Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di S. Antonio Abate

Capitolo XV

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Capitolo XV

 

De' filosofi, i quali convinse.

 

Una fiata due filosofi pagani, vedendo che Antonio era uomo senza lettera e parlava nientemeno sottilmente e faceva e diceva grandi cose, credendosi poterlo vincere per parole e argomenti filosofichi, venvero a lui a tentarlo di parole: li quali Antonio vedendo, pur alla vista conobbe che erano Pagani, e perchè non erano di sua lingua, parlò loro per interprete, e disse:

 

"Perchè così savii uomini sono venuti a veder uno stolto e idiota per sì lunga via e per cotanta fatica?".

 

E rispondendo quelli che non lo reputavano stolto, ma savio, disse:

 

"Se, reputandomi stolto, avete durata tanta fatica per venirci, vana è la vostra venuta; e se savio mi riputate, conciossiacosachè la sapienza sia grande bene e le buone cose debbia l'uomo ragionevolmente seguitare, seguitate la mia vita, la mia dottrina. Che se io fossi venuto a voi, come a savii, io vi seguiterei. Dunque, poichè voi, reputandomi savio, siete venuti a me, diventate cristiani, come io; e questo è lo senno e la sapienza che io v'insegno".

 

Le quali parole udendo gli filosafi, maravigliandosi del suo mirabile ingegno e della sua virtù in cacciare le demonia, si partirono. Alquanti altri savi e filosofi mondani, li quali lo credevano come uomo ignorante e idiota convincere, convinse per lo infrascritto modo. Rispondetemi (disse loro) qual fu in prima, o lo 'ntelletto razionale, o la scrittura? e qual fu cagione e principio l'uno dell'altro, o la ragione della scrittura, o la scrittura della ragione? E rispondendo quelli che la ragione e 'l senno umano fu in prima e fece la scrittura, disse Antonio:

 

"Dunque quegli la cui ragione è pura e chiara, non ha bisogno di scritture".

 

Della cui risposta sapientissima maravigliandosi e bene edificati, avvegnachè vinti, si partirono. Non era Antonio come suole addivenire a quelli che stanno solitarii per lo diserto, aspro e rigido, salvatico, ma tutto giocondo e affabile e grazioso e discreto in parlare e in ogni sua opera, sicchè nullo gli aveva invidia, e ogni uomo gli aveva amore. E dipo' alquanti giorni, poichè i filosofi predetti erano stati da lui convinti, vennero alquanti altri famosi di grande filosofia e prudenza mondana, li quali dimandandogli ragione della fede di Cristo, e sforzandosi con argomenti fallaci confonderlo e fare beffe della Croce, Antonio ricogliendosi in medesimo per pensare, avendo prima compassione al miserabile loro errore, rispuose così:

 

"Ditemi, qual cosa è più ragionevole e nobile e virtuosa, o adorare la croce nella quale il nostro Signore Gesù Cristo essendo crocifisso mostrò perfezione di pazienza e d'ogni virtù, o adorare per Iddii quelli de' quali le vostre scritture medesimo recitano che furono uomini adulteri e pieni di molti laidissimi peccati? Quale è meglio, o più ragionevole, dire e credere che il Figliuolo di Dio, rimanendo quello che era in deitade, prendesse la nostra carne mortale, acciocchè per questo modo facesse noi immortali e levasse al cielo facendoci partecipi della sua divinitade, o inchinare la gentilezza della mente umana ad adorare gl'idoli sordi e muti, anzi le demonia, e gli uomini scellerati in forma e figura di diversi animali, e dare loro onore divino? Con che faccia siete arditi di fare beffe de' cristiani, perchè dicono lo Figliuolo di Dio eterno, non lasciando però la sua deitade, avere preso per salute del mondo carne mortale, conciossiacosachè voi appelliate Iddii gl'idoli in forma d'uomini o di bestie, dicendo che hanno senno e immortalitade? La cristiana religione, la quale adora la benignitade e la onnipotenza di Dio, ragionevolmente pronunzia conseguentemente la incarnazione essere a lui possibile, ma in tal modo che la sua degnazione e umiltà in prendere carne no menomasse però la dignità della sua deitade. Ma voi che dite che l'anima procede dalla divina fontana, e fatela mutabile e convertibile, poich'è diminuita, se bene considerate, gran disonore fate alla divina natura, della quale confessate che è immagine. Vergognatevi, anche pregovi, delle insidie, adulterii e omicidii de' vostri Iddii, i quali, secondochè narrano i libri de' vostri poeti, furono uomini scelleratissimi, pieni de' predetti e d'altri vizii. Ditemi, priegovi, pare a voi che in nulla cosa sia da credere ai libri de' cristiani? Se dite che in nulla, dunque non conoscete voi lo nome della Croce, della quale voi fate beffe, perocchè questo non si conosce se non per li nostri libri; se dite che v'è da credere, conciossiacosachè ne' predetti libri si contengano molte virtù di Cristo, perchè considerate pur la contumelia della Croce e non la gloria della Resurrezione e l'Ascensione e la virtù di sanare gl'infermi e liberare gl'indemoniati e suscitare li morti? Per la qual cosa vi dico che se, gittando l'odio che vi tiene accecati contra Gesù, vorrete le predette cose considerare, troverete e conoscerete incontamente che Gesù Cristo è vero Dio, e che per salute dell'umana natura volontariamen te, non per necessità, prese nostra natura, nella quale per gli peccatori morte sostenne. Or, se vi piace, narrate voi la vostra religione, come adorate gli elementi, le creature e gli uomini che furono pessimi e le demonia negl'idoli, ed avete posti loro vostri nomi e date loro onore di deitade. Se la creatura vi pare bella, era da darne laude al fattore e creatore; ma voi fate come chi l'onore che si conviene al medico, allo scrittore o all'artefice, desse alla medicina, alla scrittura e all'opera, poichè lasciando il Creatore, adorate le creature".

 

Le quali parole e ragioni udendo gli filosofi, guatando l'uno l'altro, stavano stupefatti. E vedendogli Antonio così stare, sorrise e disse loro:

 

"Ditemi, pregovi, qual è più certa e ferma pruova di Dio, e l'opera della fede, o le fallaci ragioni della scienzia?".

 

E rispondendo quelli che l'opera era più salda e chiara che le parole; disse Antonio:

 

"Bene dite vero, perciocchè l'opera della fede procede dall'affetto; ma la vostra dialettica, per la quale credete involvere la semplicità de' cristiani, fu trovata per artificio e ingegno umano. A quelli dunque che ha l'opera della fede bene radicata in cuore, poco fanno le fallacie della vostra scienzia, per le quali tentate di svellere de' nostri cuori la vera fede, perocchè, come è già detto, più chiara e salda prova di Dio ha l'anima per l'opera e per l'effetto e per l'esperienza dentro, che per le vostre sofistiche disputazioni. Noi cristiani regoliamo la nostra vita non secondo la sapienza di questo mondo, ma secondo la verità della fede, la quale c'è data per Cristo; la virtù della quale nostra fede, e la fallacia e la vanità della vostra sapienza potete considerare in ciò, che dopo l'avvenimento di Cristo le vostre fallaci scienze e argomentazioni hanno avuto poco valore, e ognidì vengono più meno. Vedete che noi, Cristo crocifisso semplicemente predicando, abbiamo distrutta l'idolatria, e per la predicazione della ignominiosa croce li vostri templi deaurati e gl'idoli sono caduti. Ecco già tutto il mondo a predicazione d'alquanti semplici non cura delle vostre scienzie, ma confessa e crede Cristo; e la vostra eloquenzia sofistica e vana eloquienzia non può resistere alla sapienza de' Cristiani. Vedete che, nominando il Crocifisso, cacciamo le demonia, le quali voi adorate, e per la virtù della croce e per lo nome di Cristo costretti, escono fremendo di quelli i quali imprima erano da loro assediati. Certo questo non hanno potuto fare per li vostri malefici e indivini per loro incantagioni e scienzie; e nientemeno sì v'ha il peccato accecati che dopo tutte queste cose ancora venite a fare beffe della Croce. Or almeno come questo non vedete? che l'idolatria e 'l paganesimo vostro armato di scienzia e filosofia mondana e di potenzia de' re e de' signori viene meno, ed è già annichilata, pognamo che giammai da signori mondani non fosse perseguitata: e la santa Chiesa di Cristo, quanto più è stata conculcata e perseguitata, tanto più è esaltata e cresciuta. Ben potete considerare che questo non è senza divino miracolo e virtù. Gli vostri templi inaurati sono già distrutti e abbandonati, e la dottrina di Cristo, la quale a voi pare istoltizia, quantunque è perseguitata, tanto più è dilatata e ha più mostrata la sua virtù convertendo la gente. Or non pensate che non fu mai tempo luogo che tante virtudi e sapienzia si mostrassero insieme, come è ora nella Chiesa e ne' fedeli di Cristo? Quando fu mai tanto cognoscimento di Dio? quando tanta costanzia nelle pene? quando tanto odore di purità e di castitade? quanto tanto fervore di caritade? quando tanta perfezione e devozione ne' solitarii? Non mai certo, se non ora dopo la passione di Cristo. Onde chiaramente si mostra che di tutte le predette cose la croce di Cristo è cagione. E voi stolti, questo non considerando, fra tanti cori e congregazioni d'uomini virtuosi e savii, in Cristo tendete le reti de' sillogismi, credendovi la verace luce annebbiare per le vostre tenebrose scienzie. Ma ingannati siete, e falliti vi vengono i pensieri; perocchè noi cristiani, come c'in segna lo nostro dottore S. Paolo, non ci curiamo di scienzia e filosofia mondana, secondo questioni predichiamo, ma fondati nella verità della fede e ammaestrati per dottrina di spirito, facciamo beffe de' vostri argomenti e traiamo le genti alla nostra fede, confermando la nostra dottrina per virtù d'opera, la quale è più efficace che le parole. E acciocchè in vostra presenza questo veggiate, ecco qui due uomini vessati dal demonio che mi sono menati innanzi, perchè io nel nome di Cristo gli liberi; fate voi colla vostra scienzia e incantagioni e maleficii e per ogni ingegno che potete che queste demonia si partano: e se non potete, ed io si 'l potrò cacciare nel nome di Cristo, confessatevi vinti e sottomettete il collo al giogo di Cristo".

 

Detto queste parole, vedendo che li filosofi non potevano ciò fare, facendo il segno della croce nella fronte di quelli indemoniati nel nome della Trinitade, incontanente le demonia si partirono e la sapienza de' filosofi fu confusa. E vedendo Antonio che i filosofi stavano come disensati maravigliandosi dello ingegno e della virtù sua e del miracolo, sì disse loro:

 

"Non pensate che io abbia fatta questa virtù, ma Cristo è quegli che fa questa e l'altre per gli suoi servi. Credete voi in lui, e per esperienzia conoscerete che la devota fede, non la vana scienzia, merita di fare cotali segni e miracoli. Tornate alla legge del Crocefisso e seguitate noi suoi servi; e contenti di questa sapienzia di Cristo, non cercate più gli argomenti di questa vostra vana scienzia".

 

Dopo queste parole Antonio tacendo e aspettando la risposta de' filosofi, quelli non sapendo contradire, con grande reverenzia salutandolo si partirono, e avvegnachè la fede non volessono ricevere, molto dicevano che era stato utile lo suo parlare.

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License