Scena
XI
STAFFIERE del CONTE
STAFFIERE Venite tutti in casa, ché la cena è in ordine, e
dopo cena finirete di ridere de la burla.
CONTE Prima la sposa, oltra madonne, e voi vecchia.
CAVALIERE Entratele dietro.
MARESCALCO Entro, poi che io sono il quondam sposo, venite sozii.
PEDANTE Ogni animale si vuol dar del quondam, come un meccanico fusse degno
d'esser chiamato quondam; egli ha tanti significati questo quondam, egli ne ha
tanti.
CONTE Che cicalate voi, maestro? date una licenza eroica a la brigata, e poi
venite a pettinare: andiamo, Cavaliere.
PEDANTE Né io, né niuno mio parente fu mai barbitonsore, e sono uso a essere
pettinato e non a pettinare.
GIANNICCO Ah, ah, ah!
PEDANTE Di che ridi tu, asinellulo?
GIANNICCO Rido che non sete pratico al soldo, perché pettine in campo vuol dir
mangiare a scrocco.
PEDANTE Certo?
GIANNICCO Certissimo!
PEDANTE Omero, il padre de gli nostri studi greci, morìo per via d'un simile
enigma. Ti ringrazio che mi hai aperto una così strania cifera. che non la
intenderebbe Averrois.
GIANNICCO Non sono io dotto?
PEDANTE Tu hai uno speculante spirito, va' dentro, ché cito cito venio.
GIANNICCO Espeditevi tosto, se non mangiarete con i guanti.
PEDANTE Come mangiarò con i guanti, se io non gli ho?
GIANNICCO Voglio esser pagato, se volete che io vi insegni quest'altra.
PEDANTE Noi ci rifavellaremo.
GIANNICCO Attendete costì e dite mal de le mogli, ché ognuno vi sarà schiavo.
PEDANTE Sì?
GIANNICCO Messer sì.
|