea visitare Abraam, ch'egli non trovava luogo; onde ispesse volte sotto spezie di visitare Abraam veniva e guatavala per la finestrella, onde Abraam solea parlare con lei, e durò questo vagheggiamento bene per ispazio d'un anno, e Abraam non se ne avvide; e tanto fece ch'egli le parlò, sicchè ella per le parole e per gli atti suoi lavorandovi il nimico, fu di forte tentazione ferita. Onde una notte, secondochè insieme ordinarono, aprì l'uscio della sua cella e uscì a lui, e peccò con lui: e poichè ebbe commesso il peccato, ritornando al suo cuore e pensando da quanta altezza e purità di vita in quanta viltà e bruttura era caduta, venne in mirabile disperazione e non sapea quello che si fare, e piagneva amaramente, vergognandosi del suo zio Abraam, lo qual l'avea notricata così santamente, e percoteasi la faccia piagnendo e dicendo:
"Oimè, misera, come ho perduta tanta fatica e penitenzia che ho fatta insino a ora! Oimè, misera isvergognata, come ho perduta l'anima mia, e in quanta amaritudine ho messo questo mio zio Abraam, lo quale m'è stato così dolce padre e maestro! Oimè in quanto obbrobbio e derisione sono venuta alle demonia! E diceva in sè stessa: Non voglio più vivere, poichè così vituperata sono. Oimè, onde e dove sono caduta! Oimè come è iscurata la mente mia, e non considerai da quanto bene a quanto male venìa in peccando! Ove mi nasconderò, e in qual parte fuggirò, misera, vituperata? Oimè, misera come non muoio? Oimè, dov'è lo magistero del mio zio Abraam e l'ammonizioni del suo compagno Efrem, lo quale m'ammoniva ch'io servassi puro lo mio corpo e lo mio cuore allo Sposo celestiale, dicendomi ch'egli è geloso e non vuole isposa che ami altri che lui! Oimè, che farò? non sono più ardita di levare la faccia verso il cielo, nè di guatare, nè di aprire la finestra ch'è fra me e Abraam, veggendomi vituperata a Dio e al mondo. E come oggimai, essendo corrotta e vilificata, sarei io ardita di parlare con quel santissimo uomo? credendo veramente, che se io ciò prosumessi, che fuoco uscirebbe per quella finestra per divino giudicio, e arderebbemi. Meglio è di qui fuggirmi e andarmi in altro paese, dove nullo mi conosca, poichè sono morta a Dio e non ho più speranza di salute".
E in questa disperazione e tristizia levandosi, partissi e andò in altra contrada e, mutandosi l'abito, entrò in un albergo e quivi tenea mala vita e lussuriosa come disperata. E in quella notte che la predetta Maria cadde in peccato, non sapendo di ciò nulla Abraam e dormendo, ebbe una cotale visione: Parevagli di vedere uscire d'un certo luogo un dragone molto orribile e forte e fetente, e venire con grande strepito sibilando, e entrare nella cella sua, e quivi parea a lui che trovasse una bella colomba bianchissima, e inghiottissela, e poi tornasse alla sua spilonca donde era uscito. Della qual visione egli isvegliandosi, contristossi molto e pianse amaramente, immaginandosi che questo significasse che 'l diavolo, lo quale è signiicato per lo serpente, prendesse forza contro alla Chiesa, la quale è significata per la colomba; onde si gittò a terra piagnendo e orò e disse:
"Tu, Signore, lo quale sai ogni cosa innanzi che si faccia, il quale se' amatore degli uomini, tu sai quello che significa questa visione che m'hai mostrata".
E dopo due giorni, non sapendo egli ancora nulla della sua nipote ch'era partita e fuggita, vide anche in visione lo predetto dragone per lo predetto modo entrare nella sua cella e porre il capo sotto i suoi piedi, ed incontanente crepò e morì; e parevagli che quella colomba, la quale avea divorata in prima, viva gli fosse trovata in corpo, ed egli stendesse la sua mano e prendessela. E svegliandosi, maravigliandosi che la nipote non gli avea aperta la finestrella di mezzo li due giorni passati, incominciolla a chiamare per dirle questa visione, e disse percotendo l'uscio:
"Or come se' stata negligente che non hai aperto, già sono due giorni?".
Ma vedendo che non gli rispondea, e ripensando che nelli predetti due giorni non l'avea sentita nè cantare nè per altro modo, conobbe incontanente che quelle visioni gli erano mostrate per lei; e intese che 'l nimico l'avea ingannata e com'egli ancora la dovea rivocare a penitenzia; e spiando che per certo non v'era, incominciò fortemente a piagnere e disse:
"Oimè, qual crudel lupo m'ha tolta la mia pecorella? Oimè, chi m'ha cattivata e rapita la mia figliuola?".
E crescendogli il dolore, innalzò la voce e con lagrime disse orando:
"Salvatore del mondo Gesù Cristo, converti a me la mia pecorella Maria, e riducila al mio ovile, acciocchè io non muoia così doloroso. Non dispregiare, Messere, la mia orazione, ma manda velocemente la tua grazia, che la tragga dalla bocca del dragone".
E dopo due anni, li quali furono significati per quelli due giorni che furono in mezzo fra la prima e la seconda visione, ne' quali la sua nipote menando vita disonesta stette quasi nel ventre del dragone infernale; udendo egli dov'ell'era e che vita menava, mandovvi un suo amico e segretamente fece ispiare lo predetto luogo e ogni sua condizione; lo quale ritornando gli disse ogni cosa com'era. Allora egli, certificato di costei, con gran fidanza si raccomandò a Dio, e facendosi apparecchiare a' suoi amici vestimenti e ornamenti di cavaliere e un bel cavallo, posesi danari allato e un cappello in capo molto profondo per non essere conosciuto, e mossesi e andò a quell'albergo dove questa sua nipote stava, e fece dirittamente come sogliono fare quelli che prendono l'arme e le 'nsegne de' nemici per potergli assalire e spiare gli loro occulti che non sieno conosciuti; perocchè, per poter prendere la peccatrice, prese abito di peccatore, e mondano uomo. E pervenendo al luogo e guatandosi d'intorno e non vedendovela, sorridendo disse all'oste:
"Ho inteso che tu ci hai una giovane molto bella; priegoti che la mi facci vedere".
Delle quali parole l'oste si maravigliò non poco vedendolo uomo antico e canuto e non potendo credere che egli in quella etade la volesse vedere per male intendimento. Tuttavia sì gli rispuose e disse:
"Che bene era vero com'egli diceva, che bene avea una molto bella giovane".
E domandando Abraam del nome, e l'oste rispondendo ch'avea nome Maria; certificato più Abraam di lei, rallegrossi molto e disse all'oste:
"Priegoti molto che la mi lasci vedere e che mi conceda ch'io desini oggi con teco e con lei, perocchè molto l'amo pur udendola ricordare".
La quale essendo chiamata, vennegli innanzi, e vedendola Abraam in abito di meretrice, ébbene tanto dolore che quasi venne meno; ma pure si fece forza di non piagnere, temendo che se ella lo conoscesse, non fuggisse; e poi, ponendosi a sedere e a bere con lei, incominciò Abraam a scherzare con lei; per la qual cosa ella credendo che per quel modo la invitasse a peccato, levossi suso e incominciavalo a abbracciare e baciare e trafficare impudicamente, come fanno le male femmine volendo gli uomini provocare a libidine. E baciandolo, sentendosi quasi un odore d'astinenzia e di santitade uscire di costui, incominciossi a ricordare del tempo della sua penitenzia e della sua purità e astinenzia, e sentì sì gran dolore e forte compunzione dentro che non si potè contenere di piagnere; ma incominciò a piagnere e disse:
"Oimè, misera isciagurata, a che sono venuta?".
Della qual cosa maravigliandosi l'oste, disse:
"O Maria, già sono due anni se' stata con meco, e mai non ti vidi più sospirare; onde molto mi maraviglio perchè ora piagni così duramente, e volentieri vorrei sapere la cagione".
E quella non rispuose altro, se non che disse:
"Se io fossi morta già son due anni, beata sarei".
Allora Abraam, acciocchè non fosse conosciuto, e che l'oste non si potesse immaginare che gli avesse detto nulla, sì le disse molto aspramente e quasi con superbia d'uomo molto mondano:
"E perchè ora sei tu venuta sopra me a piagnere i peccati tuoi?".
E come piacque a Dio, ella non lo conobbe allora, nè per vista, nè per parole. E poi Abraam diede alquanta pecunia all'oste e disse:
"Facci, priegoti, una solenne cena, sicchè io possa cenare con questa giovane, che di lungo viaggio sono venuto per suo amore".
Oh veracemente discrezione e sapienza infusa da Dio! che fece fare questo ad Abraam, che cinquant'anni stette in penitenza e in tanta astinenzia che non mangiò pane; e ora, per meglio sottrarre quell'anima, volle mangiare della carne e bere del vino. E poich'ebbono bene cenato e stati in sollazzo, Maria provocava Abraam ad entrare in camera a giacere con seco. Ed entrando egli allegramente, puosesi a sedere in su 'n bel letto che vide fatto e apparecchiato molto ornatamente; e sedendo egli, disse Maria:
"Serra, priegoti, prima ben l'uscio e poi vieni a scalzarmi".
E serrato ella l'uscio, venne a lui per trargli le calzamenta; ed Abraam la prese per la mano e, a simiglianza ch'egli la volesse baciare, se le accostò e incominciò fortissimamente a piagnere e disse:
"O figliuola mia dolcissima, Maria, or non mi conosci tu? or non vedi ch'io sono Abraam tuo zio, che ti notricai? Oimè, misera, a che se' venuta! Oimè, come è morta l'anima tua! E dov'è quell'abito angelico che avevi prima? Ove sono l'astinenze, le vigilie, le orazioni e i pianti che avere solevi? O veramente misera, la quale dall'altezza del cielo nell'abisso della iniquità se' caduta! Oimè, figliuola mia, perchè incontanente che avesti peccato non lo mi dicesti? Ed io averei fatto per te penitenza col mio fratello Efrem. O perchè, misera disperata, fuggisti dopo il peccato e m'hai data tanta afflizione? Or chi è senza peccato se non solo Iddio?".
E udendo quelle parole e altre simili, Maria, riconoscendo lo suo zio Abraam, fu ripiena di tanta vergogna e di tanto dolore che diventò rigida e immobile come pietra e stava come morta. La qual cosa vedendo Abraam, incominciolla a confortare e dissele:
"Or non mi parli, figliuola mia Maria? or non mi parli, che sono per sì lunga via per te venuto? Non ti sgomentare, figliuola mia; sopra me sia tutto il peccato tuo, e io per te sia tenuto a render ragione al dì del giudizio. Confórtati, ch'io per te voglio fare la penitenzia".
E per queste e simili altre parole la confortò, e predicò. Allora ella prendendo un poco di fidanza gli rispuose, e disse con molto pianto:
"Non sono ardita di guatare la tua faccia per la confusione del mio cuore. E come dunque oggimai potrei io levare la faccia a Dio, essendo ora piena di tanta immondizia?".
"Sopra me, figliuola mia, sia lo tuo peccato, e Dio da me lo richeggia. Pur vienne tu con meco, e torniamo alla cella nostra. Ed ecco anche Efrem mio compagno per te molto si duole e continovamente prega Iddio per te. Vienne dunque, priegoti, e non ti disperare; perchè, avvegnachè i tuoi peccati sieno grandi, la misericordia di Dio è molto maggiore e sopravanza ogni creatura. Vi ha esemplo della Maddalena e di molti altri peccatori e peccatrici, li quali, dopo molti peccati tornando a Dio, furono da lui graziosamente ricevuti. Non è gran cosa, figliuola mia, cadere in peccato; ma grande e orribile e diabolica cosa è non volersene levare ed essere ostinato. Rilévati valentemente e ripiglia la battaglia col nimico. Vienne, figliuola mia, e abbi compassione a tanto mio dolore e non dispregiare la mia vecchiezza, che vedi che per te sono in tanto dolore. Fragile è la nostra natura e scorrevole, figliuola mia, e come cade leggiermente, così si può rilevare tosto per l'aiuto di Dio, lo quale, come dice la Scrittura, non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva".
Allora Maria rispuose e disse:
"Se così è, come tu dici, e credi che Iddio riceva la mia penitenza, ecco sono apparecchiata di venire con teco a fare ciò che mi comanderai".
E inchinandosegli in terra, adorollo e fecegli riverenza e ringraziollo ch'era venuto per lei a trarla di peccato e, fortemente piagnendo, sì gli si gettò a' piedi dicendo:
"Or che ti potrò io mai retribuire, signore e padre mio, di tanto beneficio?".
E come fu giorno disse Abraam:
"Ista', su, figliuola mia, e andiancene alla cella nostra".
E quella disse:
"Io ho alquanto oro e alquante vestimenta; che vuoi ch'io ne faccia?".
"Lascia stare ogni cosa che hai guadagnato di peccato".
E levandosi puosela a cavallo e menolla con grande allegrezza. E come fu giunto al suo luogo, mise lei nella sua cella, ed egli stette in quella di lei. Ed ella, non ingrata del beneficio di Dio che l'avea rivocata a penitenza per mirabile modo, vestissi uno ciliccio asprissimo a carne ignuda, e in continui pianti e orazioni e stinenzia perserverò in penitenza stando rinchiusa nella predetta cella, gridando a Dio senza ristare. E tanta contrizione mostrò e sì amaramente pianse che non solamente Iddio, ma eziandio gli uomini che l'udivano provocava a pietade; e con molto pianto pregò Iddio che le perdonasse i suoi peccati e mostrassele alcun segno come perdonato le avesse. Li cui prieghi e pianti lo benigno Iddio ricevendo, sanò molti infermi per le sue orazioni, in segno che le avea perdonato. E il beatissimo Abraam, dopo la conversione della detta Maria, vivette anche dieci anni e poi con gran consolazione e pace rendette l'anima a Dio, essendo in età d'anni settanta. E nell'ora della sua morte vi si ragunò quasi tutta la cittade, e ciascuno per santa divozione tolse delle sue vestimenta quello che potette; e qualunque infermitade si toccasse colle predette vestimenta o alcuna loro parte, incontanente si dileguava via, e rimanea l'uomo libero, in segno e in testimonianza della santitade d'Abraam. E poi dopi cinque anni la predetta Maria sua nipote passò di questa vita, la faccia della quale, a testimonianza della santità di dentro e che Iddio le avea perdonato, risplendette poichè fu morta sì mirabilmente che ogni uomo se ne maravigliava e dava laude e gloria a Gesù Cristo, qui est benedictus in saecula saeculorum. Amen.
Qui finisce la leggenda di S. Abraam.