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Capitolo III
De' ladroni che andarono a lui, e come errarono la vita, e di molti altri miracoli suoi.
Quando stava in quel tugurio ovvero capannetta, della quale dicemmo di sopra, essendo d'etade di diciotto anni, alquanti ladroni, che abitavano per quel diserto, una notte si mossono per venire a lui e per torregli se avesse alcuna cosa o almeno per mettergli paura, reputandosi a dispetto che un garzone di sì poco tempo, non temendogli, e quasi in loro dispetto, stesse in quel diserto. E come piacque a Dio, tutta notte andando errando fra 'l mare e 'l padule di quel diserto insino a giorno, non poterono trovare lo luogo del suo abitacolo. E poichè fu giorno chiaro, trovandolo, sì gli dissero quasi giocando, non mostrando quello che erano:
"Or che faresti tu, se li ladroni ci venissero?".
"L'uomo che non ha nulla, non teme li ladroni".
"Certo, pognamo che non abbi che perdere, almeno puoi tu morire; e però è da temere".
"Posso morire, posso, ben lo confesso; ma però non temo, perocchè io volentieri sono apparecchiato di morire".
Della cui costanzia e virtù maravigliandosi, confessarono quello che erano e come tutta notte erano iti errando per lo diserto per trovarlo, e compunti d'alcun buon mutamento, promisero di correggere la loro vita in meglio. Udendo la fama della sua santitade una donna della contrada, la quale era dispetta dal suo marito, perchè era già stata con lui quindici anni, e non faceva figliuoli, essendo Ilarione allora in etade d'anni ventidue, mossesi arditamente quasi ebbra di dolore, e entrata nel diserto, trovato che ebbe Ilarione, lo quale stava sicuramente come persona che insino allora non era stato per quel modo richiesto, gittoglisi ai piedi, e disse:
"Perdona alla mia audacia, e abbi compassione alla mia necessitade".
E volgendo Ilarione la faccia, e volendo fuggire, quella arditamente il tenne e disse:
"Perchè volgi la faccia? perchè fuggi? non pensare che io sia femmina, ma ripensa la mia miseria, e se pur m'hai in orrore come femmina, pensa che di femmina nacque il Salvatore. Soccorri dunque alla miseria mia, e non fuggire, chè non è bisogno il medico ai sani, ma agl'infermi".
Le quali parole udendo Ilarione ristette e dimandò della cagione della sua venuta e del suo pianto. E poichè l'ebbe intesa, confortolla e disse che sperasse in Dio e partissesi, credendo fermamente che Iddio in brieve la provvederebbe. Così fu. Partissi la femmina, fedelmente sperando in Dio e nella promessa d'Ilarione; lo quale orando per lei, ella concepette e fece un bel figliuolo, lo quale in capo dell'anno gli rappresentò, riconoscendolo da Dio e da lui. E questo fu il primo de' suoi miracoli. Un'altra gentildonna che avea nome Aristenete, tornando col marito e con tre suoi figliuoli da visitare Antonio, come pervennero alla città di Gaza, li figliuoli infermarono sì gravemente d'uno metrito che erano disperati dai medici. Vedeva questa dolorosa madre tutti morire, e mirando ora l'uno e ora l'altro, non sapea qual prima si piagnesse. E stando così in questa afflizione, fulle detto come Ilarione monaco stava quivi presso in una solitudine; onde costretta di tenerezza e pietà materna, dimenticandosi la pompa della sua nobiltà, prese compagnia d'alquanti servi e ancelle, e umilmente in su un asinello se n'andò al deserto; e trovando Ilarione, gittandoglisi a' piedi con lacrime disse:
"Io ti prego e scongiuro per lo clementissimo Gesù e per la sua croce che tu mi renda tre miei figliuoli, li quali sono già disperati da' medici, visitandogli e orando sopra loro, acciocchè in questa terra d'uomini pagani per te sia oggi glorificato e magnificato Cristo".
E rinunziando Ilarione di ciò fare, e dicendo che non aveva in usanza d'andare non solamente dentro alla cittade di Gaza, ma eziandio fuori nelle ville, ma sempre lo suo stallo era in cella o per lo diserto; quella gittandosi in terra cominciò a gridare e dire:
"Ilarione, servo di Dio, rendimi li miei figliuoli".
E questa cotale parola repetendo più volte, gridava e diceva:
"Antonio gli mi guardò in Egitto, e tu gli mi guarda in Siria".
E queste parole dicendo, piagnea sì teneramente che tutti gli altri che erano con lei, ed esso Ilarione medesimo provocò a piagnere. Che più debb'io dire? sì fu pertinace quella donna che non lasciò Ilarione, nè quindi si partì insinochè egli non le promise venire in Gaza la sera, posto il sole. E poi, come avea promesso, venendo, e quelli infermi toccando, invocò lo nome di Gesù Cristo sopra loro e incontanente per divina virtù incominciarono a sudare sì fortemente che li loro corpi parevano tre fonti che gittassero acqua; e aprendo gli occhi domandarono mangiare, e furono guariti. E conoscendo la loro sanitade da' meriti e dall'orazione d'Ilarione con reverenzia gli baciavano le mani, e Ilarione si partì. La qual cosa poichè fu saputa, a turme correvano le genti a lui di Siria e d'Egitto, e molti se ne fecero cristiani; e di quelli che erano già cristiani, lasciando lo mondo, in tutto diventarono monaci e discepoli d'Ilarione. E per questo modo si cominciò la vita monastica in quella contrada, che insino a quell'ora nè in Palestina, nè in Siria nullo aveva tenuto vita monastica, se non Ilarione. Erano dunque siccome due principi del vittorioso re Gesù Cristo, Antonio già antico in Egitto, e Ilarione giovane in Siria, li quali per lui combattendo contro alle demonia e contro le peccata, molti ne ridussero alla fede di Cristo. Una femmina che era stata cieca per anni dieci e per poter guarire aveva consumato e speso ogni cosa ne' medici, essendogli menata dinanzi, dimandogli misericordia e sanitade; alla quale Ilarione rispose:
"Se quello che tu hai dato a' medici, avessi dato a' poveri, lo vero medico Gesù Cristo t'avrebbe guarita".
E poi costretto per le sue grida e preghi, sputolle negli occhi e fu alluminata, seguitando in ciò lo suo Signore e maestro Cristo, lo quale collo sputo alluminò lo cieco nato. Stando un pagano della città di Gaza, lo quale era guidatore di carri nelle battaglie, sopra un carro, fu percosso dal diavolo, sicchè tutto inrigidette in tal modo che nè mani nè capo, se non la lingua, poteva menare; il quale essendo menato innanzi a Ilarione, e pregandolo che 'l guarisse, disse Ilarione:
"Sappi che tu non puoi guarire, se tu non credi prima in Gesù Cristo e prometti di non fare più l'arte di prima; cioè di governare li cavalli de' carri nelle battaglie, secondochè allora s'usava".
La qualcosa quegli udendo, illuminato dentro da Dio, credette e promise come Ilarione gli disse, e fu guarito dell'anima e del corpo.