Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di Santa Maria Egiziaca

Capitolo I

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Vita di Santa Maria Egiziaca

Capitolo I

Incomincia la vita di S. Maria Egiziaca; e in prima dell'abate Zozima, della vita sua, e poi in che modo e ove la trovò nel diserto.

 

Fu in uno de' monisteri di Palestina un santissimo uomo e dottissimo monaco, lo quale avea nome Zozima, al quale come a molto dotto ed esercitato insino da picciolo nelle battaglie e negli esercizi della sua dottrina e de' suoi consigli: ed era uomo di singulare astinenza e di continova orazione e operazione, intantochè eziandio mangiando lavorava alcuna cosa, e sempre orava colla mente, e com'egli stesso diceva, in quel monistero dalla sua madre insino da picciolo fu offerto. Ed essendovi stato già anni cinquantatre, credendosi perfetto monaco in ogni osservanza monacile, vennegli un pensiero di superbia e diceva infra stesso:

 

"Ecco perfetto sono in ogni cosa e non ho bisogno d'altrui dottrina e nullo è nel deserto che mi vantaggi in alcuna virtù o che mi potesse insegnare cosa che io non sappia".

 

E pensando così, apparvegli un santo Padre, e dissegli:

 

"Ben hai combattuto, Zozima, e se' diventato perfetto; ma sappi che niuno uomo da medesimo ha vera perfezione; chè sappi che assai sono gli altri stati, e a via di salute maggiori che il tuo, il quale se vuoi apprendere, esci fuori di queste tue contrade e della vicinanza di questi tuoi parenti, e vieni con meco ad un monistero ch'è dilungi di qui assai, ed è presso al fiume Giordano".

 

E incontanente Zozima si levò e andógli dietro; e venendo al fiume Giordano sentissi chiamare da una voce di quel monistero, nel quale Iddio voleva che stesse, e quegli che l'avea menato disparve. E andando Zozima al monistero picchiò alla porta, e l' portinaio andò per l'abate incontanente, e ve nuto che fu l'abate, fecegli aprire; e vedendo Zozima uomo di gran riverenza e santità pure alla vista, gittóglisi in terra e fecegli onore e reverenza secondo l'usanza de' monaci; e fatta l'orazione insieme, levandosi l'abate, lo cominciò a dimandare donde e perchè era venuto a loro e Zozima rispuose:

 

"Onde io vegno non mi pare necessità di dire, ma perchè sono venuto . Sappiate ch'io sono venuto per imprendere da voi, e per edificarmi della vostra dottrina ed esempli, perciocchè ho udito dire di voi grandi e mirabili cose".

 

E disse l'abate:

 

"Iddio, fratel mio, lo quale solo può curare l'umana fragilità, insegni a te e a noi di fare e compiere la sua volontade che veramente l'uomo edificare non può, se Iddio non vi si adopera. Ma tuttavia, perciocchè la carità di Cristo t'ha invitato, e provocato a visitarci e vederci, avvegnachè siamo imperfetti; statti e rimanti con noi, se ti piace, e spero che della grazia dello Ispirito Santo ci sazierà e ammaestrerà tutti quanti quel buon pastore Gesù Cristo, lo quale puose la sua vita per nostra redenzione".

 

Le quali parole udendo Zozima, gittossi anche in terra ringraziando Iddio e accettando lo stallo, e orò alquanto; e l'abate simigliantemente. Poi si levò, e Zozima rimase e abitava con loro e considerava diligentemente le virtudi di quei monaci, vedendogli ferventi in ispirito, assidui in pernottare e vigilare in continove orazioni e sempre vigilare, ovvero lavorare; mai di loro bocca non uscire secolari parole, e non avere rendite annuali, sollecitudini di cose temporali e tutto lo studio loro essere di mortificarsi perfettamente al mondo, e lo cibo dell'anime loro essere orare e parlare con Dio, e quello del corpo pane e acqua. Le quali tutte cose Zozima considerando edificavasi e cresceva in divozione e ringraziava Iddio assiduamente. La porta del munistero stava sempre chiusa e non si apriva senza grande cagione; perocchè era il luogo molto diserto e poco conosciuto non solamente da quelli da lunga, ma eziandio da quelli da presso; onde tutti erano intesi pure a Dio contemprare e in lui pace avere. La regola e l'usanza del munistero era questa: la prima domenica della quaresima ragunavansi insieme tutti all'ufficio nella chiesa, e detta la messa, ciascuno si comunicava prendendo il Corpo e 'l Sangue di Cristo e poi mangiando un poco insieme in caritade. Congregavansi anche all'orazione insieme dopo desinare: e compiuta l'orazione davansi la pace insieme e poi ciascuno la dava all'abate, e abbracciando tutti raccomandavansegli che orasse per loro, li quali uscivano alla battaglia col nimico per lo diserto: e dopo questo l'abate faceva aprire la porta e uscivano tutti fuori cantando quel bel Salmo: Dominus illuminatio mea et salus mea, quem timebo? cioè: Iddio è mio lume e mia salute e mio protettore, non temerò chi mi faccia battaglia. E partendosi tutti eccetto uno o due che rimanevano nel munistero, non per guardare, chè non vi aveva cosa che i ladri avessono a tôrre, ma per non lasciare lo monistero senza uficio, portavasi ciascuna alcuna cosa che mangiare per la quaresima, chi pani, chi fichi secchi, chi datteri e chi legumi infusurati e alcuno non portava nulla, ma erano contenti dell'erbe che trovavano per lo diserto; e tutti passando lo fiume Giordano dispargendosi per lo diserto in diverse parti ciascuno per , e l'uno non andava dove l'altro, l'uno sapea la stanza la vita dell'altro. E per questo modo stavano insino alla domenica dell'Ulivo sempre orando e dicendo salmi, e in quel ciascuno ritornava al monistero, riportando ciascuno lo frutto della sua fatica e vittoria nella rôcca della buona coscienza; e per maggiore umiltà volendo al solo Iddio piacere, avevano ordinato che l'uno non dovesse domandare l'altro, l'uno dire all'altro della vita ch'avessono fatta o menata, e delle grazie e vittorie e battaglie ch'avesse avute; sapendo che la vista e la lode degli uomini fanno molto danno alla buona opera. E insieme cogli altri Zozima, venendo la quaresima, uscìo seco al diserto portando con seco molto poco da mangiare, e ognidì si metteva più addentro per lo diserto, e andando infaticabilmente, poco mangiando, e poco bevendo e dormendo, se non quanto la necessità corporale lo costrigneva: e quivi dormiva ove la notte il sonno lo coglieva e andava pure oltre per disiderio di trovare alcuno santo Padre antico solitario che lo edificasse. E poichè fu ito venti giornate, un giorno in sulla sesta ponendosi ginocchione a orare verso l'oriente, secondo che avea in uso di fare ognindì a dire l'ore sue, e guatando in su verso la mano diritta, parvegli vedere quasi un'ombra di corpo umano levato in aria; della qual cosa maravigliandosi e spaventandosi, e immaginandosi che fosse fantasima, per operazione del nimico, fecesi il segno della croce tre volte; e compiute ch'ebbe l'ore sue fecesi più innanzi ed ebbe veduto andare verso il meriggio come una persona nuda col corpo nero e secco per lo sole e coi capelli canuti bianchi come lana, e non erano lunghi se non infino al collo; della qual cosa Zozima maravigliandosi fu molto allegro, e incominciò fortemente a correre per giugnere questa persona, immaginandosi di trovare un gran santo Padre antico. Questa era Maria Egiziaca, cioè d'Egitto, e Zozima non lo sapeva; la quale, vedendosi correre Zozima dietro, perocch'era ignuda, incominciò a fuggire; e Zozima più rinforzando il corso e quasi dimenticandosi la sua vecchiezza per lo grande desiderio, avendola già presso che giunta, sicch'ella poteva udire, incominciò a gridare fortemente e dire:

 

"Or perchè mi fuggi, servo di Dio, perchè fuggi questo vecchio peccatore? aspettami, per Dio ti priego, chiunque tu se'; io ti scongiuro per quello Iddio, per lo cui amore tu stai in questo eremo, che tu mi aspetti e parlimi, e non mi fuggire".

 

E andando Zozima dicendo queste parole con lagrime e sempre correndo, amendue pervennono ad una ripa d'un torrente secco, e Maria corse dal lato di e stette. E giungendo Zozima di qua e riposandosi un poco, perchè non potea così salire quella ripa, incominciò a far maggior pianto, pregando che si lasciasse parlare. Allora quello parlò e disse:

 

"Abate Zozima, perdonami per Dio, perocch'io non mi posso rivolgere verso di te, perchè sono femmina e nuda; ma gittami il pallio tuo, col quale io mi possa coprire e verrò a te volentieri per ricevere la tua benedizione".

 

Allora Zozima maravigliandosi che si udì nominare e pensando come savio che quella non potea sapere lo nome suo, se non per revelazione di Dio, conciossiacosachè mai veduto non lo avesse, ispogliossi incontanente un panno vecchio ch'egli avea addotto e volgendosi la faccia addietro gliele gittò; lo quale ella cignendosi e coprendosi come poteva, volsesi a Zozima e sì gli disse:

 

"Per che cagione, abate Zozima, se' venuto con tanta fatica per vedere una peccatrice?".

 

Alle quali parole Zozima non rispondendo gittossi in terra adorandola e domandandola ch'ella in prima lo benedicesse e orasse per lui. Ma quella per umiltà non volendo ciò fare, faceva simigliantemente a lui, e stavano in questa contenzione e non dicevano altro se non che l'uno diceva all'altro:

 

"Padre, benedicimi".

 

E poichè furono stati per grande ora in questa santa contenzione per reverenzia l'uno all'altro, disse Maria:

 

"Abate Zozima, a te si conviene di dare la benedizione e orare, perciocchè per più anni sei stato prete e celebrando a' santi altari hai piena la mente di sante orazioni".

 

La qual parola udendo Zozima, fu molto più maravigliato e disse:

 

"Certamente veggio, o madre, che piena se' della divina grazia, poichè 'l nome e l'uficio mio m'hai così detto; chè certo la grazia ispirituale non si per l'ordine del sacerdozio e per altra degnità, ma cattasi per le virtudi e per le buone opere; onde per Dio ti scongiuro che tu in prima mi dia la tua benedizione".

 

Allora Maria, lasciandosi vincere, rispuose una cotale parola e disse:

 

"Benedetto Iddio redentore dell'anime nostre"; e Zozima rispuose:

 

"Amen".

 

E levandosi ciascuno di terra, disse Maria a Zozima:

 

"Priegoti, Padre, che tu mi dichi perchè se' venuto a noi con tanta fatica?".

 

Rispuose Zozima:

 

"Questo non è stato cotanto per mia volontà, quanto per divina dispensazione e dono e provvedenza, la quale ci ha fatto così insieme trovare".

 

Allora disse Maria:

 

"Or ti priego, se così è, come tu dici, che per divina grazia ci siamo così trovati insieme, che mi narri lo stato e la condizione della cristiana religione e delli Regi e prelati della Chiesa, perciocchè già sono molti tempi ch'io non vidi creatura umana".

 

E Zozima rispuose e disse:

 

"Lasciando le molte cose che si potrebbono dire, brievemente ti rispondo che 'l nostro Signor Gesù Cristo ha conceduto ferma e vera pace alla Chiesa sua. Priegoti che preghi Iddio che la mantenga e mandi pace per tutto il mondo, e che prieghi Iddio per li miei peccati".

 

E disse Maria:

 

"Questo si conviene, abate Zozima, a te, lo quale hai l'uficio sacerdotale e l'abito, e per pregare per li peccatori se' ordinato; tuttavia, volendo ubbidire al tuo comandamento, avvegnach'io sia peccatrice, farò orazione a Dio secondochè m'hai detto".

 

E incontanente ponendosi in orazione, levando gli occhi e stendendo le mani verso l'oriente, incominciò a orare con silenzio, sicchè Zozima, avvegnachè vedesse menare le labbra, nulla parola udire potea. Ma disse poi, che orando Maria molto prolissamente, la vide per fervore di spirito levare in alto e stare sospesa da terra bene un gomito; per la qual cosa disse che gli entrògrande paura che cadde in terra quasi tutto istupefatto trangosciando, e sudando non potea altro dire, se non Kyrie eleison; ma poi dopo grande ora incominciandosi a confortare, vedendo Maria così levata, incominciò a dubitare e pensare che forse era ispirito che avea presa quella forma e infignevasi e dava vista d'orare. E in questo mezzo Maria tornò a Zozima e compiè la sua orazione, e levò Zozima di terra che stava ancora pauroso e pensoso, e dissegli:

 

"Abate Zozima, or come ti lasci così conturbare ai pensieri del cuore tuo, intantochè tu sei iscandalezzato in me e hai creduto ch'io sia ispirito ch'abbia per inganno presa questa vista e fatta questa orazione? Dio te ne rischiari e mostritene la verità. Io non sono spirito ch'abbia preso corpo fantastico, ma sono femmina peccatrice, avvegnachè battezzata, e non è in me alcuna opera di maligno spirito"; e dette queste parole si fece il segno della croce alla fronte e al petto e agli occhi e orò e disse:

 

"Iddio onnipotente, o abate Zozima, ci liberi dal nimico dell'umana generazione e diaci lo suo aiuto che veramente molte grandi battaglie ci ".

 

E udendo Zozima queste parole, gittoglisi a' piedi piagnendo e disse:

 

"Per Cristo onnipotente, lo quale per la salute degli uomini prese carne e sostenne morte, per lo cui amore tu sostieni questa nudità e hai così afflitta la tua carne, ti scongiuro e priego che mi dichi e reveli per ordine chi tu se', e quando ci venisti, chè in verità non per vanagloria, ma per edificazione te ne dimando; e veramente credo che perciò Cristo mi ci fece venire, acciocchè tu a sua gloria e a edificazione delle genti mi narri la tua venerabile conversazione; chè sii certa, che se questo a Dio non piacesse, non m'avrebbe permesso ch'io t'avessi trovata, e non mi avrebbe lasciato sostenere tanta fatica invano".

 

 

 


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