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Un uomo secolare, essendogli morta la sua donna, rimase solamente con una sua figliuola piccola, e volendo lasciare lo mondo e fare penitenzia, raccomandò questa sua figliuola a un suo parente; ed entrando in monistero dilungi dalla terra
II miglia, portossi sì bene e sì fedelmente che l'abate l'amava più degli altri. Or avvenne che, dopo alcun tempo, ricordandosi di quella sua figliuola, e come l'avea lasciata, cominciossi a contristare e stava molto maninconioso. Della qual cosa avvedendosi l'abate, chiamollo e dissegli:
"Or che hai tu, fratello mio? dillomi sicuramente, e Iddio consolatore ti potrà dare consiglio per me".
Allora quegli gli si gittò a' piedi e dissegli:
"Io ho un figliuolo alla cittade, del quale ricordandomi come io lo lasciai, non posso fare ch'io non mi dolga e abbiane pensiero. E non volle manifestare all'abate che fosse femmina, ma maschio, e disse che era figliuolo e non figliuola. E vedendo l'abate ch'egli si mostrava malcontento e parea che desse vista di volersene andare per governare questo fanciullo ovvero fanciulla, e considerando che costui gli era molto utile nel monasterio, sì gli disse: Se tu l'ami, va' e menalo qui, e io lo riceverò per monaco. Allora questi andò e mutò l'abito a questa sua figliuola e fecela ricevere all'abate per maschio, e puosele nome frate Marino, e fecele insegnare leggere. E poichè fu in età d'anni quattordici questo suo padre le cominciò ad insegnare li comandamenti di Dio e la via di Cristo, e massimamente l'ammoniva che si guardasse che nullo la conoscesse per femmina infino alla sua morte e che si guardasse dall'insidie del nimico; e così continovamene questo suo padre l'ammoniva di cose divote. E venendo ella in etade d'anni diciassette, questo suo padre passò di questa vita in santa pace, ed ella rimase sola nella cella del suo padre, osservando li comandamenti e la dottrina sua; e sì buona e ubbidiente e virtudiosa era, che l'abate e tutti li monaci singularmente l'amavano. Or avea questo monistero un paio di buoi col carro, col quale ispesse volte l'abate mandava alcun monaco al mare, che v'era presso a tre miglia, e quivi era un ridotto d'un buon uomo ch'avea nome Pandocie, dove gli monaci potevano andare col carro quando recavano le cose necessarie per lo monisterio, perocchè quivi si posavano li legni e le mercatanzie che venivano per mare. E un giorno disse l'abate a frate Marino: Come non vai tu co' frati ad aiutargli col carro? E quegli umilmente disse ch'era apparecchiato d'andarvi volentieri. E così cominciò frate Marino ad andare col carro; e quando alcuna volta gli paresse tardi da tornare al monistero, rimaneva in casa di questo Pandocie con gli altri frati. Or avvenne che in quel tempo, per operazione del nimico, che un cavaliere amava una figliuola vergine di questo Pandocie, entrò a lei occultamente e peccò con lei, sicchè ella rimase gravida. E avvedendosi di questo fatto dopo alquanto tempo lo padre e la madre, incominciaronla molto a affliggerla e dimandarla di cui era gravida; e questa, istigata dal diavolo, rispuose: Quel monaco che ha nome frate Marino, lo quale ci è albergato più notti, mi sforzò e di lui son gravida. La qual cosa udendo lo padre e la madre, andaronsene all'abate a fare lamento di questo fatto. La qual cosa l'abate non potendo credere, considerando la santità di Marino, rispuose loro ch'egli volea sapere da lui in loro presenza se questo fatto era vero. E facendosi chiamare frate Marino e domandando se era vero ch'egli avesse isforzata la figliuola di coloro; e udendo queste cose frate Martino, pensò molto e non si scusò, ma incominciò a piangere e disse: Padre, peccai, sono apparecchiato alla penitenzia. Allora l'abate adirato, credendo veramente che egli fosse in colpa, fecelo duramente battere e affliggere, e dissegli: In verità ti dico che più in questo monastero non istarai. E cacciollo fuori: ed ella umilemente sostenne ogni cosa, e non confessò mai ad altri questo fatto, ma stavasi fuori del monistero alla porta e giacea in terra piangendo e affliggendosi come se veramente avesse peccato, e vivea delle limosine che ricevea alla porta. E venendo il tempo del parto di quella misera, partorì un figliuolo maschio; e poichè fu levato dal latte, la madre di questa giovane lo recò a frate Marino che stava alla porta e dissegli per grande orgoglio: Or ecco, frate Marino: notrica questo figliuolo come sai. E quella lo ricevette umilemente e di quella limosina che avea alla porta lo notricava. Essendo istata alquanti anni con molta pazienza e umiltade, alquanti frati del monistero, considerando la sua gran pazienza e umiltade, commossi a pietà, se n'andarono all'abate e dissongli: Padre, perdona oggimai a frate Marino e ricevilo nel monistero, chè sai che cinque anni è stato di fuori facendo penitenzia dinanzi alla porta e mai non si partì; onde ti preghiamo che, poich'egli è tanto umiliato e conosce così bene la sua colpa, che tu gli facci misericordia, secondochè Cristo fa e comanda di fare al peccatore che s'umilia e conosce. E per molti preghi appena lo poterono inducere a volerlo ricevere; ma pure all'ultimo si lasciò vincere e fece chiamare frate Marino e dissegli: Lo tuo padre fu un buon uomo e misetici piccolo fanciullo, e nè egli nè altro monaco di questo monistero fece mai fallo, come facesti tu, lo quale ci hai vituperati tutti; e a' prieghi di questi monaci ti ricevo con questo tuo misero figliuolo, lo quale hai avuto d'avolterio nel monisterio. Conosci la colpa tua e pensati che sì grave peccato e scandolo hai fatto ch'è di bisogno che, se tu ne vuoi misericordia, facci gran penitenzia; onde io ti ricevo a questo patto, e così ti comando che tu spazzi lo monisterio e porti tu solo ogni immondizia, cioè portila tu solo e rechi tutta l'acqua che ci bisogna, e i calzamenti de' frati forbi e ricuci quando è di bisogno, e a questo modo tornerai a mia grazia. E la santissima vergine compiendo tutte le predette cose, infra pochi dì, come piacque a Dio, passò di questa vita. Ed essendo annunziata la sua morte de' frati all'abate, disse: Or vedete che sì gran peccato è stato quello di costui che Iddio non l'ha voluto ricevere a penitenzia. Tuttavia andate e per misericordia lo seppellite, ma non cogli altri frati, dilungi dal munistero. E andando li frati per seppellirlo, volendolo prima lavare secondo l'usanza, trovarono ch'era femmina, e tutti cominciarono a piagnere e a picchiarsi il petto per le ingiurie e afflizioni che fatte gli aveano; e dicevano che tale conversazione e penitenzia non fu mai trovata. E tornando l'abate, dissono: Padre, vieni, e vedrai mirabil cosa. E non sapendo l'abate quello che era, non vi voleva andare; ma pure poi essendogli molto detto, v'andò, e scuoprendola li frati e mostrando ch'era femmina, temette molto e fu molto afflitto, e fece gran pianto, e percotea lo capo a terra e dicea: O santissima anima, io ti scongiuro e priego per lo nostro Signore Gesù Cristo che non contenda meco nel cospetto di Dio di ciò che ingiustamente t'ho afflitta, perciocchè ignorantemente l'ho fatto. E comandò l'abate che quel corpo fosse lasciato quel giorno nell'oratorio per divozione della gente. E a quella iniqua giovane che l'avea infamata e detto ch'era gravida di frate Martino, entrò lo demonio addosso e venne al corpo di Santa Marina, e gridando confessava la sua colpa e come l'avea infamata a torto, e il settimo giorno dopo la morte di Santa Marina, a dimostrare Iddio la sua santità, questa indemoniata fu liberata al corpo di Santa Marina".
E udendo ciò tutti quelli della contrada vennono, e con gran reverenza insieme lo seppellirono nel predetto monistero, nel quale Iddio per li meriti della sua vergine Santa Marina mostra molti miracoli, lo quale è glorioso in saecula saeculorum. Amen.