Scena
VI
AMBROGIO e M. PHEBUS
AMBROGIO Prima vorrei stare un anno sanza messa, sanza
predica, sanza vespro, che perder questo piacere.
PHEBUS Così ti dico io: sai tu ciò che io dubito?
AMBROGIO No.
PHEBUS Che non faccia venir il Signore in collera con la sua ostinazione, e che
per ciò non lo cacci a le forche.
AMBROGIO No 'l caccia egli a le forche a dargli moglie?
PHEBUS A me pare che lo cacci in Paradiso a dargnene bella e ricca; e Dio il
volesse che io entrassi nel suo luogo.
AMBROGIO Deh, bada a vivere.
PHEBUS Come, a vivere?
AMBROGIO A vivere sì, se tu sapessi che cosa è moglie, la fuggiresti come fa
egli.
PHEBUS Che cosa può ella essere?
AMBROGIO Hai tu mai avuto il male amoroso?
PHEBUS Qual è il male amoroso?
AMBROGIO Il mal francioso.
PHEBUS Perché gli dici tu amoroso.
AMBROGIO Perché nacque fra le cosce de omnia vincit Amor.
PHEBUS. E che sarebbe aver quello che ha quasi tutto il mondo; et avendolo ti
parria che io fossi un ladro?
AMBROGIO Non dico per questo.
PHEBUS Perché lo dici?
AMBROGIO Per farti con una comparazione toccar con mano che cosa è moglie.
PHEBUS Or via, di' suso.
AMBROGIO La moglie in una casa è come il mal francioso in un corpo, e sì come
sempre al corpo ora duole un ginocchio, ora un braccio, e ora una mano; così ne
la casa ove ella sta, sempre manca qualche cosa di quiete, ed un che ha moglie
è simile ad un che ha ciò che ti ho detto, perché o che la sente rabbiosa, o
che la trova rittosa; o che la scorge pomposa, o che la vede fecciosa; né mai
fu, né mai sarà marito, che abbia moglie senza un che o senza un ma; sì come
anco non fu mai uomo, né sarà, che non resti, avendo il male universale, senza
un duolmi un poco qui et un duolmi un poco qua. Ma non vedi tu il ragazzo e la
balia del Marescalco?
|