Scena
XI
GIANNICCO e PEDANTE
GIANNICCO Di che parlavate voi con il mio padrone? ditemelo,
s'egli è onesto.
PEDANTE De le copule matrimoniali.
GIANNICCO Come, domine, de le scrofule?
PEDANTE lo dico copule.
GIANNICCO Che cosa sono pocule?
PEDANTE Sono congiungimenti coniugali.
GIANNICCO Mangiasene egli il sabbato, domine?
PEDANTE Che sabbato o venere; io ragionava con esso del copularsi con la
femina, perché la copula carnale è il primo articulo de le divine leggi, imo de
le umane, e perché la concupiscenza adultera e le umane leggi e le divine, la
sua, volli dire la Eccellentissima Eccellenzia de la Eccellente sua Signoria,
destina istasera a la incarnazione del matrimonio il tuo padrone.
GIANNICCO io vi intendo, io vi ho pel becco, sì, sì; voi eravate seco a i ferri
per conto de la in mulieribus, eh?
PEDANTE Tu lo hai detto, tu dixisti.
GIANNICCO Bè! torralla o non la torrà?
PEDANTE Spero in Dio che lo legherò con tanto efficaci ragioni, che lo
piegheremo, perché verba ligant homines, taurorum cornua.
GIANNICCO I par tuoi.
PEDANTE Funes, idest vincula.
GIANNICCO Oh buono.
PEDANTE Tu non penetri sì acuto senso.
GIANNICCO Come no?
PEDANTE Madenò.
GIANNICCO Non dite voi che gli uomini legano l'erba e le funi i pazzi?
PEDANTE Ah, ah!
GIANNICCO Ecco il padrone; fate che io vi trovi in piazza ché vi ho da parlare.
PEDANTE Bene.
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