Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di Santo Ilarione

Capitolo I

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Vita di Santo Ilarione

Capitolo I

Incomincia la vita di Santo Ilarione, e prima del suo principio, come andò al diserto.

 

Ilarione nato nelle contrade di Palestina, di parenti pagani e idolatri, come rosa della spina, mandato da loro in Alessandria per istudiare in grammatica, come già da Cristo dotto ed alluminato dentro, conoscendo la fallacia degl'idoli, accostossi ai fedeli cristiani; e fuggendo la compagnia de' giovani lievi e dissoluti, giovane per etade, ma antico e maturo per senno, frequentava la chiesa, e con tutto studio e desiderio coi cristiani usava. E poichè fu stato alla scuola alcun tempo, e come giovane di grande ingegno avendo molto impreso, udendo la fama d'Antonio, della cui mirabile virtù quasi tutto il mondo parlava, acceso di desiderio di lui vedere, andossene all'eremo, e incontanente che l'ebbe veduto, fu sì all'aspetto di quella faccia, nella quale riluceva la grazia divina, mutato e compunto, che, spogliandosi l'abito secolare a vestendosi panni di penitenzia, rimase con lui. Considerando l'ordine della sua vita, come era assiduo in orare, dolce e benigno in parlare, austero in riprendere, rigido in astinenzia, come umile e caritativo in ricevere li frati, e leggendo nella vita d'Antonio, meglio che in un libro, la perfezione d'ogni virtù, istudiavasi e sforzavasi con tutto desiderio lui seguitare e la sua dottrina servare. E stato che fu in questo diserto forse da due mesi, portando molestamente la moltitudine e la frequenzia delle genti che venivano ad Antonio, pensò in medesimo e disse:

 

"Non fa per me sostenere nel diserto la moltitudine e la frequenzia de' popoli, la quale io volendo fuggire partimmi da loro, e lasciai il mondo: che pognamo che Antonio gli sostenga, egli è più saldo in virtù che io. Egli dopo le molte fatiche riceve questo onore da Dio; io pure ora incomincio e non fa per me questo fatto".

 

E pensando che si convenia che volendo seguire Antonio, incominciasse, come fec'egli, di volontà e di licenza di Antonio, e in compagnia d'alquanti monaci tornò alla sua terra che si chiamava Catabata; e trovando morti lo suo padre e la sua madre, vendette tutta la sua ereditade, e parte del prezzo diede a' frati e parte ad altri poveri, nulla riserbando per , ricordandosi di quella sentenzia di Cristo, per la quale dice: "Chi non rinunzia a tutto ciò ch'egli possiede, non puote essere mio discepolo".

 

E temendo la sentenzia e il giudicio che Iddio mandò ad Anania e Safira, i quali infedelmente occultarono parte delle loro sustanzie, dicendo a San Piero ch'aveano lasciato tutto, lasciò dunque Ilarione tutto, commettendosi a Dio e alla sua provvidenzia tutto. Era allora in etade d'anni quindici, e così ignudo del mondo, ma vestito e armato di Cristo, a lui raccomandandosi, entrò solitario in un diserto orribile di quelle contrade, nel quale, secondochè si dicea, veramente usavano gli scherani e molti mali omicidii vi faceano. Per la qual cosa li parenti e gli amici molto lo sconfortavano di quello luogo. Ma Ilarione nientemeno sentendosi dentro un buon conforto da Cristo, ispregiava la morte del corpo per fuggire quella dell'anima. Maravigliavansi tutti che in tanta puerizia mostrasse tanta costanzia; ma vedeano che la fiamma e il fervore del cuore quasi per gli occhi risplendea, de' quali uscivano come accesi razzuoli che rendevano testimonianza dell'amore fervente che avea dentro. E avvegnachè sì per l'etade e sì per natura fosse dilicatissimo, nientemeno per mirabile fervore faceva asprissima penitenza, portando a carne sacco asprissimo, e di sopra un rozzo vestimento di pelli, e di questi vestimenti con un certo altro panno che Antonio gli avea dato, e con un sacco rustico per letto e vestimento, contento perseverava in quella solitudine e al freddo e al caldo; e mangiando pur una volta il giorno, coricato il sole, prendea per suo cibo quindici fichi secchi e bevea dell'acqua. Con questi ornamenti e con questi conviti stava lo cavaliere di Cristo Ilarione. E perocchè nella contrada usavano ladroni, come già è detto, Ilarione per non essere trovato, non tenea molto posta ferma, ma ora qua, ora , come Iddio lo menava, per lo diserto discorreva sempre, orando e pensando di Dio.

 

 


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