ATTO
TERZO
Scena
I
GIUDEO e GIANNICCO
GIUDEO A chi le vendo, a chi le vendo le bagattelle, le cose
belle, le mie novelle, a chi le vendo, a chi le vendo.
GIANNICCO Questo che invita, smusicando, i compratori de le sue ciurmerìe, mi pare
il Giudeo da gli occhi rossi e dal viso giallo; egli è desso; oh, che bella
sassata che io gli pianterei nel petto, se non andasse la pena di toccare i
giudei.
GIUDEO A chi le vendo le cose belle, le bagattelle.
GIANNICCO Tu sia il molto ben venuto, Abraam reverendissimo.
GIUDEO Tu fai il debito tuo, Giannicco, a farmi di berretta.
GIANNICCO Appena si può stare a far così; ma io ti voglio arricchire.
GIUDEO Magari, Giannicco galante.
GIANNICCO Caso che tu abbia frascarìe da spose.
GIUDEO Anzi non ho io altro che ventagli, scuffle, belletti, acque, maniglie,
collane, imprese da orecchie, polvere da denti, pendenti, cinture, e simili
ruina mariti.
GIANNICCO Se così è, tu debbi avere anco da ruinare il mio padrone, che a
crepacuore, a crepafegato, a crepapolmone toglie istasera moglie.
GIUDEO Ah, ah, ah, moglie, a?
GIANNICCO Moglie sì, can traditore! Perdonatemi la signoria vostra che mi è
scappato di bocca.
GIUDEO Perdoniti Dio, se tu mi dici il vero.
GIANNICCO Ti dico il vangelo. Ma se tu non gli credi, che ne posso fare io? Il
Signore, in casa del Conte, gli fa sposare istasera una bella sdrusolina per
maladetto suo dispetto, e se gli porti cotesta tua fiera, la comprerà tutta.
Credilo a me, se tu vuoi; se non, ménati la tempella a la martingala.
GIUDEO Poca perdita va in venti passi; io vado a lui, e se non vorrà le mie
robe, le daremo a un altro; che più?
GIANNICCO Fa' che non sieno mie parole, sai.
GIUDEO A che proposito questo?
GIANNICCO A proposito che la cosa va segreta come un bando.
GIUDEO Sarai servito, figlio bello; a chi le vendo le bagattelle, a chi le cose
belle.
GIANNICCO Io gli vo' fare rinegare il cielo, comefa egli a me spesso. Ora il
Giudeo picchia l'uscio, mi voglio asconder qui per udire con che grazia li
risponde.
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