Piazza Sarzano
A l’antica
piazza dei tornei salgono strade e strade e nell’aria pura si prevede sotto il
cielo il mare. L’aria pura è appena segnata di nubi leggere. L’aria è rosa. Un
antico crepuscolo ha tinto la piazza e le sue mura. E dura sotto il cielo che
dura, estate rosea di più rosea estate. Intorno nell’aria del crepuscolo si
intendono delle risa, serenamente, e dalle mura sporge una torricella rosa tra
l’edera che cela una campana: mentre, accanto, una fonte sotto una cupoletta
getta acqua acqua ed acqua senza fretta, nella vetta con il busto di un savio
imperatore: acqua acqua, acqua getta senza fretta, con in vetta il busto cieco
di un savio imperatore romano. Un vertice colorito dall’altra parte della
piazza mette quadretta, da quattro cuspidi una torre quadrata mette quadretta
svariate di smalto, un riso acuto nel cielo, oltre il tortueggiare, sopra dei
vicoli il velo rosso del roso mattone: ed a quel riso odo risponde l’oblio.
L’oblio così caro alla statua del pagano imperatore sopra la cupoletta dove
l’acqua zampilla senza fretta sotto lo sguardo cieco del savio imperatore
romano.
Dal ponte
sopra la città odo le ritmiche cadenze mediterranee. I colli mi appaiono spogli
colle loro torri a traverso le sbarre verdi ma laggiù le farfalle innumerevoli
della luce riempiono il paesaggio di un’immobilità di gioia inesauribile. Le
grandi case rosee tra i meandri verdi continuano a illudere il crepuscolo.
Sulla piazza acciottolata rimbalza un ritmico strido: un fanciullo a sbalzi che
fugge melodiosamente. Un chiarore in fondo al deserto della piazza sale
tortuoso dal mare dove vicoli verdi di muffa calano in tranelli d’ombra: in
mezzo alla piazza, mozza la testa guarda senz’occhi sopra la cupoletta. Una
donna bianca appare a una finestra aperta. E’ la notte mediterranea.
Dall’altra
parte della piazza la torre quadrangolare s’alza accesa sul corroso mattone sù
a capo dei vicoli gonfi cupi tortuosi palpitanti di fiamme. La quadricuspide
vetta a quadretta ride svariata di smalto mentre nel fondo bianca e torbida a
lato dei lampioni verdi la lussuria siede imperiale. Accanto il busto dagli
occhi bianchi rosi e vuoti, e l’orologio verde come un bottone in alto aggancia
il tempo all’eternità della piazza. La via si torce e sprofonda. Come nubi sui
colli le case veleggiano ancora tra lo svariare del verde e si scorge in fondo
il trofeo della V. M. tutto bianco che vibra d’ali nell’aria.
|