Scena
II
CONTE, CAVALIERE, M. JACOPO e MARESCALCO.
CONTE Vuoici tu morti?
CAVALIERE Eccoci tuoi più che mai.
JACOPO Egli è più pieghevole che un giunco.
CONTE Perdonaci di ciò che ti dicemmo poco fa.
CAVALIERE L'amor che ti portiamo ci fece uscir de i termini.
JACOPO Così sono uscito seco.
MARESCALCO Le Signorie vostre mi son padroni, e non è lecito che i servidori si
corruccino con essi; purché non mi parliate de la moglie, eccomi per sofferire
ogni cosa.
CONTE Fratello, noi ti ringraziamo, e torniamo a te per parte del Signore, il
qual per nostro mezzo ti prega, non ti comanda, che ti degni darci il sì, a ciò
che istasera tu sposi la fanciulla.
MARESCALCO Io mi sento morire.
CAVALIERE Eccoci su le novelluzze da putti.
MARESCALCO Che penitenza!
CONTE Ascolta pure, ché tosto ci benedirai le parole et i passi.
MARESCALCO Or via là che io odo.
CONTE Sua Eccellenzia, oltra gli altri beni che ti fa, come le hai dato
l'anello, ti vuol crear cavaliere, grado onorevole ad un re.
JACOPO E che vorresti, lasagne?
CAVALIERE Certo il più degno titolo, che si dia ad un prencipe è il dirgli
cavaliere.
MARESCALCO Peggio mi sa di questo che de la moglie.
CONTE Insensato!
CAVALIERE Poveretto!
JACOPO Pazzarello!
MARESCALCO Cavaliere spron d'oro? io mi specchio nel gioielliere, che ancora
che egli sia stato canonizzato per pazzo, gli è pur rimaso tanto di saviezza
che non vuol esser chiamato cavaliere, perché non giova ad altro che a mandarti
a man dritta, che è qualche volta un disconcio grande.
CONTE Che spezie!
MARESCALCO In fine io ho inteso che come un signore vuol dar lo incenso a uno,
lo fa cavaliere. E sta bene cotal nome a chi ha più bisogno di riputazione che
di roba.
CAVALIERE Gli sta bene ad ognuno, e fu trovato non solo per pompa de la
nobiltà, ma per nobilitare altrui.
MARESCALCO Signori, cavaliere senza entrata è un muro senza croci, il quale è
scompisciato da ognuno.
JACOPO Egli anfana.
CAVALIERE Egli non può far testamento.
CONTE Lasciamo andar questo e torniamo a la sposa: sappi ch'ella è dotta.,
CAVALIERE Vero è; e quel madrigale, che si canta nuovamente ne l'aria di
Marchetto, è sua composizione.
JACOPO Io non canto altro.
MARESCALCO Adunque ella è dotta?
CONTE Dottissima.
MARESCALCO E poetessa?
CAVALIERE Ella è come tu odi.
MARESCALCO Io son chiaro: io le sento, io le veggio; ella compone? Come le
donne si danno a far canzoni, i mariti cominciano andar grevi dinanzi. E mi
chiariro l'altr'ieri due donzelle leggendo il Furioso, là dove Ruggiero ebbe la
posta da la fata Alcina ...
CONTE A proposito, questa non legge se non la vita de i Santi Padri, e gli
averemo a bruciare un dì i piedi, come a Lena da lo olio.
MARESCALCO Lasciatemi finire.
CAVALIERE Attendi, attendi a risolverti, ché sarà meglio.
MARESCALCO Parlate voi, ché io taccio.
CONTE Or vaglia un poco a dir la verità.
MARESCALCO Deh, udite dieci parole, e poi parlate sempre.
CONTE Di'.
MARESCALCO Non pur le donzelle, che leggevano l'Ariosto, ma io no 'l vo' dire,
avendo il libro...
CAVALIERE Qual libro?
MARESCALCO Quel libro, dove sono dipinti gli uccelli che hanno i nidi di
velluto.
CAVALIERE E poi.
MARESCALCO Solamente a vedergli vennero in angoscia.
CAVALIERE Ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah!
CONTE Tu miri le cose troppo per il sottile. Io ti dico se tu sei sì cieco, che
tu non veggia la ventura, che è ne lo imbattersi in una femina d'assai?
MARESCALCO Io vi dico se io sono sì cieco, che non veggia la disgrazia, che è
ne lo imbattersi in una femina da poco.
CONTE Questa è conosciuta per sufficiente da ciascuna persona.
CAVALIERE S'ella fosse altrimenti, il Signor non te la darebbe.
MARESCALCO Oh questi signori, oh questi signori, oh questi signori sono le male
bestie: basta!
CONTE Quante mogli conosco io, che, s'elle non fossero, i mariti andrebbero
mendicando.
MARESCALCO Quanti mariti conosco io, che, se non fussero le mogli, andrebbono
trionfando.
JACOPO Non c'è la peggior cosa, io no il vo' dire.
MARESCALCO Ditelo pure.
JACOPO Che non volere acqua su 'l vino.
MARESCALCO Voi scorgete il fuso ne i miei occhi, e non sentite la colonna ne i
vostri.
CONTE Non usciamo di proposito: hai tu parlato qui con Messere Jacopo de la
contentezza de la moglie?
MARESCALCO Sì, ho.
CONTE Che ne hai ritratto?
MARESCALCO Che mi vuol mal di morte.
JACOPO Come, di morte?
MARESCALCO Di morte, sì, a consigliarmi di quello, che Ambrogio uomo da bene et
uomo diritto mi ha sconsigliato, dicendomi tutto il contrario di quello che mi
dicesti voi.
CAVALIERE Ambrogio, ah?
JACOPO Ad Ambrogio credi?
CONTE Ad Ambrogio dai fede?
MARESCALCO Ad Ambrogio credo, e do fede come ad verbum caro, e mi viene ora in
mente una cosa.
CONTE Che cosa?
MARESCALCO Una cosa, che io vidi fare a una donzella di corte.
CONTE Che fece ella?
MARESCALCO Mise a rumore tutto il palazzo, tagliandosi una unghia. E forandosi
le orecchie per impiccarsi non so che ciabatterle, rideva più di core che non
riderei io, se il Duca pensasse ad altro che a la mia moglie.
CONTE Che è per questo?
MARESCALCO È che son mercanzie da perderne cento per cento.
CONTE La tua non è donna fora orecchie, non che ella non è di quelle.
MARESCALCO Se ella piscia come l'altre, è forza che sia di quelle.
CAVALIERE Che uomo!
MARESCALCO Che uomo, a? credete voi che se questa non potesse avere le robe di
broccato come le reine, ch'ella volesse cedere a niuna ne le altre vanità?
femine del diavolo, che il cancaro le mangi.
CONTE Risolviamola di mille in una. Sappi che quella che debbe essere convien
che sia: egli è destinato che tu debbi istasera tor moglie.
|