Scena
IX
PEDANTE e MARESCALCO
PEDANTE Bona dies. Quid agitis, magister mi?
MARESCALCO Perdonatemi, maestro, che non vi avea visto, sì son fuor di me.
PEDANTE Sis laetus.
MARESCALCO Parlate per volgare, ché ho altro da pensare che le vostre
astrologie.
PEDANTE Bene vivere et laetari: io ti apporto buone novelle, e tanto buone,
tanto buone.
MARESCALCO Che cosa c'è per me che buona sia?
PEDANTE Sua Eccellenzia, sua Signoria Illustrissima ti ama, et istasera,
collegandoti al vinculo matrimoniale, ti copula ad una così fatta puella, che
te ne ha invidia totum orbem.
MARESCALCO Dite voi da senno, o per tentarmi ne la pazienza?
PEDANTE Per Deum verum, che il signor nostro te la dà del chiaro.
MARESCALCO Non mi ci recherò mai.
PEDANTE Ahi, socio, recati dinanzi a gli occhi le parole del sacro Evangelio!
MARESCALCO Che volete che io faccia d'esse?
PEDANTE Non dir così.
MARESCALCO Sono contra a le mogli i Vangeli?
PEDANTE Come contra? immo sono il contrario, e con il loro esempio attendi.
Dice la seguenza de lo Evangelista, idest il fattore coeli et terrae ne lo
Evangelio dice che la arbore che non fa frutto, sia tagliata e posta al fuoco;
onde il magnanimissimo Signor Duca nostro, acciocché tu, che sei in figura de
la arbore, faccia frutto, e perché l'umano genere cresca e multiplichi, ti ha
eletto a gaudere di una integerrima consorte; et il tutto sua Eccellenzia ha
conferito nobiscum, et hammi imposto che ego agam oratiunculam, cioè componga il
sermone nuziale, parlandoti idiotamente.
MARESCALCO Oh! questo sì, che mi par caso diabolico; certo io mi ho pensato
mille volte di morirmi in su la paglia in corte, sì come la maggior parte dei
cortigiani muoiono; ma di punire tutte le mie colpe con la crudele penitenza de
la moglie, ci ho pensato tanto, quanto di volare.
PEDANTE Caro ed unico Marescalco, animadverte là nel vecchio Testamento e
vedrai oculata fide sì come erano exspulsi de i templi, ed interdettogli ignem
et aquam, tutti quelli che, sterili di prole, conculcavano la macchina
mundiale, e dal motore, dal donatore signati e maledicti, andando de malo in
pejus, erano fino da lo ignaro vulgo delusi, imperoché ars deluditur arte; il
nostro Cato. E per l'opposito: Come Dione istorico, da noi grammatici di greco
in latino e di latino in materna lingua translato, narra, conta et exprime,
dice, che il Maximo Ottavio sempre Augusto con prolixa oratione exaltò usque ad
sidera gli abundanti di prole, e per antifrasim, con quanto improperio egli
repulsò gli sterili ed inutili, il prefato Dione anco spiana, che mal per chi
si gli coadunò intorno senza i nati dulcissimi.
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