L’incontro di regolo
Ci
incontrammo nella circonvallazione a mare. La strada era deserta nel calore
pomeridiano. Guardava con occhio abbarbagliato il mare. Quella faccia,
l’occhiostrabico! Si volse: ci riconoscemmo immediatamente. Ci abbracciammo.
Come va? Come va? A braccetto lui voleva condurmi in campagna: poi io lo decisi
invece a calare sulla riva del mare. Stesi sui ciottoli della spiaggia
seguitavamo le nostre confidenze calmi. Era tornato d’America. Tutto pareva
naturale ed atteso. Ricordavamo l’incontro di quattro anni fa laggiù in
America: e il primo, per la strada di Pavia, lui scalcagnato, col collettone
alle orecchie! Ancora il diavolo ci aveva riuniti: per quale perchè? Cuori
leggeri noi non pensammo a chiedercelo. Parlammo, parlammo, finchè sentimmo
chiaramente il rumore delle onde che si frangevano sui ciottoli della spiaggia.
Alzammo la faccia alla luce cruda del sole. La superficie del mare era tutta
abbagliante. Bisognava mangiare. Andiamo!
Avevo
accettato di partire. Andiamo! Senza entusiasmo e senza esitazione. Andiamo.
L’uomo o il viaggio, il resto o l’incidente. Ci sentiamo puri. Mai ci eravamo
piegati a sacrificare alla mostruosa assurda ragione. Il paese natale: quattro
giorni di sguattero, pasto di rifiuti tra i miasmi della lavatura grassa.
Andiamo!
Impestato
a più riprese, sifilitico alla fine, bevitore, scialacquatore, con in cuore il
demone della novità che lo gettava a colpi di fortuna che gli riuscivano
sempre, quella mattina i suoi nervi saturi l’avevano tradito ed era restato per
un quarto d’ora paralizzato dalla parte destra, l’occhio strabico fisso sul
fenomeno, toccando con mano irritata la parte immota. Si era riavuto, era
venuto da me e voleva partire.
Ma come
partire? La mia pazzia tranquilla quel giorno lo irritava. La paralisi lo aveva
esacerbato. Lo osservavo. Aveva ancora la faccia a destra atona e contratta e
sulla guancia destra il solco di una lacrima ma di una lagrima sola,
involontaria, caduta dall’occhio restato fisso: voleva partire.
Camminavo,
camminavo nell’amorfismo della gente. Ogni tanto rivedevo il suo sguardo
strabico fisso sul fenomeno, sulla parte immota che sembrava attrarlo
irresistibilmente: vedevo la mano irritata che toccava la parte immota. Ogni
fenomeno è per sè sereno.
Voleva
partire. Mai ci eravamo piegati a sacrificare alla mostruosa assurda ragione e
ci lasciammo stringendoci semplicemente la mano: in quel breve gesto noi ci
lasciammo, senza accorgercene ci lasciammo: così puri come due iddii noi liberi
liberamente ci abbandonammo all’irreparabile.
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