Domenico Cavalca
Vite dei Santi Padri

Vita di Santo Ilarione

Capitolo II

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Capitolo II

 

Delle molte tentazioni che sostenne, e della mirabile penitenzia e astinenzia sua.

 

E ciò vedendo il nimico e dolendosi di vedersi vinto da un giovanetto, cominciogli a dare l'usata battaglia, che suol dare ai giovani, cioè quella della carne, e molestavalo e riscaldava la carne in mettendogli nel cuore molti laidi pensieri. Era costretto lo cavaliere giovanetto di Cristo di pensare quello che mai provato non aveva; onde contro a medesimo turbandosi, ma in Dio confidandosi, percotevasi il petto fortemente colle pugna, come se per quelle percosse del petto credesse poter cacciare li pensieri del cuore; ma faceva quello che potea: e irato contro al suo corpo medesimo dicea così, battendosi:

 

"Asinello, io farò che tu non iscalcheggerai: io ti farò stare magro, non ti pascerò d'orzo, ma darotti della paglia, anzi ti lascerò morire di fame e di sete e di fatiche; menerotti per li freddi e per li caldi, e darotti tanta fatica e pena che sarai costretto di pensare più del cibo e del riposo che dell'altre lascivie".

 

E così faceva, che, stando in quella tentazione, vivea pur di succhi d'erbe e di pochi fichi, mangiando non ogni , ma dipo' il terzo , e allora costretto per troppo difetto. Orava spesso e cantava salmi per confortarsi, lavorava tessendo sportelle, o con un suo ferramento cavando la terra, acciocchè fuggisse l'ozio e la grande fatica del lavorare duplicasse la pena del digiunare; e in tanto s'afflisse di fatiche e di digiuni che non gli rimase se non la buccia e l'ossa, sicchè appena si sostenea. E stando così una notte incominciò a udire come pianti di fanciulli piccoli, belati di pecore, mugghi di buoi, pianti di femminelle, ruggiti di leoni, strepito e romore come di oste, ed altre diverse voci, le quali le demonia fingevano per ispaventarlo e farlo uscire del diserto. Della qual cosa egli avvedendosi, e conoscendo bene che questa era opera e fattura del nimico, armandosi col segno della croce, puosesi in orazione ginocchione aspettando e desiderando come valente cavaliere che venissero quegl'inimici. E mirandosi intorno, essendo un bel lume di luna, vide come una schiera di cavalieri molto repentemente venirsi addosso, e incontanente segnandosi e chiamando Gesù, parvegli che aprendosi la terra inghiottisse questa gente. Molte altre e varie tentazioni gli diede il nimico; chè spesse volte quando egli giaceva, gli apparivano le demonia in forma, e in ispezie di belle femmine ignude e ponevanglisi allato; alcuna volta quando egli aveva fame, gli apparivano innanzi dilicati cibi; e quando egli orava alcuna volta gli passavano innanzi agli occhi come lupi urlando e come volpe e altri animali per istraggerli la mente dall'orazione; e alcuna volta si vide innanzi come una capiglia d'uomini che si dessono delle coltella, e uno come ferito a morte gli cadde a' piedi pregandolo che l' seppellisse. Un'altra fiata orava stando ginocchione e col capo chinato in terra e come suole alcuna volta avvenire, la mente un poco si disperse, e pensava non so che altro, ed ecco venire lo demonio in ispezie umana di dietro, e gittoglisi addosso, e con un flagello gli percoteva il capo, e coi calci da lato, e disse:

 

"Or come dormi?".

 

E quasi facendo beffe e strazio di lui, standogli così addosso e percotendolo, domandavalo se voleva dell'orzo. Per questo modo stette insino ai venti anni, stando nel predetto diserto in una sua capanna tessuta di giunchi, e da quel tempo innanzi edificò una cella alta quattro piedi e larga cinque, quasi a misura del suo corpicciuolo, e poco era più lunga che il suo corpo, sicchè più tosto pareva sepolcro che cella. Li capelli una volta l'anno, cioè lo di Pasqua, si tondeva; e insino alla sua morte giacque sopra la nuda terra, eccetto che aveva sotto alcuna stuoia. Quel sacco, che prima si mise, non lavò mai, mutò mai sua tonica, se quella che avea non era al tutto ben guasta da non poterla più portare. Aveva a mente molte sante scritture, le quali dipo' l'orazione e' salmi che dicea per sempre tenere la memoria bene occupata quasi in presenza di Dio, recitava, immaginandosi che Iddio l'ascoltasse e vedesse. E perchè sarebbe troppo prolisso a dire ciò che fece per diversi tempi, comprenderemo brevemente la sua astinenzia, distinguendola per certi tempi, e poi torneremo a narrare l'altre sue virtudi ordinatamente. Infino ai venti anni visse per lo predetto modo, e poi insino ai ventisei li primi tre anni non mangiò altro se non una certa misura di lenticchie infusurate, cioè messe in molle in acqua fredda; e gli altri tre anni pane arido con acqua e sale e poi insino a' trenta anni vivette d'erbe selvatiche e di certe radici crude. Da quel tempo insino a trentacinque anni prendea once sei di pane d'orzo e un poco di foglia cotta senz'olio; ma sentendo per questa tanta astinenzia caligare li suoi occhi e tutto il corpo empiersi d'impetigine e di certe altre pericolose macule, come per gran discrezione, cominciò a usare dell'olio colle predette vivande; e per questo modo corse il suo tempo insino ai sessantatre anni non prendendo poma legume, altrimenti che detto sia. Da indi innanzi vedendosi molto debilitato, aspettandosi ogni di morire crebbe in tanto fervore che da quel tempo agli ottanta anni non mangiò pane; e con sì incredibile fervore ogni cosa faceva, come se pur allora incominciasse a fare penitenzia, e a quella ora parea che si sforzasse con più studio d'affaticarsi, quando gli altri comunemente si sogliono più risparmiare, cioè nella vecchiezza. E in tutto questo tempo ogni si faceva fare una scodeletta di farinata liquida con alquante erbette cotte e peste mescolate con essa, e questo era suo cibo e suo bere; mai per vecchiezza, per infermità ruppe lo digiuno quotidiano, mangiando sempre, coricato il sole, e non innanzi. Per questo modo che detto è, fu distinta e ordinata la sua astinenza. Ora torniamo, come promettemmo, a narrare l'altre sue virtudi.

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License